L’Europa è marcia ma noi…

L’Europa è marcia ma noi…

“L’Europa è Marcia ma noi facciamone un’altra”

un’eretica Lectio Magistralis con Franco Bifo Berardi
Nel corso della serata presenteremo con l’autore “La Rivoluzione è finita abbiamo vinto – Storia della Rivista A/traverso” di Luca Chiurchiù ed. Derive Approdi, 2017.

Tornano a Moby Dick le storie ribelli di Uprising per ospitare questa volta una delle voci più controverse del panorama italiano, Franco Berardi Bifo, mediattivista, filosofo, agitatore culturale, e autore di numerosi e eterogenei saggi su lavoro, innovazione e processi comunicativi, tra cui le più recenti produzioni quali “Heroes – Suicidio e Omidicio di Massa” (Baldini&Castoldi 2015), “La Nonna di Schauble – Come il colonialismo finanziario ha distrutto il progetto europeo” (Ombre Corte 2015) e il suo primo romanzo “Morte ai Vecchi” (Baldini&Castoldi 2015) scritto con Massimiliano Geraci. In quest’occasione Franco Berardi Bifo sarà con noi per un’eretica Lectio Magistralis sul destino europeo, all’indomani del summit per il 60° anniversario dei Trattati di Roma e nel pieno del calendario di vertici internazionali che raggiungerà il suo apice in occasione dell’incontro dei G7 a Taormina il prossimo Maggio, il primo dell’Era Trump. Una discussione eretica per aprire una breccia e leggere i cambiamenti epocali che oggi si riflettono sul quadro europeo, stretto tra le tensioni centrifughe del sovranismo nazionalista e le politiche di austerity del globalismo liberista.

C’è una via d’uscita dagli scenari più foschi di una Guerra Civile Europea? Ne parleremo in una discussione senza argini prestabiliti e coglieremo l’occasione per presentare assieme all’autore il libro di Luca Chiurchiù, La rivoluzione è finita abbiamo vinto. Storia della rivista «A/traverso», DeriveApprodi, 2017.

«A/traverso», fondata a Bologna alla metà degli anni Settanta, fu una delle riviste più rappresentative del Movimento del ’77. Grafica punk, scrittura da avanguardia artistica, linea editoriale maodadaista, la rivista proponeva raffinate analisi filosofiche e politiche attraverso una comunicazione che sovvertiva le dinamiche codificate della comunicazione tipiche del formalismo marxista-leninista. A quarant’anni esatti dal Settantasette, Luca Chiurchiù, autore di uno studio su «A/traverso» appena pubblicato da DeriveApprovi, ne discute con Franco Berardi Bifo, fondatore della rivista.

«A/traverso» si esprimeva così: «Appropriazione e liberazione del corpo, trasformazione dei rapporti interpersonali, sono il modo in cui oggi ricostruiamo un progetto contro il lavoro di fabbrica, contro qualsiasi ordine fondato sulla prestazione e sullo sfruttamento».

25 Marzo: Corteo – Libertà di movimento- Europe for all

25 Marzo: Corteo – Libertà di movimento- Europe for all

Il 25 marzo i capi di stato e di governo d’Europa si riuniranno a Roma per celebrare il 60° anniversario del Trattato di Roma, costitutivo della Comunità economica europea.

Questo incontro, al di là della retorica celebrativa, assume un significato che non può e non deve essere occultato: quello di accelerare il processo di integrazione europea come risposta all’elezione di Trump, a Putin e alla Brexit.

L’Europa che verrà celebrata è, però, un continente ad (almeno) due velocità, segnato dalle politiche di austerity e che fonda la cooperazione interstatuale su accordi economici e quadrature di bilancio, mentre lascia morire sui propri confini chi fugge da condizioni drammatiche di esistenza e cerca rifugio e protezione in territorio europeo, nonché la possibilità di riprogettare il proprio futuro.

Anche il trattato di Schengen che sembrava essere il necessario strumento comunitario per abbattere le frontiere interne all’Europa, è stato vanificato dalle politiche migratorie dei singoli stati membri, che hanno ridisegnato i confini come luoghi di morte: per chi salta sui treni in corsa per raggiungere la propria destinazione, per chi muore folgorato dalle reti elettriche di protezione o investito dai tir nelle gallerie tra Ventimiglia e la Francia, oppure – ma è divenuta una notizia talmente rituale da non suscitare più scandalo né indignazione – per chi muore nel Mar Mediterraneo, dove si contano più di 5.000 morti accertati nel solo 2016.

