da admin | 17 Feb 2018
17 FEBBRAIO h 14 p.za dell’Esquilino
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
- FERMIAMO I BOMBARDAMENTI TURCHI SU AFRIN – ROJAVA
DA KOBANE AD AFRIN LA RESISTENZA CURDA COMBATTE PER L’UMANITA’
- LIBERTA’ PER OCALAN E LE/I PRIGIONERE/I POLITICA
- PACE E GIUSTIZIA PER IL KURDISTAN
Il popolo curdo sta attraversando una situazione drammatica, perseguitato in#Turchia dal regime di #Erdogan, che distrugge i villaggi nel kurdistan iracheno, che muove la guerra e bombarda il Cantone di Afrin complici Russia, Usa e UE.
Dopo il presunto golpe, Erdogan ha riempito le galere di oppositori tra cui migliaia di curdi, compresi sindaci e deputati HDP anche i due co-presidentiSelahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, mentre tutto il mondo trepida per la sorte del leader Ocalan.
Ora l’escalation turca con l’aggressione militare al Cantone di Afrin per annettersi quel territorio, nell’intenzione esplicita di distruggere l’esperienza della rivoluzione in #Rojava.
La criminale guerra dichiarata dal regime turco contro il popolo curdo portatore di istanze di pace e giustizia, pone oltremodo la preoccupazione sulle sorti del leader Ocalan di cui non si hanno più notizie da due anni.
Per perorare la sua vicenda, a Strarburgo davanti la sede del Consiglio di Europa, è in corso da mesi un presidio del movimento curdo, a cui si aggiungerà dall’8 febbraio “la marcia internazionale per la liberazione di Ocalan, delle/dei prigioniere/i politici, per la pace e giustizia in Kurdistan”, che si concluderà con una grande manifestazione a Strarburgo il 17 febbraio, nel 19° anniversario dell’intrigo internazionale che consegnò il leader Ocalan nelle mani della Turchia.
In contemporanea della Marcia a Strasburgo intendiamo manifestiamo insieme alla comunità curda a #Roma. Sarà l’occasione per mostrare ancora una volta al mondo quanto l’Italia sia vicina al popolo curdo e non dimentichi le responsabilità del governo italiano quando Ocalan giunse in Italia per chiedere asilo politico, soprattutto per rinnovare l’attenzione e l’impegno nella ricerca di una soluzione pacifica per quel popolo perseguitato.
Temiamo per la vita del leader Ocalan, vista la situazione di assoluto isolamento divenuta ormai pratica costante per tutte/i le/i detenute/i politici. La sua presenza è fortemente necessaria , rappresenta la speranza di un cambiamento radicale rispetto alle logiche degli Stati, che impediscono ai popoli di viveri liberi, in armonia e cooperazione sociale.
Il leader Ocalan deve vivere e tornare libero, per contribuire a riaprire il dialogo di pace e realizzare una condizione giusta e duratura per il popolo curdo e per tutti i popoli della regione
mediorientale.
