25 Marzo: Corteo – Libertà di movimento- Europe for all

25 Marzo: Corteo – Libertà di movimento- Europe for all

Il 25 marzo i capi di stato e di governo d’Europa si riuniranno a Roma per celebrare il 60° anniversario del Trattato di Roma, costitutivo della Comunità economica europea.

Questo incontro, al di là della retorica celebrativa, assume un significato che non può e non deve essere occultato: quello di accelerare il processo di integrazione europea come risposta all’elezione di Trump, a Putin e alla Brexit.

L’Europa che verrà celebrata è, però, un continente ad (almeno) due velocità, segnato dalle politiche di austerity e che fonda la cooperazione interstatuale su accordi economici e quadrature di bilancio, mentre lascia morire sui propri confini chi fugge da condizioni drammatiche di esistenza e cerca rifugio e protezione in territorio europeo, nonché la possibilità di riprogettare il proprio futuro.

Anche il trattato di Schengen che sembrava essere il necessario strumento comunitario per abbattere le frontiere interne all’Europa, è stato vanificato dalle politiche migratorie dei singoli stati membri, che hanno ridisegnato i confini come luoghi di morte: per chi salta sui treni in corsa per raggiungere la propria destinazione, per chi muore folgorato dalle reti elettriche di protezione o investito dai tir nelle gallerie tra Ventimiglia e la Francia, oppure – ma è divenuta una notizia talmente rituale da non suscitare più scandalo né indignazione – per chi muore nel Mar Mediterraneo, dove si contano più di 5.000 morti accertati nel solo 2016.

Riteniamo fondamentale non perdere l’occasione del 25 marzo per ricollocare al centro del discorso la libertà di movimento, a maggior ragione se il palcoscenico è la città di Roma, uno spazio metropolitano, attraversato da un susseguirsi letale di confini, divieti, inadempienze e corruzione. Uno spazio nel quale lo stesso concetto di accoglienza sembra aver perso qualsiasi significato.

Siamo l’ Europa meticcia, solidale e migrante e lo spazio europeo è il nostro terreno di azione politica. E in questo senso accettiamo la sfida posta da un campo “disintegrato”, a molteplici velocità, dove l’opzione nazionale rischia (e già in parte è così) di offrire terreno ad un populismo che si nutre di razzismo, fascismi, assottigliamento degli spazi di libertà e uguaglianza.

Proprio i migranti e le migranti, infatti, sono i soggetti che più di altri sono in grado di dislocare costantemente le forme del disciplinamento e della repressione della mobilità, nonché di trasformare i limiti della cittadinanza. Il loro spostamento mette in tensione i confini nazionali ed intraeuropei, e la loro collocazione nel mercato del lavoro ridetermina le forme molteplici di sfruttamento del lavoro contemporaneo. Ed è proprio con loro che vogliamo contestare le politiche migratorie europee che negli ultimi anni hanno prodotto hotspot, relocation, accordi bilaterali criminali, svuotando di senso il diritto d’asilo e la libertà di movimento dentro lo spazio europeo, già compromessi dal regolamento Dublino.

Conferma di queste politiche è il Decreto legge Minniti del 17 febbraio, configurato come nuovo “pacchetto sicurezza”, in cui vengono lesi diritti garantiti costituzionalmente e dalle convezioni internazionali, e in cui viene introdotto il lavoro gratuito servile anche per i richiedenti asilo.

Politiche che, in una trappola di austerità selettiva e populismo xenofobo, producono soggettività impoverite, vulnerabili e precarie, funzionando quale dispositivo di ricatto e di confinamento materiale e simbolico delle vite.

Ripartiremo dunque da qui, da Roma, e proprio il 25 marzo, perché vogliamo rendere visibile una costellazione europea di esperienze sociali e politiche che, nelle pratiche mutualistiche, nell’autodeterminazione dei soggetti e nelle rotture conflittuali, siano in grado di contrastare politiche emergenziali, retoriche umanitarie, e sentimenti xenofobi.

Saremo in piazza per gridare, ancora una volta, che vogliamo e possiamo realizzare un’Europa diversa che parta dalla valorizzazione di territori inclusivi e solidali.

Le proteste anti Trump negli USA, l’invasione degli aeroporti contro il “muslim ban”, One day without us, e la piazza dei 200mila di Barcellona al grido di “vogliamo accogliere” ci hanno segnalato, che è necessario, fare coalizione, ‘essere marea’, per segnare l’ordine del discorso rimettendo al centro la libertà di movimento e il diritto per ogni essere umano di scegliere dove andare e dove stare.

Rome, 25th March: International Call for a day of struggle against borders, austerity, racism, and for the freedom of movement in Europe.

https://www.facebook.com/Europeforall25marzo/

#libertadimovimento
#EuropeForAll

Proteggiamo Le Persone Non i Confini!

Proteggiamo Le Persone Non i Confini!

ROMA, 17 dicembre: Proteggiamo le persone non i confini

Volontari e attivisti di Baobab Experience da un anno e mezzo a Roma hanno accolto più di 60.000 migranti transitanti, richiedenti asilo e relocation. Colazione, pranzo e cena, assistenza legale e medica, attività culturali e sportive, vengono garantiti ogni giorno solo grazie alla cittadinanza solidale che dona, accoglie ed integra.
9 gli sgomberi dal 30 settembre, 0 le alternative proposte da parte delle istituzioni responsabili dell’accoglienza. Intanto a Roma l’accesso alla richiesta d’asilo è possibile soltanto in maniera discontinua e l’accoglienza è inadeguata per condizioni e capienza.Pretendiamo che i DIRITTI FONDAMENTALI dei migranti siano garantiti.

Pretendiamo dal Comune di Roma:

  • un Centro di Primissima Accoglienza per i migranti
  • un tavolo permanente con le diverse realtà che si occupano di accoglienza nella Capital
  • il monitoraggio delle attività dell’ufficio immigrazione della questura.


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Contatti :
proteggiamopersonenonconfini@gmail.com
baobabexperience@gmail.com

Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 settembre a sostegno del popolo curdo

Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 settembre a sostegno del popolo curdo

Da oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una soluzione duratura della irrisolta questione curda. Intere città – Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice – vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.

Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 Luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan dà il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.

Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell’ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.

Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all’esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell’insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.

È un dato di fatto che gli Stati Uniti e l’Europa non solo hanno chiuso un occhio su questi attacchi, ma stanno fornendo il sostegno allo Stato turco che con la complicità dell’UE continua a usare i profughi come arma di ricatto. L’invasione turca del nord della Siria aumenta il caos esistente nella regione inferocendo la guerra civile, creando nuovi rifugiati e nuovi disastri umanitari.

TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! RIFIUTANDO IL VERGOGNOSO ACCORDO UE-TURCHIA, CHE LEDE I DIRITTI UMANI DEI PROFUGHI E FINANZIA LA GUERRA SPORCA CONTRO IL POPOLO CURDO.

Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.

Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall’invasione turca. E’ dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo.

Rispondendo all’appello internazionale sottoscritto da intellettuali, scrittori, artisti, politici e difensori dei diritti umani, invitiamo tutti e tutte coloro che in questi anni hanno sostenuto la lotta di liberazione del popolo curdo e la rivoluzione democratica, A SCENDERE IN PIAZZA IL 24 SETTEMBRE A ROMA

* Per fermare l’invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati

* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia

* Contro la barbarie dell’Isis per l’universalismo dei valori umani; 

* Per il Confederalismo Democratico

* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi

* Per la fine dell’isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan