Tango una questione di genere e Tangueria ★ Popular

Tango una questione di genere e Tangueria ★ Popular

Tangueria ★ Popular – venerdì 11 gennaio

Ore: 20:30 – il collettivo GCT – Guerrilla Cultural Tanguera – presenterà: “TANGO UNA QUESTIONE DI GENERE”
Incontro/Dibattito: Visioni e racconti femminili/femministi dai movimenti attivisti del tango presenti in Italia, Argentina e Uruguay.

Ore: 22:00 – Milonga
Tango tradizionale, musicalizza: La Berlinesa y Natalia

> Sarà in funzione: BAR-ENOTECA, disponibili autentiche EMPANADAS

> ingresso 3€ a sottoscrizione delle attività del CSOA
e a sostegno del collettivo G.C.T

> Per raggiungerci:
CSOA La Strada, Via F.Passino n.24 – Roma
Metro B Garbatella – Autobus 673, 716, 715, 670

No Pillon. Contro la modifica di separazione e affido.

No Pillon. Contro la modifica di separazione e affido.

NO alla mediazione obbligatoria e a pagamento
NO all’imposizione di tempi paritari e alla doppia domiciliazione/residenza dei minori
NO al mantenimento diretto
NO al piano genitoriale
NO all’introduzione del concetto di alienazione parentale

Sono questi 5 NO che verranno ribaditi a Roma, in piazza San Silvestro, il 10 novembre dalle 11 alle 13, in una mobilitazione che coinvolge il movimento delle donne, l’associazionismo democratico, tante realtà della società civile, uomini e donne da subito si sono espressi contro il Disegno di legge Pillon su separazione e affido, sottoscrivendo la petizione lanciata da D.i.Re Donne in rete contro la violenza su Change.org per chiederne il ritiro e che ha raggiunto oltre 97.000 firme.

Se verranno approvati il Disegno di legge Pillon e gli altri 3 disegni di legge sulla stessa materia attualmente in discussione al Senato, separazione e affido rischiano di diventare un campo di battaglia permanente.

Di fatto si vieta il divorzio a chi è meno ricco perché le le separazioni saranno fortemente disincentivate dagli alti costi imposti dalla mediazione obbligatoria e a pagamento.

I figli e le figlie diventeranno ostaggi di un costante negoziato sotto tutela per far funzionare il mantenimento diretto a piè di lista e il piano genitoriale con doppio domicilio.

Le donne, la parte in genere economicamente più debole delle coppie perché su di esse grava il lavoro di cura e perché hanno mediamente stipendi più bassi anche a parità di lavoro, rischiano di restare stritolate in un percorso pensato soprattutto per imporre e arricchire una nuova figura professionale, quella del mediatore familiare, anche disconoscendo la pervasiva violenza maschile che è causa di tante separazioni.

La mobilitazione vede unite D.i.Re Donne in rete contro la violenza – la rete nazionale dei centri antiviolenza, UDI Unione donne in Italia, Fondazione Pangea, Associazione nazionale volontarie Telefono Rosa, Maschile Plurale, CGIL, CAM Centro di ascolto uomini maltrattanti, UIL, Casa Internazionale delle donne, Rebel Network, il movimento Non una di meno, CISMAI Coordinamento italiano servizi maltrattamento all’infanzia, ARCI e Arcidonna nazionale, Arcigay, Rete Relive, Educare alle Differenze, BeFree, Fondazione Federico nel Cuore, il Movimento per l’Infanzia, Le Nove, Terre des hommes, Associazione Manden, CNCA Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza, Rete per la parità, Associazione Parte Civile, DonnaChiamaDonna, One Billion Rising e tante altre realtà, e si svolgerà con presidi e interventi pubblici in moltissime città.

Il disegno di legge Pillon deve essere ritirato.

8 marzo la marea femminista torna nelle strade! Noi scioperiamo!

8 marzo la marea femminista torna nelle strade! Noi scioperiamo!

L’8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOI SCIOPERIAMO!

A ROMA CORTEO ORE 17.00: PARTENZA DA PIAZZA VITTORIO EMANUELE.

Passeremo poi per Piazza Esquilino, Via Cavour, Fori Imperiali e arriveremo a Piazza della Madonna di Loreto. Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornerà nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.

Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.

Sarà sciopero femminista perchè pretendiamo una trasformazione radicale della società: scioperiamo contro la violenza economica, la precarietà e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e libertà di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.

Sappiamo che scioperare è sempre una grandissima sfida, perchè ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto è difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare può sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.

Lo sciopero dell’8 marzo in Italia dovrà affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.

Sappiamo anche, però, che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.

Quest’anno, alcuni sindacati hanno già dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all’appello. Di fronte alla più grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest’occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.

Lo sciopero femminista coinvolgerà il lavoro produttivo e riproduttivo, andrà oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unirà le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.

In questi mesi di campagna elettorale, non c’è lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza però riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza più brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro libertà di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessità/volontà di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci è il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.

Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia né il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci ciò che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.

Il nostro movimento eccede l’esistente, attraversa frontiere, lingue, identità e scale sociali per costruire nuove geografie.

Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrerà ancora una volta la sua forza globale.

Noi scioperiamo!

Perchè il femminismo serve anche agli uomini

Perchè il femminismo serve anche agli uomini

Il 2017 ha riportato i movimenti delle donne sullo scenario mondiale tanto che la parola dell’anno, secondo Merrien Webster, è Femminismo. Il New york Times ha definito le Silence Breaker come persone dell’anno ed Emma Watson, che già nel 2014 venne definita il volto fresco del femminismo, intervistata nel 2017 dice “Il femminismo non significa pensare che valga la pena difendere la parità di genere perché riguarda te o magari tua sorella o tua madre, la questione è capire cosa nel femminismo riguarda tutti!

Nel frattempo, il movimento mondiale Ni una meno, ha riempito le piazze del mondo e in Italia ci ha restituito il Piano femminista contro la violenza maschile, uno strumento per contrastare la violenza di genere a partire da gesti concreti e dal basso.

Proviamo a fare chiarezza sul perché l’interesse collettivo si è concentrato su un movimento non recente e capace oggi di contagiare ogni settore della scena pubblica mondiale e sul perché concetti come patriarcato, privilegi e stereotipi di genere ci riguardano tutte e tutti.

Ne parleremo in un incontro laboratorio tenuto dal filosofo femminista, Dottore di Ricerca in Estetica Lorenzo Gasparrini, fondatore dei blog Questo Uomo no e la Filosofia Maschia scrittore del libro “Diventare uomini: relazioni maschili senza oppressioni”, un saggio per l’antisessismo maschile in Italia che raccoglie la prospettiva femminista del partire dal sé. Il laboratorio nasce da un’idea di Lorenzo Gasparrini in collaborazione con le realtà sociali di Cinecittà Bene Comune e si propone di continuare a ragionare in altri spazi sociali a Roma e in Italia.

A seguire serata a sostegno delle nostre pattinatrici del cuore le She-Wolves Roller Derby Roma

Nessuna campagna elettorale sul corpo delle donne

Nessuna campagna elettorale sul corpo delle donne

NESSUNA CAMPAGNA ELETTORALE SUL CORPO DELLE DONNE.
L’UNICA RISPOSTA ALLA VIOLENZA È L’AUTODETERMINAZIONE!

Manifestazione femminista di sole donne e soggettività LGBTQI

La violenza sulle donne è agita dagli uomini, è un fenomeno politico e sociale che ha poco a che fare con l’emergenza e non si può trattare come tale. La violenza sulle donne è il prodotto di una cultura machista che vede la donna come inferiore e indifesa, è trasversale nella società nel senso che non esclude classi e contesti sociali, etnie o provenienze e non ha confini. La violenza sulle donne non bussa alla porta, ma ha le chiavi di casa.

La violenza è anche istituzionale fatta di tagli ai servizi, ai consultori, asili nido, assistenza agli anziani,che limita la nostra autonomia e autodeterminazione. A fronte di questa ridimensionamento noi donne, come sempre, dobbiamo sobbarcarci ancora di più il doppio lavoro: quello di cura e quello fatto di stipendi sempre più miserie con una enorme disparità salariale rispetto agli uomini a parità di mansione. Consapevoli di questo, siamo convinte che la nostra difesa passi dalla riappropriazione di quei diritti che ci vengono negati.

Per questo motivo, non possiamo accettare che si usino i nostri corpi ai fini della campagna elettorale. Sono anni che assistiamo alla speculazione impunita di organizzazioni di estrema destra,
come Casapound, che usa le donne per ottenere consenso. Lo reputiamo inaccettabile: rifiutiamo fermamente qualsiasi campagna elettorale che sfrutti i nostri corpi per accaparrarsi voti e non
vogliamo essere difese da un’organizzazione che diffonde con le proprie pratiche la cultura maschilista, machista e violenta in questo paese.

Ricordiamo che non é il degrado a generare violenza, ma la cultura maschilista e patriarcale interna alla società e alle istituzioni. Non abbiamo intenzione di sapere cosa ha da proporre un’organizzazione neonazista ad un quartiere che è quotidianamente aggredito dalla speculazione e che da anni si batte contro la cementificazione e per il recupero delle aree verdi a tutela della qualità della vita. Siamo convinte che la violenza sulle donne debba essere prevenuta attraverso l’educazione nelle scuole e contrastata attraverso il lavoro quotidiano dei centri antiviolenza, mantenendo viva la lotta per la riappropriazione di spazi e diritti.

Oggi scendiamo in strada per gridare a gran voce che non vogliamo essere difese da nessuno: la nostra difesa è la solidarietà tra donne. L’unica risposta alla violenza è l’autodeterminazione!

NOI CI DIFENDIAMO PERCHÉ LOTTIAMO
FUORI I FASCISTI DAI NOSTRI QUARTIERI