PACE E LIBERTA’ PER IL POPOLO CURDO E I POPOLI DEL MEDIO ORIENTE
A FIANCO DI AFRIN CHE COMBATTE E RESISTE PER L’UMANITA’
UIKI Onlus
Comunità Curda in Italia
Rete Kurdistan Italia
PRIME ADESIONI
(per aderire info@uikionlus.com o info@retekurdistan.it)
ARCI
Cobas-Confederazione dei Comitati di Base
Movimento per il Diritto ad Abitare
Movimento NO TAV
Movimento NO TAP
Forum dei Movimenti per l/Acqua
Giuristi Democratici
Attac
Nodo Solidale
Senza confine
Prc
Palermo solidale con il popolo curdo
verso il Kurdistan-Alessandria
Coordinamento Toscano per il Kurdistan
Rete Kurdistan Puglia
Rete Kurdistan Abruzzo
Newroz- Pisa
Laboratorio SKA – Insurgencia / Napoli
Laboratorio Sociale-largo Tappia/Lanciano
Tpo – Labas – Vag 61 – Ass. Ya Basta / Bologna
Gabrio- Torino
Askatasuna / Torino
Ya basta Edi Bese/ Padova
Ya Basta- Marche
Cpa – EX Emerson / Firenze
Sparrow– Azadi / Cosenza
Zona 22 / S. Vito Chietino(CH)
Comunità Nuovi Orizzonti / Messina
Comitato di base NoMuos/NoSigonella di Catania
GUS- Gruppo Umana Solidarieta’/ Macerata
Forte Prenestino-Roma
EX Snia- Roma
La Strada- Roma
Casale Falchetti- Roma
LOA Acrobax- Roma
Hierba mala – Roma
Degage -Roma
Un Ponte Per
Bene Comune- Mensile culturale
Movimento per il Diritto all’Abitare- Roma
Csoa Angelina Cartella- Reggio Calabria
Ass. Primo Marzo Molise Onlus
Associazione Culturale La Lotta Continua
Collettivo Autogestito CASAROSSA40 (Lamezia Terme)
Servizio Civile Internazionale
Cooperazione Rebelde Napoli
Simone Oggionni (coordinamento nazionale Articolo Uno – Mdp)
Associazione Progetto Diritti onlus
Associazione Primo Marzo Onlus- Molise
Associazione Senza Paura Genova
WILPF
Collettivo EXIT – Barletta
Mesagne Bene Comune
Casa Rossa 40-Lamezia Terme
Progetto Diritti-Roma
Csoa Corto Circuito
LA LOTTA CONTINUA
Csoa Spartaco Roma
PALESTRA POPOLARE BACCELLI DI ROMA
Cooperazione Rebelde Napoli– YA BASTA NAPOLI
Associazione Senza Confine di Aprilia
Spin Time Labs – Roma
Action – diritti in movimento
da admin | 5 Feb 2018
QUELLE MANI SONO SPORCHE DI SANGUE
Da oggi inizia la campagna #ErdoganNotWelcome che ci vedrà attivi fino al momento della ripartenza di Erdogan da Roma.
Invitiamo la Roma democratica a partecipare alla manifestazione e ricordare con scritte e striscioni, dovunque vi sembri opportuno, che #ErdoganNotWelcome.
Rivolgiamo lo stesso appello alle altre città, anche europee, consapevoli che quel giorno sarà importante essere presenti in ogni piazza possibile.
Lunedì 5 febbraio, infatti, Roma sarà una città blindata per l’arrivo del presidente turco, che incontrerà il Papa, il capo dello stato Mattarella e il primo ministro Gentiloni.
In città è previsto un piano speciale di militarizzazione, forte di 3500 forze di sicurezza che vigileranno per impedire qualsiasi manifestazione di dissenso: infatti verrà messo in atto un dispositivo per vietare le manifestazioni attraverso la chiusura della città, delimitata da una estesa “green zone”.
Leggiamo che il motivo di questa visita è “lo spostamento in Israele dell’ambasciata Usa a Gerusalemme”, che ha visto la condanna dell’ONU con il voto anche di Italia e Turchia, ma possiamo immaginare che ben altri interessi e rapporti economici in corso tra Italia e Turchia muovono questi incontri.
Sarà proprio l’importanza strategica di questi interessi a creare tanto clamore nel mondo dell’informazione, lo stesso che riserva molta meno attenzione alla guerra scatenata da Erdogan contro il popolo curdo con i crudeli bombardamenti in Rojava, che già hanno fatto centinaia di morti e migliaia di feriti, tra cui molti bambini
Dalla notte del 19 gennaio l’esercito turco, con strumentazione militare dei paesi europei tra cui l’Italia, che fornisce i famigerati elicotteri Augusta Westland che fanno strage di civili nei villaggi del cantone di Afrin, una regione nel nord delle Siria dove curdi, cristiani, arabi, turkmeni, yazidi e profughi, convivono pacificamente praticando la cooperazione sociale e l’autogoverno, ispirati dal confederalismo democratico ideato dal leader Ocalan, segregato da 19 anni in galera, senza che da 2 anni si sappia della sua sorte.
Afrin è stata in questi anni uno dei luoghi più sicuri, dove i profughi in fuga dalla orrori siriani hanno trovato accoglienza e pace. I crimini di Erdogan sono tali che proprio i campi profughi e i villaggi curdi sono il bersaglio preferito dei bombardamenti.
