L’altroieri pomeriggio (12 aprile 2017), in circa 300 fra studenti medi e universitari, abbiamo temporaneamente occupato l’ Hotel sito in via Giustiniano Imperatore, in zona San Paolo. Doveva essere un albergo per riqualificare il quartiere, invece dopo più di 10 anni lo stabile, non concluso, è diventato l’ennesimo mostro di cemento abbandonato che popola la nostra città. La nostra occupazione è stata simbolica e temporanea, atta, come nel caso dell’ex Arsenale Pontificio, a una denuncia nei confronti delle istituzioni che non utilizzano né si fanno carico di questi spazi diffusi in tutta Roma. L’occupazione non era finalizzata solo al richiamare l’attenzione del quartiere e dei cittadini sulla spinosa questione della speculazione edilizia e sull’Hotel Giustiniano Imperatore, che ne è un esempio eclatante.
Come le altre volte prevedeva iniziative, concerti, esposizioni, varie esperienze di cultura e aggregazione in sinergia tra loro svolte per dimostrare la potenzialità infinita di questi spazi.
Una volta iniziati i lavori per preparare la Terza Notte Scomoda la risposta della questura non si è fatta attendere e dopo una lunga contrattazione ha deciso di sgomberare la nostra occupazione pacifica con la forza, grazie ad un reparto in tenuta anti-sommossa, attorno alle 21 circa. Siamo usciti con le mani alzate e nelle mani le copie della nostra rivista: con il sostegno del quartiere non ci siamo arresi e abbiamo improvvisato un corteo in quasi 600 per le strade di San Paolo con la gente del quartiere, arrivando fino a Parco Schuster e dando vita ad una Notte Scomoda più modesta, all’aperto, davanti alla basilica. In ogni caso siamo riusciti creare un momento di aggregazione, é passata ancora una volta molta gente del quartiere che come sempre è rimasta stupita e si è unita a moi.
L’ Hotel “Giustiniano Imperatore” é uno dei tanti progetti falliti e fa parte della gran quantità di strutture indisponibili della nostra città. Fu costruito dalla “Acqua Marcia” in convenzione con Roma Capitale ma mai completato in seguito al fallimento della società di costruzione . Abbiamo deciso di liberarlo dall’abbandono e concederlo per una giornata e una notte alla cittadinanza e alle realtà che lavorano sul territorio, praticando un ideale giusto di riqualifica e cultura.
Vogliamo, in questo periodo storico, poter vivere la città in modo diverso, per attraversarla con un’altra sensibilità. Siamo convinti che la restituzione di questo spazio alla collettività, per una notte, possa ridare valore anche a speculazioni e “mostri” di cemento, proponendo un modello positivo di rigenerazione urbana.
Dalla prima Notte Scomoda, l’8 Ottobre, abbiamo iniziato un percorso che ha attraversato i luoghi della nostra città. Dal Liceo Machiavelli a San Lorenzo all’Auditorium Albergotti a Boccea, dall’ex Arsenale Pontificio a Trastevere all’ex Fabbrica di penicillina sulla Tiburtina, abbiamo fatto rivivere spazi e quartieri, provando a raccontare le storie che gli vivono dietro, come cittadini e come giovani giornalisti. Tutto questo attraverso le occupazioni, le rubriche, i documentari, cercando di restituire una città a se stessa, rendendola di tutti.
Lo scontro con le forze dell’ordine, intervenute in difesa di una speculazione e di un privato responsabile della struttura risultato inesistente, ci è sembrato insensato rispetto a quella che è la nostra proposta culturale, d’informazione, rispetto al nostro modo di vivere la città. Abbiamo messo la cultura davanti a noi, nel nostro futuro, e ora nel presente la stiamo costruendo, la stiamo animando, fuori dai luoghi comuni, fuori dall’ordine delle cose a cui siamo stati abituati.
Ed è proprio perché viviamo in una città così piena di contraddizioni che nasce Scomodo, come giornale e come realtà che rende i ragazzi attraverso Roma non solo parte delle nostre attività ma anche delle nostre idee e proposte: siamo e saremo un punto di rottura, oltre ogni forma di violenza, per una città priva di contraddizioni.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno sostenuto nella giornata di mercoledì e che, come noi, non si arrenderanno.
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