da admin | 8 Mar 2019
L’8 marzo, in ogni continente, al grido di «Non Una di Meno!» sarà sciopero femminista. Interrompiamo ogni attività lavorativa e di cura, formale o informale, gratuita o retribuita. Portiamo lo sciopero sui posti di lavoro e nelle case, nelle scuole e nelle università, negli ospedali e nelle piazze. Incrociamo le braccia e rifiutiamo i ruoli e le gerarchie di genere. Fermiamo la produzione e la riproduzione della società. L’8 marzo noi scioperiamo!
In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima della violenza di un uomo, quasi 7 milioni di donne hanno subito violenza fisica e sessuale, ogni anno vengono uccise circa 200 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Un milione e 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni di età. Un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri. 420 mila donne hanno subito molestie e ricatti sessuali sul posto di lavoro. Meno della metà delle donne adulte è impiegata nel mercato del lavoro ufficiale, la discriminazione salariale va dal 20 al 40% a seconda delle professioni, un terzo delle lavoratrici lascia il lavoro a causa della maternità.
Lo sciopero è la risposta a tutte le forme di violenza che sistematicamente colpiscono le nostre vite, in famiglia, sui posti di lavoro, per strada, negli ospedali, nelle scuole, dentro e fuori i confini.
Femminicidi. Stupri. Insulti e molestie per strada e sui posti di lavoro. Violenza domestica. Discriminazione e violenza sulle donne disabili. Il permesso di soggiorno condizionato al matrimonio. Infiniti ostacoli per accedere all’aborto. Pratiche mediche e psichiatriche violente sui nostri corpi e sulle nostre vite. Precarietà che diventa doppio carico di lavoro e salari dimezzati. Un welfare ormai inesistente che si scarica sul lavoro di cura gratuito e sfruttato nell’impoverimento generale. Contro questa violenza strutturale, che nega la nostra libertà, noi scioperiamo!
Scioperiamo in tutto il mondo contro l’ascesa delle destre reazionarie che stringono un patto patriarcale e razzista con il neoliberalismo. Chiamiamo chiunque rifiuti quest’alleanza a scioperare con noi l’8 marzo. Dal Brasile all’Ungheria, dall’Italia alla Polonia, le politiche contro donne, lesbiche, trans*, la difesa della famiglia e dell’ordine patriarcale, gli attacchi alla libertà di abortire vanno di pari passo con la guerra aperta contro persone migranti e rom. Patriarcato e razzismo sono armi di uno sfruttamento senza precedenti. Padri e padroni, governi e chiese, vogliono tutti «rimetterci a posto». Noi però al “nostro” posto non ci vogliamo stare e per questo l’8 marzo scioperiamo!
Scioperiamo perché rifiutiamo il disegno di legge Pillon su separazione e affido, che attacca le donne, strumentalizzando i figli. Combattiamo la legge Salvini, che impedisce la libertà e l’autodeterminazione delle migranti e dei migranti, mentre legittima la violenza razzista. Non sopportiamo gli attacchi all’«ideologia di genere», che nelle scuole e nelle università vogliono imporre l’ideologia patriarcale. Denunciamo il finto «reddito di cittadinanza» su base familiare, che ci costringerà a rimanere povere e lavorare a qualsiasi condizione e sotto il controllo opprimente dello Stato. Rifiutiamo la finta flessibilità del congedo di maternità che continua a scaricare la cura dei figli solo sulle madri. Abbiamo invaso le piazze di ogni continente per reclamare la libertà di decidere delle nostre vite e sui nostri corpi, la libertà di muoverci, di autogestire le nostre relazioni al di fuori della famiglia tradizionale, per liberarci dal ricatto della precarietà.
Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale. Vogliamo aborto libero sicuro e gratuito. Vogliamo autonomia e libertà di scelta sulle nostre vite, vogliamo ridistribuire il carico del lavoro di cura. Vogliamo essere libere di andare dove vogliamo senza avere paura, di muoverci e di restare contro la violenza razzista e istituzionale. Vogliamo un permesso di soggiorno europeo senza condizioni. Queste parole d’ordine raccolgono la forza di un movimento globale. L’8 marzo noi scioperiamo!