Riteniamo fondamentale non perdere l’occasione del 25 marzo per ricollocare al centro del discorso la libertà di movimento, a maggior ragione se il palcoscenico è la città di Roma, uno spazio metropolitano, attraversato da un susseguirsi letale di confini, divieti, inadempienze e corruzione. Uno spazio nel quale lo stesso concetto di accoglienza sembra aver perso qualsiasi significato.

Siamo l’ Europa meticcia, solidale e migrante e lo spazio europeo è il nostro terreno di azione politica. E in questo senso accettiamo la sfida posta da un campo “disintegrato”, a molteplici velocità, dove l’opzione nazionale rischia (e già in parte è così) di offrire terreno ad un populismo che si nutre di razzismo, fascismi, assottigliamento degli spazi di libertà e uguaglianza.

Proprio i migranti e le migranti, infatti, sono i soggetti che più di altri sono in grado di dislocare costantemente le forme del disciplinamento e della repressione della mobilità, nonché di trasformare i limiti della cittadinanza. Il loro spostamento mette in tensione i confini nazionali ed intraeuropei, e la loro collocazione nel mercato del lavoro ridetermina le forme molteplici di sfruttamento del lavoro contemporaneo. Ed è proprio con loro che vogliamo contestare le politiche migratorie europee che negli ultimi anni hanno prodotto hotspot, relocation, accordi bilaterali criminali, svuotando di senso il diritto d’asilo e la libertà di movimento dentro lo spazio europeo, già compromessi dal regolamento Dublino.

Conferma di queste politiche è il Decreto legge Minniti del 17 febbraio, configurato come nuovo “pacchetto sicurezza”, in cui vengono lesi diritti garantiti costituzionalmente e dalle convezioni internazionali, e in cui viene introdotto il lavoro gratuito servile anche per i richiedenti asilo.

Politiche che, in una trappola di austerità selettiva e populismo xenofobo, producono soggettività impoverite, vulnerabili e precarie, funzionando quale dispositivo di ricatto e di confinamento materiale e simbolico delle vite.

Ripartiremo dunque da qui, da Roma, e proprio il 25 marzo, perché vogliamo rendere visibile una costellazione europea di esperienze sociali e politiche che, nelle pratiche mutualistiche, nell’autodeterminazione dei soggetti e nelle rotture conflittuali, siano in grado di contrastare politiche emergenziali, retoriche umanitarie, e sentimenti xenofobi.

Saremo in piazza per gridare, ancora una volta, che vogliamo e possiamo realizzare un’Europa diversa che parta dalla valorizzazione di territori inclusivi e solidali.

Le proteste anti Trump negli USA, l’invasione degli aeroporti contro il “muslim ban”, One day without us, e la piazza dei 200mila di Barcellona al grido di “vogliamo accogliere” ci hanno segnalato, che è necessario, fare coalizione, ‘essere marea’, per segnare l’ordine del discorso rimettendo al centro la libertà di movimento e il diritto per ogni essere umano di scegliere dove andare e dove stare.

Rome, 25th March: International Call for a day of struggle against borders, austerity, racism, and for the freedom of movement in Europe.

