da admin | 28 Ago 2021 | Comunicati, Territorio
Tra poche settimane il nostro spazio compirà il suo ventisettesimo anno di occupazione; pochi giorni prima, il 3 e 4 ottobre, a Roma e nei suoi municipi si terrà il primo turno delle elezioni amministrative.
Una coincidenza temporale che non evochiamo per caso: più di tre anni fa, gran parte di noi hanno partecipato con convinzione alla campagna per l’elezione di Amedeo Ciaccheri al ruolo di presidente nel nostro territorio.
A confrontarsi con l’occasione di portare avanti quell’esperienza di governo, altra, a sinistra, sarà un collettivo in cui tutte e tutti dovevamo ancora nascere, in quel giorno di ottobre del 1994 in cui veniva fondato il nostro centro sociale.
Il dato anagrafico spiega l’entusiasmo con cui abbiamo accolto e interrogato quei movimenti che hanno rinnovato le piazze di tutto il globo, da quelle per la giustizia ambientale a quelle transfemministe, sino alla solidarietà con le lotte per la giustizia razziale negli Stati Uniti; una stagione in cui improvvisamente una generazione nuova, nata sull’orlo della disfatta ambientale e sociale, ha trovato la voce per rivendicare un domani diverso.
Una speranza di cambiamento che ora, dopo che un anno e mezzo di emergenza pandemica ha sospeso o rallentato, va assumendo il sapore di una necessità non solo nel momento in cui guardiamo al mondo ma anche nella vita quotidiana che abbiamo visto stravolta dal virus, e le cui nuove forme abbiamo imparato a riconoscere mentre ci mettevamo a disposizione dei bisogni della nostra comunità.
Come il cambiamento climatico svela definitivamente l’insostenibilità del sistema attuale di produzione e di consumo, così la pandemia ha fatto con quella di un mondo del lavoro fondato in gran parte su precarietà e ricatto economico, a spese soprattutto dei più giovani; così il lockdown ci ha dimostrato il volto più feroce della violenza contro le donne in una città incapace non solo di accettare, ma anche solo di riconoscere le istanze dei movimenti femministi.
Così le limitazioni e le difficoltà di questi diciotto mesi hanno messo in luce tutte le mancanze di una metropoli a misura di profitto in cui poco o nulla è concesso ai bisogni di studentesse e studenti, migranti, anziane ed anziani.
Ma di fronte all’esplosione della pandemia, abbiamo potuto vedere l’enorme mobilitazione di persone ed energie con cui da marzo 2020 il nostro territorio ha risposto deciso alla crisi, con uno sforzo che ha riunito parrocchie e centri sociali, associazioni e scuole.
Abbiamo dato il nostro contributo con le attività della Brigata Mompracem e dello sportello di assistenza socio-legale Minerva, ricevendo indietro la potenza che strumenti reali di autogoverno possono generare nell’alleanza tra la parte viva della società e istituzioni di prossimità.
Avremmo sperato in un quadro politico diverso alla vigilia delle elezioni; sarebbe però sciocco non saper leggere al suo interno il portato e la complessità di un vasto mondo fatto di associazionismo, movimenti, centri sociali che ha raccolto la sfida di trasportare quelle pratiche quotidiane di autogoverno, solidarietà e resistenza che hanno affrontato i giorni più duri della pandemia al governo dei municipi e della città di Roma.
È per questo, e perché rivendichiamo orgogliosamente l’appartenenza del nostro lavoro a quel mondo, che nella lista della Sinistra Civica Ecologista Roma per Amedeo Ciaccheri Presidente, per il consiglio del Municipio VIII di Roma troverete il nome di Iacopo Nunziato.
È il nome di un compagno del collettivo del CSOA La Strada e dei collettivi studenteschi del nostro territorio, che ha attraversato e animato in questi anni quei percorsi che si sono dati nella nostra città così come nel resto del paese, che con noi ha immaginato nuovi modi di praticare politica e solidarietà nei mesi durissimi della pandemia, e che in questo tentativo corsaro ha accettato di portare sul volto quello di tutte e tutti noi.