Il movimento femminista globale ha dato nuova forza e significato alla parola sciopero, svuotata da anni di politiche sindacali concertative. Dobbiamo lottare perché chiunque possa scioperare indipendentemente dal tipo di contratto, nonostante il ricatto degli infiniti rinnovi e l’invisibilità del lavoro nero. Dobbiamo sostenerci a vicenda e stringere relazioni di solidarietà per realizzare lo sciopero dal lavoro di cura, che è ancora così difficile far riconoscere come lavoro. Invitiamo quindi tutti i sindacati a proclamare lo sciopero generale per il prossimo 8 marzo e a sostenere concretamente le delegate e lavoratrici che vogliono praticarlo, convocando le assemblee sindacali per organizzarlo e favorendo l’incontro tra lavoratrici e nodi territoriali di Non Una di Meno, nel rispetto dell’autonomia del movimento femminista. Lo sciopero è un’occasione unica per affermare la nostra forza e far sentire la nostra voce.
Con lo sciopero dei e dai generi pratichiamo la liberazione di tutte le soggettività e affermiamo il diritto all’autodeterminazione sui propri corpi contro le violenze, le patologizzazioni e psichiatrizzazioni imposte alle persone trans e intersex. Contro l’abilismo che discrimina le persone disabili rivendichiamo l’autodeterminazione e i desideri di tutti i soggetti.
Con lo sciopero dei consumi e dai consumi riaffermiamo la nostra volontà di imporre un cambio di sistema che disegni un altro modo di vivere sulla terra alternativo alla guerra, alle colonizzazioni, allo sfruttamento della terra, dei territori e dei corpi umani e animali.
Con lo sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo bloccheremo ogni ambito in cui si riproduce violenza economica, psicologica e fisica sulle donne.
«Non una di meno» è il grido che esprime questa forza e questa voce. Contro la violenza patriarcale e razzista della società neoliberale, lo sciopero femminista è la risposta. Scioperiamo per inventare un tempo nuovo.
Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!
Per info e appuntamenti nelle diverse città:
NON UNA DI MENO
www.nonunadimeno.wordpress.com
da admin | 10 Nov 2018
NO alla mediazione obbligatoria e a pagamento
NO all’imposizione di tempi paritari e alla doppia domiciliazione/residenza dei minori
NO al mantenimento diretto
NO al piano genitoriale
NO all’introduzione del concetto di alienazione parentale
Sono questi 5 NO che verranno ribaditi a Roma, in piazza San Silvestro, il 10 novembre dalle 11 alle 13, in una mobilitazione che coinvolge il movimento delle donne, l’associazionismo democratico, tante realtà della società civile, uomini e donne da subito si sono espressi contro il Disegno di legge Pillon su separazione e affido, sottoscrivendo la petizione lanciata da D.i.Re Donne in rete contro la violenza su Change.org per chiederne il ritiro e che ha raggiunto oltre 97.000 firme.
Se verranno approvati il Disegno di legge Pillon e gli altri 3 disegni di legge sulla stessa materia attualmente in discussione al Senato, separazione e affido rischiano di diventare un campo di battaglia permanente.
Di fatto si vieta il divorzio a chi è meno ricco perché le le separazioni saranno fortemente disincentivate dagli alti costi imposti dalla mediazione obbligatoria e a pagamento.
I figli e le figlie diventeranno ostaggi di un costante negoziato sotto tutela per far funzionare il mantenimento diretto a piè di lista e il piano genitoriale con doppio domicilio.
Le donne, la parte in genere economicamente più debole delle coppie perché su di esse grava il lavoro di cura e perché hanno mediamente stipendi più bassi anche a parità di lavoro, rischiano di restare stritolate in un percorso pensato soprattutto per imporre e arricchire una nuova figura professionale, quella del mediatore familiare, anche disconoscendo la pervasiva violenza maschile che è causa di tante separazioni.
La mobilitazione vede unite D.i.Re Donne in rete contro la violenza – la rete nazionale dei centri antiviolenza, UDI Unione donne in Italia, Fondazione Pangea, Associazione nazionale volontarie Telefono Rosa, Maschile Plurale, CGIL, CAM Centro di ascolto uomini maltrattanti, UIL, Casa Internazionale delle donne, Rebel Network, il movimento Non una di meno, CISMAI Coordinamento italiano servizi maltrattamento all’infanzia, ARCI e Arcidonna nazionale, Arcigay, Rete Relive, Educare alle Differenze, BeFree, Fondazione Federico nel Cuore, il Movimento per l’Infanzia, Le Nove, Terre des hommes, Associazione Manden, CNCA Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza, Rete per la parità, Associazione Parte Civile, DonnaChiamaDonna, One Billion Rising e tante altre realtà, e si svolgerà con presidi e interventi pubblici in moltissime città.