https://www.facebook.com/Europeforall25marzo/

#libertadimovimento
#EuropeForAll

Generazione senza confini – Studenti verso il 25 marzo

Generazione senza confini – Studenti verso il 25 marzo

Il 25 marzo si riuniranno nella nostra città i i capi di stato e di governo europei, per celebrare il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, che istituì la Comunità Economica Europea. Il 25 Marzo sarà solo il primo di tanti eventi istituzionali che coinvolgeranno il nostro Paese nei prossimi mesi – a partire dal G7 di Taormina dove sarà presente Donald Trump – eventi che sicuramente ignoreranno i problemi centrali per la nostra generazione, come la mancanza di prospettive, di cui i i primi responsabili sono proprio questi governi.
Generazione cresciuta con la promessa di un’Europa che avrebbe garantito la crescita economica, e che si è ritrovata, invece, a essere più povera di quella che l’ha preceduta, la prima a vedersi ridurre, e non aumentare, le proprie possibilità di realizzazione e di autosufficienza economica. Dopo un decennio di crisi continua, l’unica soluzione proposta dalla governance europea è stata l’austerity, lo smantellamento dei diritti sul lavoro, di cittadinanza, di formazione, e in ultimo di libera circolazione. Dopo essere cresciuti in un mondo che prometteva il rispetto e lo sviluppo dei diritti fondamentali di ogni individuo, ci ritroviamo invece ad assistere alla costruzione di confini in ogni angolo del globo: che si tratti dei muri fisici alle frontiere europee, che impediscono a chi fugge dalle guerre in Africa e Medio Oriente di raggiungere il nostro continente, o di quelli invisibili, come le nuove disposizioni di legge in materia di immigrazione, o come quelli che il governo britannico si prepara ad erigere nei confronti di qualunque straniero, inclusi centinaia di migliaia di italiani nostri coetanei.
Questa Unione Europea è complice dello smantellamento dell’Università e della ricerca pubblica, dove ha imposto, a partire dal processo di Bologna, un modello basato sulla competizione ad ogni costo, tra studentesse e studenti, così come tra università stesse. E’ complice della ristrutturazione della scuola pubblica basata su logiche di mercato, così come vuole la Buona Scuola di Renzi e l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro. E’ complice di programmi-truffa come Garanzia Giovani che mettono all centro la costruzione di competenze per ‘l’occupabilità’ dei giovani, e non per la costruzione di occupazione, e di politiche sociali adeguate per i periodi di disoccupazione. Queste politiche, decise nelle istituzioni europee, sono sempre state applicate dai governi nazionali, così come ha fatto Renzi, e sta facendo Gentiloni. Questo modello di Unione Europea è, quindi, servito a smantellare diritti, che sembravano acquisiti, tradendo la speranza di quanti avevano visto nel modello Europeo la possibilità di superare gli Stati Nazione, e di poter inaugurare quindi un’epoca in cui pace e giustizia sociale fossero poste e garantite sul piano comunitario.
Questa è la generazione che forse più di ogni altra è cresciuta con la convinzione di avere cittadinanza nel mondo, ancor prima che di un singolo paese, anche per questo non possiamo accettare di rimanere in silenzio mentre ovunque l’idea di un mondo aperto e plurale viene messa sotto accusa da forze populiste e razziste, che sputano sui diritti delle donne, dei lavoratori, dei migranti. Consapevoli della complessità delle relazioni politiche, economiche, culturali e sociali dello spazio europeo e internazionale, non possiamo accettare di veder restringere l’orizzonte dello spazio d’azione alle sole logiche nazionali.
Abbiamo l’ambizione di un’Europa e di un mondo dove le frontiere -fisiche e immateriali- possano essere abbattute, dove la vita delle persone possa essere tutelata, dove la dignità di studenti, lavoratori e migranti sia un principio fondamentale e non un’opzione politica scavalcabile. Il 25 marzo scenderemo in piazza per dire che l’Europa che vogliamo è quella che si organizza dal basso per combattere l’esclusione sociale, per costruire spazi di autogoverno e di partecipazione, per erigere un modello capace di accogliere chi fugge da guerre e povertà e di sconfiggere gli spettri di razzismo e xenofobia. Il 25 scendiamo in piazza, per destituire l’Europa “celebrata”, per un’Europa meticcia, solidale e migrante. Contro ogni Stato e nazione.
Roma, 25 Marzo, h.11 Corteo da Piazza Vittorio – Per un’Europa meticcia, solidale e migrante
No al business delle frontiere. Sanzionata sede Indra

No al business delle frontiere. Sanzionata sede Indra

CONTRO IL BUSINESS DEI CONTROLLI DI FRONTIERA E L’EUROPA FORTEZZA

In cima alle priorità dei paesi europei c’è la volontà e la spinta politica al controllo: tutte le tecnologie sviluppate sono utili alla causa e il loro utilizzo genera guadagni milionari.

Come nel caso della società INDRA che assieme ad altre si rende complice di una strage permanente delle migrazioni.

Centinaia di persone continuano a morire fuggendo da guerre e carestie e l’Europa premia e finanzia queste aziende che senza scrupoli si prestano al gioco al massacro.

Nel 2012 il mercato globale della gestione delle frontiere (considerando i soli confini terrestri e marittimi) fatturava circa 29 miliardi di dollari, nel 2009 il fatturato del business delle frontiere europee era stimato tra i 6 e i 8 miliardi di euro. e si stima che questo florido business crescerà globalmente fino a 50 miliardi di euro nel 2022. sono soldi sporchi di sangue di tutte quelle vittime delle migrazioni.

Così questa notte INDRA è stata sanzionata per lanciare un segnale di protesta e denuncia contro l’Europa e per chi si rende complice della militarizzazione forzata in nome della sicurezza.

Mentre alle frontiere europee il numero dei morti e dei dispersi continua ad aumentare Frontex potrà ormai dispiegarsi più rapidamente alle frontiere esterne dell’UE per bloccare il passaggio, rendendo il viaggio ancora più pericoloso e cooperando, per i respingimenti, con un numero crescente di paesi, alcuni dei quali noti per le loro violazioni dei diritti umani.