È, soprattutto, il nome in cui vogliamo riassumere non solo ciò che siamo, ma ciò che, come comunità, vogliamo essere: il luogo d’incontro tra le lotte per la giustizia e la dignità che una nuova generazione va animando a livello globale ed i bisogni e le istanze che ogni giorno emergono dalla vita dei nostri quartieri.
Per dare forza a questa candidatura, invitiamo tuttə coloro che hanno conosciuto e attraversato il nostro spazio ed i nostri progetti a contattarci qui o via mail a
nunziato.municipio8@gmail.com
da admin | 12 Mag 2021 | Blog, Comunicati, Glocal
Il futuro politico di Benjamin Netanyahu e del suo governo d’estrema destra nello stato d’Israele appariva buio nel periodo precedente alla spirale di violenza delle ultime settimane: reduce dalle quarte elezioni in due anni e ufficialmente incriminato per corruzione, frode e abuso di ufficio, alle elezioni del marzo 2021 ottiene 52 seggi, non sufficienti per garantirgli una maggioranza all’interno della Knesset.
Alla scadenza del tempo previsto per tentare di raggiungere la maggioranza, il Presidente Rivlin ha dunque affidato il mandato di formare il governo a Yair Lapid.
Non viene difficile immaginare che l’estrema destra sionista avesse bisogno non solo di distogliere l’attenzione dalla profonda crisi politica e sociale israeliana, ma anche di alimentare la paura per confermare l’assoluta necessità di mantenere quella linea di “difesa dal terrorismo” che da anni Israele utilizza per narrare e giustificare la propria condotta rispetto alla questione Medio Orientale.
Quello che sappiamo per certo è che la zona di Gerusalemme Est, parte del territorio palestinese occupato, in cui a governare dovrebbero essere le leggi del diritto umanitario internazionale, è divenuta nelle ultime settimane un teatro dell’orrore: dall’ingresso delle forze armate nella moschea di Al Aqsa all’inizio del Ramadan, fino ad assalti, incursioni e infine deportazioni di intere famiglie palestinesi dalle loro case di Sheikh Jarrah.
Venerdì 7 maggio l’Onu ha esortato Israele a revocare gli sfratti in corso a Gerusalemme Est avvertendo che “le sue azioni potrebbero equivalere a crimini di guerra” e da più voci è stata denunciata la scandalosa gravità del tentativo di imporre una supremazia all’insegna della discriminazione religiosa nella Città Santa.
A seguito degli scontri innescati da questi episodi, oltre 300 palestinesi sono rimasti feriti, di cui circa 200 sono finiti in ospedale. Le forze dell’ordine israeliane hanno riportato invece una ventina di feriti, di cui 3 trasferiti in ospedale.
Tra i feriti palestinesi l’Unicef segnala anche diversi minorenni, come possiamo leggere. “Negli ultimi due giorni, 29 bambini palestinesi sono stati feriti a Gerusalemme Est. Otto minorenni palestinesi sono stati arrestati. Tra i feriti, anche un bambino di un anno. L’Unicef ha ricevuto rapporti secondo cui alle ambulanze è stato impedito di arrivare sul posto per assistere ed evacuare i feriti e che una clinica in loco è stata colpita e perquisita”, hanno dichiarato Ted Chaiban, direttore regionale dell’Unicef per il Medioriente e il Nord Africa, e Lucia Elmi, rappresentante speciale dell’agenzia in Palestina.
Oggi, Israele definisce come operazione di difesa in risposta ai razzi lanciati da Hamas al governo della Striscia di Gaza, i bombardamenti a tappeto che stanno ferendo e uccidendo i civili della Striscia in maniera indiscriminata e che si vorrebbero raccontare come “mirati” a specifiche “fazioni terroristiche” in cui, evidentemente, devono essere coinvolti anche alcuni bambini delle scuole elementari.