Il disegno di legge Pillon deve essere ritirato.
da admin | 30 Lug 2018 | Blog, Memoria, Territorio
Nel caldo luglio romano sì è dipanato un piccolo mistero, che può avere significati più grandi per chi voglia leggerli. L’aria è resa ancora più pesante dalla propaganda razzista del Governo tra chiusura dei porti e inni alla legittima difesa che producono effetti aberranti come il caso della bimba colpita da un proiettile ad aria compressa. Siamo nella Roma della #Raggi piena di monnezza ai bordi delle strade, nella Roma degli sgomberi della comunità Sudanese di via #Scortica30bove e del #CampingRiver di via Tiberina , siamo nella Roma che minaccia di porre fine ad esperienze storiche come la Casa Internazionale delle Donne e tanti altri centri antiviolenza, spazi sociali e altre realtà associative fondamentali per la tenuta sociale della città.
E nello specifico siamo nel quadrante sud, zona San Paolo-Garbatella, dove un gruppetto di donne, un bel giorno di luglio, riceve un invito a presentarsi in Questura. Quello che ricevono è un “avviso orale” meglio conosciuto come “articolo 1”, per gli esperti articolo 3 del dlgs n. 159/2011, anche detto Codice Antimafia. (I 99 Posse lo spiegano molto bene qui https://www.youtube.com/watch?v=vTF-1FO6xRo). Un provvedimento riservato a persone socialmente pericolose, che si sono dimostrate “dedite alla commissione di reati” e che in sostanza vengono invitate a non peccare più. Il bello è che a nessuna di loro viene specificato quali sarebbero questi reati, anzi, ad alcune di loro viene chiesto: “ma cosa ha fatto negli ultimi anni?”….” Mah… un figlio o due, qualche lavoro precario, qualche assemblea cittadina, qualche flash mob… ma nulla che mi faccia sentire pericolosa”, questa è la risposta che affiora alle labbra, ma che si perde nel non sense della situazione.
Le donne in questione sono infatti persone attive in diversi ambiti: la difesa dell’acqua pubblica, del popolo palestinese, dei beni e degli spazi comuni, dei diritti di TUTTI e TUTTE ad avere una vita dignitosa. Ma lo sono da anni, anzi, forse alcune di loro erano molto più attive qualche anno fa, ma non erano mai state raggiunte da un provvedimento minaccioso come questo. Allora ci si chiede: cos’è che l’ha fatto scattare? Qualcosa accaduto negli ultimi mesi senz’altro, nel quadrante di di San Paolo… qualcosa al quale erano presenti tutte coloro che hanno ricevuto la chiamata della Questura, per ritirare la notifica dell’articolo 1 o una denuncia non meglio specificata. Una sola è la risposta: la contestazione al banchetto di Casa Pound del 20 maggio. Più che un banchetto un’ “adunata sediziosa”, per riprendere il linguaggio del provvedimento ricevuto (o del Marchese del Grillo), visto che per dare dei volantini (bianchi) con il simbolo di CasaPound, si sono radunati circa 50 loschi figuri con caschi, nascosti come guardoni tra gli alberi di Largo Leonardo Da Vinci. Una provocazione, anche piuttosto antiestetica, alla quale un gruppo di donne residenti ha risposto radunandosi spontaneamente per cantare Bella Ciao e ricordare che fascisti e razzisti non sono benvenuti nelle nostre strade. Niente di sconvolgente insomma!
Ma l’arrivo di questi provvedimenti rende la situazione ancora più inquietante dei pelati barbuti comparsi quel giorno: fa pensare che si diventi “socialmente pericolose” per aver ridicolizzato qualche “fascista del terzo millennio” che è andato a piangere in Questura…o che provvedimenti di questo tipo scattino non per la pericolosità di ciò che viene fatto (cantare Bella Ciao), ma per quello che si dice o che si urla e verso quale “specie protetta” sono rivolte quelle proteste.
Se così fosse più che di donne “socialmente pericolose”, dovremmo preoccuparci della nostra società, che è realmente in pericolo.
E dovremmo farlo tutt@, visto che sono anni che chi difende i principi dell’antifascismo e lotta sui propri territori viene costantemente colpito da meccanismi repressivi simili o peggiori di questi.
Per quanto ci riguarda noi continueremo a farlo, perchè crediamo nella giustizia sociale, nei diritti per tutte e tutti e nella legittimità di lottare per conquistarli e difenderli. Perchè crediamo che in un Paese che sta identificando i più deboli come i nemici numeri uno, ci sia ancor più bisogno di questo.
Antifasciste e Antifascisti Roma Sud
da admin | 23 Feb 2018
Il 2017 ha riportato i movimenti delle donne sullo scenario mondiale tanto che la parola dell’anno, secondo Merrien Webster, è Femminismo. Il New york Times ha definito le Silence Breaker come persone dell’anno ed Emma Watson, che già nel 2014 venne definita il volto fresco del femminismo, intervistata nel 2017 dice “Il femminismo non significa pensare che valga la pena difendere la parità di genere perché riguarda te o magari tua sorella o tua madre, la questione è capire cosa nel femminismo riguarda tutti!
Nel frattempo, il movimento mondiale Ni una meno, ha riempito le piazze del mondo e in Italia ci ha restituito il Piano femminista contro la violenza maschile, uno strumento per contrastare la violenza di genere a partire da gesti concreti e dal basso.
Proviamo a fare chiarezza sul perché l’interesse collettivo si è concentrato su un movimento non recente e capace oggi di contagiare ogni settore della scena pubblica mondiale e sul perché concetti come patriarcato, privilegi e stereotipi di genere ci riguardano tutte e tutti.
Ne parleremo in un incontro laboratorio tenuto dal filosofo femminista, Dottore di Ricerca in Estetica Lorenzo Gasparrini, fondatore dei blog Questo Uomo no e la Filosofia Maschia scrittore del libro “Diventare uomini: relazioni maschili senza oppressioni”, un saggio per l’antisessismo maschile in Italia che raccoglie la prospettiva femminista del partire dal sé. Il laboratorio nasce da un’idea di Lorenzo Gasparrini in collaborazione con le realtà sociali di Cinecittà Bene Comune e si propone di continuare a ragionare in altri spazi sociali a Roma e in Italia.
A seguire serata a sostegno delle nostre pattinatrici del cuore le She-Wolves Roller Derby Roma
da admin | 26 Gen 2018
NESSUNA CAMPAGNA ELETTORALE SUL CORPO DELLE DONNE.
L’UNICA RISPOSTA ALLA VIOLENZA È L’AUTODETERMINAZIONE!
Manifestazione femminista di sole donne e soggettività LGBTQI
La violenza sulle donne è agita dagli uomini, è un fenomeno politico e sociale che ha poco a che fare con l’emergenza e non si può trattare come tale. La violenza sulle donne è il prodotto di una cultura machista che vede la donna come inferiore e indifesa, è trasversale nella società nel senso che non esclude classi e contesti sociali, etnie o provenienze e non ha confini. La violenza sulle donne non bussa alla porta, ma ha le chiavi di casa.
La violenza è anche istituzionale fatta di tagli ai servizi, ai consultori, asili nido, assistenza agli anziani,che limita la nostra autonomia e autodeterminazione. A fronte di questa ridimensionamento noi donne, come sempre, dobbiamo sobbarcarci ancora di più il doppio lavoro: quello di cura e quello fatto di stipendi sempre più miserie con una enorme disparità salariale rispetto agli uomini a parità di mansione. Consapevoli di questo, siamo convinte che la nostra difesa passi dalla riappropriazione di quei diritti che ci vengono negati.
Per questo motivo, non possiamo accettare che si usino i nostri corpi ai fini della campagna elettorale. Sono anni che assistiamo alla speculazione impunita di organizzazioni di estrema destra,
come Casapound, che usa le donne per ottenere consenso. Lo reputiamo inaccettabile: rifiutiamo fermamente qualsiasi campagna elettorale che sfrutti i nostri corpi per accaparrarsi voti e non
vogliamo essere difese da un’organizzazione che diffonde con le proprie pratiche la cultura maschilista, machista e violenta in questo paese.
Ricordiamo che non é il degrado a generare violenza, ma la cultura maschilista e patriarcale interna alla società e alle istituzioni. Non abbiamo intenzione di sapere cosa ha da proporre un’organizzazione neonazista ad un quartiere che è quotidianamente aggredito dalla speculazione e che da anni si batte contro la cementificazione e per il recupero delle aree verdi a tutela della qualità della vita. Siamo convinte che la violenza sulle donne debba essere prevenuta attraverso l’educazione nelle scuole e contrastata attraverso il lavoro quotidiano dei centri antiviolenza, mantenendo viva la lotta per la riappropriazione di spazi e diritti.
Oggi scendiamo in strada per gridare a gran voce che non vogliamo essere difese da nessuno: la nostra difesa è la solidarietà tra donne. L’unica risposta alla violenza è l’autodeterminazione!
NOI CI DIFENDIAMO PERCHÉ LOTTIAMO
FUORI I FASCISTI DAI NOSTRI QUARTIERI