Ad Afrin è in corso un nuovo crimine contro l’umanità pari a quelli compiuti dalle milizie di ISIS in questi anni tra Siria e Iraq, quell’ISIS a cui Erdogan non ha mai mancato sostegno logistico ed economico.
Erdogan si è macchiato di delitti anche in Turchia radendo al suolo molte città del Kurdistan, uccidendo i suoi abitanti. Mentre decine di migliaia sono gli imprigionati: parlamentari, attivisti politici, giornalisti, accademici, magistrati, scrittori, sportivi, operai, studenti, sospettati di non condividere il regime dispotico di Erdogan.
Basterebbe inoltre ricordare le torture e la brutale condizione a cui sono sottoposti le persone in fuga dai territori di guerra, che la Turchia rinchiude nei suoi lager violando anche i più basilari diritti umani, grazie ai miliardi del putrido accordo con la UE.
LE MANI DI ERDOGAN SONO SPORCHE DI SANGUE, CHI LE STRINGE E’ COMPLICE DEI CRIMINI CONTRO L’UMANITA’.
Sembra incredibile che nessuno abbia messo in discussione questo incontro. Nemmeno papa Francesco cosi spesso preoccupato, a parole, della pace e della giustizia nel mondo. Che non ci sia un critica sui media sull’opportunità di questa visita, e nei confronti del capo di stato Mattarella più volte dichiaratosi antifascista, che contro il governo dimissionario volto a legittimare di fatto una visita di stato a un criminale di guerra, addirittura perdurante un genocidio, Che non ci sia una ferma presa di posizione di nessun partito politico, troppo impegnati con la campagna elettorale.
SEMBRA CHE L’UNICA PREOCCUPAZIONE SIA DI BLINDARE ROMA E VIETARE LE PIU’ CHE GIUSTE E SACROSANTE PROTESTE.
PURTROPPO PER VOI NON CI RIUSCIRETE, SIAMO PRONTI A SCENDERE IN PIAZZA CONTRO LA SPORCA GUERRA DI ERDOGAN, A FIANCO DEI RESISTENTI DI AFRIN.
LA TURCHIA E’ UNA DITTATURA, ERDOGAN UN ASSASSINO !
da admin | 26 Gen 2018 | Blog, Glocal
La Turchia sta attaccando Afrin e il Rojava perché è una regione curda che sta portando avanti la propria condizione di entità stabile e democratica.
La Turchia non è riuscita ad accettare la sconfitta dell’ISIS, e dal 20 gennaio sta aggredendo Afrin con tutta la propria forza. I suoi aerei da caccia e i suoi carri armati stanno deliberatamente bombardando le aree abitate da civili. Decine di civili sono stati uccisi, di cui la maggior parte donne e bambini, centinaia sono i feriti: le forze armate turche stanno commettendo crimini di guerra e delitti umanitari.
Il nord della Siria è stato ampiamente ripulito dall’ISIS e da altri gruppi salafiti. La minaccia salafita, tuttavia, esiste ancora. Gli attacchi della Turchia stanno destabilizzando la regione e compromettendo la lotta contro l’ISIS.
Sebbene questi sviluppi siano davanti agli occhi di tutti, le reazioni della Russia, degli Usa, della UE e dell’ONU contro gli attacchi della Turchia sono deludenti. La Russia, che controlla lo spazio aereo nella regione, ha prima ritirato i propri soldati dall’area e dopo ha aperto lo spazio aereo ai caccia turchi. Usa, UE e ONU hanno rilasciato dichiarazioni inconsistenti di fronte alla gravità della situazione,di conseguenza stanno incoraggiando l’aggressione turca “riconoscendo prima di tutto il diritto della Turchia di proteggere i confini, preoccupati per la propria sicurezza”. Quali preoccupazioni? Gli unici ad essere attaccati, ad essere vulnerabili, sono il Rojava e i popoli della Siria del nord. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU riunito il 22 gennaio 2018, non è neanche riuscito a condannare l’offensiva turca. Quest’atteggiamento conferma che l’ONU è un semplice spettatore di fronte a questa aggressione immotivata. Non è che così che si deve trattare un popolo che ha combattuto strenuamente contro l’ISIS in difesa dell’umanità !
In questo contesto:
- Facciamo appello a tutte/i nel sostegno solidale ad Afrin .