La questione Medio Orientale è sicuramente materia complessa e le ingiustizie verso un popolo che resiste sono meno immediate nella ricezione pubblica rispetto a quelle commesse a fronte di una completa passività.
Ai media internazionali dovrebbero essere delegato in casi come questo il compito di analisi realistiche e oneste intellettualmente, che siano in grado di rendere chiaro e pubblico quello che, superati superficialità e un generico spirito di antiterrorismo, appare completamente evidente.
Le parole giuste per farlo, esisterebbero.
Uno stato all’interno del quale un’etnia subisce politiche di segregazione e persecuzione, si chiama apartheid.
Uno scontro in cui le forze sono divise tra chi sta portando avanti una delle campagne vaccinali di maggior successo del mondo a fronte della pandemia e chi deve invece fronteggiarla subendo un embargo che coinvolge anche l’ingresso del materiale sanitario e ospedaliero affidandosi esclusivamente ad aiuti umanitari internazionali, non è una guerra né un conflitto.
Uno stato che mina sistematicamente la libertà di un culto religioso, non è uno stato laico che fronteggia dei pericolosi fanatismi.
Uno stato che viola costantemente e sistematicamente le norme del diritto umanitario internazionale, non può essere considerato democratico.
Una striscia di terra in cui vivono segregate 2 milioni di persone tra le più povere del mondo, sulle quali si esercitano attacchi attraverso sofisticatissimi mezzi tecnologici militari, è una prigione in cui i detenuti sono rinchiusi senza alcun criterio di colpevolezza e in cui è sdoganato l’utilizzo della tortura.
Reagire a tutto questo è legittima resistenza.
Per continuare a ricordarlo a gran voce questo sabato, il 15 Maggio (giorno in cui ricorre la commemorazione della Nakba) ci vedremo a Piazza dell’Esquilino dalle 16:00 alle 19:00, in contemporanea a numerose altre piazze in Italia.
Per chi volesse unirsi da Roma Sud, ci sarà anche un appuntamento alle 15:30 a Metro Garbatella.
Se volete rimanere costantemente aggiornati sulla situazione in Palestina, consigliamo le pagine social del GazaFreestyle Festival, Facebook e Instagram.
Palestina Libera!
da admin | 28 Mar 2021 | Blog, Città, Comunicati
Oggi su L’Espresso l’editoriale su alcune esperienze di politica e organizzazione dal basso, di cura della comunità. Quadraro, Tufello, Quarticciolo, San Basilio e Garbatella, tra tante esperienze preziose per questa città siamo presenti anche noi.
Presenti per parlare di “altra politica” , un’altra politica che (pur non vivendo al limite del raccordo) sperimentiamo quotidianamente praticando alternative dedicate al nostro territorio.
Abbiamo parlato di cosa significa per noi giovani l’opportunità di “fare” che ci dà uno spazio speciale come quello che gestiamo: motore di attivazione di progetti dal basso, dalla Ciclofficina Popolare Alfredo Martini e il Lab Helter Skelter alla Scuolapop Piero Bruno, dallo sportello sociolegale di Popica Onlus alla distribuzione alimentare e alle pratiche di solidarietà con Municipio Solidale e Solid Roma.
Per una generazione non prevista, destinata ai lavori più precari, che si è vista chiudere scuole e luoghi di riferimento per poi essere criminalizzata quando serve mettere nuovi divieti sul comportamento sociale, è stato fondamentale in questi anni attraversare politicamente un luogo che invece rende possibile e dá la libertà di sperimentarsi e autoformarsi. Crediamo che sia da luoghi come questi che sorgano le migliori risposte ai bisogni dei quartieri, a cui le istituzioni non prossimali non dedicano attenzione e cura.
Siamo ancora convintə che relazione e cooperazione quotidiana siano i giusti presupposti per muovere la politica!
qui una piccola anticipazione:
https://video.espresso.repubblica.it/…/unal…/15456/15556
da admin | 28 Mar 2021 | Blog, Comunicati
Facebook Censura? Buongiorno!
Ad ottobre 2019 la pagina del CSOA La Strada e tutte le pagine che promuovevano contenuti a favore della resistenza curda sono state chiuse da Facebook, in alcuni casi, come nel nostro, definitivamente.
Pochi giorni fa, per motivazioni simili, la pagina del CSOA La Strada è stata richiusa.
Pensiamo che sia arrivato il momento di avviare un ragionamento più articolato attorno ai mezzi di comunicazione dei quali ci dotiamo per fare informazione e politica. Sappiamo bene che Facebook non è uno strumento neutro di comunicazione, che non funziona come un semplice megafono. Sappiamo che non c’è un rapporto unidirezionale tra utente e strumento, dove il primo utilizza il secondo e così facendo comunica.
Facebook ha una struttura e delle regole ben definite che ne condizionano profondamente l’utilizzo, rendendo di fatto impossibile una comunicazione completamente libera e indipendente.
Il problema non si limita alla censura indiscriminata ma è ben più radicato, profondo e talvolta invisibile. La sua struttura, l’utilizzo dei dati, la sua interfaccia, e la sua stessa ragion d’essere vanno analizzati e problematizzati, quanto meno conosciuti, per poter scegliere poi liberamente di usarli (e come farlo).
Ma, se una campagna che mette in discussione Facebook si dovrà dare, questa andrà sviluppata al suo interno, perché dovrà rivolgersi in primo luogo agli utenti che quotidianamente ne fanno uso, e partendo dalle istanze di quelle realtà che nel tempo si sono viste censurare per la natura ed i contenuti delle loro lotte, con l’ambizione di poter ridiscutere il ruolo dei social media rispetto all’intera società.
Oggi ricreiamo la nostra pagina: vi invitiamo a seguirla, consapevoli di quanto anche questo strumento, come tutti gli strumenti che ci diamo, sia esso stesso oggetto politico da indagare e mettere in discussione.
da admin | 25 Mar 2021 | Memoria, Territorio
Ieri, 24 marzo 2021, in tantə da tutta Roma, abbiamo commemorato i morti dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, portando fiori rossi al mausoleo.
La giornata ha visto una grande partecipazione studentesca, che ha animato l’iniziativa riportando la mancanza di una scuola pubblica che tutt’ora fatica a parlare della resistenza e degli eccidi perpetrati dalle truppe naziste con l’aiuto dei fascisti.
Quest’anno, il ricordo di 77 anni fa non poteva non tenere conto della situazione attuale in cui moltə si ritrovano. Ecco perchè uno dei fili che ha legato la giornata è stato il lavoro di solidarietà che si è sviluppato nei nostri quartieri da ormai più di un anno.
Un legame necessario per fare in modo che gli ideali di libertà, giustizia ed uguaglianza, di chi si vide strappare la vita, possano vivere ancora oggi nella comunità che si aiuta reciprocamente. Perché la cura si trova nella cooperazione e nell’elaborazione collettiva che risponde ai bisogni di tuttə.
Con la crisi che stiamo attraversando e con il conseguente isolamento delle persone, si ripresentano nelle periferie i soliti sciacalli di estrema destra, cercando di farsi falsi paladini di una comunità selezionata in base al riconoscimento della cittadinanza, solo per raccogliere i frutti della loro propaganda spicciola.
Per questo continuare a mantenere vivi momenti come quello di ieri è fondamentale tutt’oggi.
Ricordare l’azione partigiana di via Rasella e l’eccidio delle Fosse Ardeatine è stato il terzo passo del percorso intrapreso con le realtà antifasciste del municipio, per ricordare chi è morto per mano dei fascismi di ieri e di oggi.
Percorso che attraverserà la data del 25 Aprile, fondamentale quest’anno più che mai, per ribadire l’unione dei quartieri e delle comunità resistenti a tutte le difficoltà del presente.
Perché oggi ci troviamo in una lotta per la cura contro il virus di un sistema che genera crisi su crisi, e che per profitto scommette sulle nostre vite.
FINCHÉ IL CUORE BATTE QUI SI COMBATTE