- Facciamo appello a Russia, Usa, UE, affinché si rendano conto della realtà sul campo e assumano una posizione chiara contro gli attacchi della Turchia.
- il Rojava e la Siria del Nord, compresa Afrin, devono essere dichiarate no-fly zone.
- Nell’occasione del 4° anniversario del Cantone di Afrin, il 29 gennaio chiamiamo la Comunità Internazionale a riconoscere l’Autogoverno Democratico dei Popoli del Nord della Siria.
- La minaccia dell’ISIS non è terminata nella regione. Tutte le forze devono volgere la propria attenzione all’ISIS e gruppi similari.
UFFICIO DI INFORMAZIONE DEL KURDISTAN (UIKI)
Rete Kurdistan
da admin | 25 Gen 2018
Giovedì 25 gennaio ore 18.30
Presentazione del libro ‘Hevalen. Perché sono andato a combattere l’Isis in Siria’ di Davide Grasso (Edizioni Alegre)
Intervengono, insieme all’autore:
Christian Raimo, giornalista e scrittore
Amedeo Ciaccheri, Rete Kurdistan, csoa La Strada
Rojava. In curdo vuol dire “ovest”, ma per arrivarci dobbiamo andare verso est, giungere nelle terre che un tempo chiamavamo Asia minore.
“Rojava” è il Kurdistan siriano, dove dal 2011 è in corso una rivoluzione, il grande esperimento delle comuni e del “confederalismo democratico”. Un movimento di liberazione egualitario, libertario e femminista, ispirato al pensiero di Abdullah Öcalan e cresciuto come un bosco in pieno deserto, nel più devastato – e strategico – teatro di guerra del pianeta. Un processo sociale accerchiato da forze reazionarie e sanguinarie: l’Isis, il regime di Assad a Damasco e il regime del caudillo turco, Erdogan, appena oltre il confine.
Nel 2014 abbiamo trepidato per Kobane, città assediata dall’Isis e difesa da forze popolari chiamate Ypg e Ypj. Abbiamo visto le immagini di donne guerrigliere sorridenti scalzare dai media quelle dei tetri tagliagole di Daesh, e poi la riscossa: da Kobane, divenuta la “Stalingrado del Medio oriente”, è partita una controffensiva che ha meravigliato il mondo. Meno di tre anni dopo è stata liberata Raqqa, sedicente “capitale” dello Stato islamico.
Come non accadeva dai tempi della guerra civile spagnola, uomini e donne da tanti paesi hanno deciso di raggiungere la Siria e partecipare alla rivoluzione, armi alla mano. Uno di loro era Davide Grasso, militante del centro sociale torinese Askatasuna e del movimento No Tav. A fargli prendere la decisione è stata la strage al Bataclan di Parigi, il 13 novembre del 2015.
Hevalen, che in curdo significa “gli amici”, “i compagni”, è la storia – ibrida, ruvida, entusiasmante – del suo viaggio, della sua guerra, delle contraddizioni che ogni rivoluzione si porta dentro e deve affrontare.
Necirvan si avvicinò, sotto il sole.
«Heval Tirej, la guerra è dura…». Non capivo neanche quel che mi diceva: gran, “duro”, lo compresi come volesse dire “giusto”, per qualche oscuro motivo.
«Na», risposi, «sher ne gran e…», la guerra non è giusta, volevo dire, ma dissi non è dura. Restò sorpreso. Non capiva. Pensò che delirassi. Non aveva torto.
«Heval Tirej… è meglio se torni nelle retrovie. La guerra è dura…».
«Tamam», dissi, voltandomi a guardarlo negli occhi. «Possiamo parlare di quel che è successo?», chiesi.
«Tirej, ne parleremo in assemblea…».
«Tamam».
Autore:
Davide Grasso ha pubblicato reportage indipendenti dagli Stati Uniti e dal Medio oriente e diversi articoli di filosofia dell’arte e teoria della realtà sociale. Nel 2013 ha pubblicato New York Regina Underground. Racconti dalla Grande Mela per Stilo Editrice. Dal 2015 è attivo tra Europa e Siria in sostegno alla Federazione democratica della Siria del Nord. Nel 2016 si è unito alle Forze siriane democratiche per combattere l’Isis.