#25M piazza vittorio ore 11

#europeforall
#libertàdimovimento

Libertà di Movimento – Europe for All

Libertà di Movimento – Europe for All

Appello per la costruzione di un 25 marzo a Roma di lotta ai confini, all’austerità, al razzismo, per la libertà di movimento.

Il 25 marzo i capi di stato e di governo d’Europa si riuniranno a Roma per celebrare il 60° anniversario del Trattato di Roma, costitutivo della Comunità economica europea.
Questo incontro, al di là della retorica celebrativa, assume un significato che non può e non deve essere occultato: quello di accelerare il processo di integrazione europea come risposta all’elezione di Trump, a Putin e alla Brexit.

L’Europa che verrà celebrata è, però, un continente ad (almeno) due velocità, segnato dalle politiche di austerity e che fonda la cooperazione interstatuale su accordi economici e quadrature di bilancio, mentre lascia morire sui propri confini chi fugge da condizioni drammatiche di esistenza e cerca rifugio e protezione in territorio europeo, nonché la possibilità di riprogettare il proprio futuro.

Anche il trattato di Schengen che sembrava essere il necessario strumento comunitario per abbattere le frontiere interne all’Europa, è stato vanificato dalle politiche migratorie dei singoli stati membri, che hanno ridisegnato i confini come luoghi di morte: per chi salta sui treni in corsa per raggiungere la propria destinazione, per chi muore folgorato dalle reti elettriche di protezione o investito dai tir nelle gallerie tra Ventimiglia e la Francia, oppure – ma è divenuta una notizia talmente rituale da non suscitare più scandalo né indignazione – per chi muore nel Mar Mediterraneo, dove si contano più di 5.000 morti accertati nel solo 2016.

Riteniamo fondamentale non perdere l’occasione del 25 marzo per ricollocare al centro del discorso la libertà di movimento, a maggior ragione se il palcoscenico è la città di Roma, uno spazio metropolitano, attraversato da un susseguirsi letale di confini, divieti, inadempienze e corruzione. Uno spazio nel quale lo stesso concetto di accoglienza sembra aver perso qualsiasi significato.

Siamo l’ Europa meticcia, solidale e migrante e lo spazio europeo è il nostro terreno di azione politica. E in questo senso accettiamo la sfida posta da un campo “disintegrato”, a molteplici velocità, dove l’opzione nazionale rischia (e già in parte è così) di offrire terreno ad un populismo che si nutre di razzismo, fascismi, assottigliamento degli spazi di libertà e uguaglianza.

Proprio i migranti e le migranti, infatti, sono i soggetti che più di altri sono in grado di dislocare costantemente le forme del disciplinamento e della repressione della mobilità, nonché di trasformare i limiti della cittadinanza. Il loro spostamento mette in tensione i confini nazionali ed intraeuropei, e la loro collocazione nel mercato del lavoro ridetermina le forme molteplici di sfruttamento del lavoro contemporaneo. Ed è proprio con loro che vogliamo contestare le politiche migratorie europee che negli ultimi anni hanno prodotto hotspot, relocation, accordi bilaterali criminali, svuotando di senso il diritto d’asilo e la libertà di movimento dentro lo spazio europeo, già compromessi dal regolamento Dublino.

Conferma di queste politiche è il Decreto legge Minniti del 17 febbraio, configurato come nuovo “pacchetto sicurezza”, in cui vengono lesi diritti garantiti costituzionalmente e dalle convezioni internazionali, e in cui viene introdotto il lavoro gratuito servile anche per i richiedenti asilo.

Politiche che, in una trappola di austerità selettiva e populismo xenofobo, producono soggettività impoverite, vulnerabili e precarie, funzionando quale dispositivo di ricatto e di confinamento materiale e simbolico delle vite.

Ripartiremo dunque da qui, da Roma, e proprio il 25 marzo, perché vogliamo rendere visibile una costellazione europea di esperienze sociali e politiche che, nelle pratiche mutualistiche, nell’autodeterminazione dei soggetti e nelle rotture conflittuali, siano in grado di contrastare politiche emergenziali, retoriche umanitarie, e sentimenti xenofobi.

Saremo in piazza per gridare, ancora una volta, che vogliamo e possiamo realizzare un’Europa diversa che parta dalla valorizzazione di territori inclusivi e solidali.

Le proteste anti Trump negli USA, l’invasione degli aeroporti contro il “muslim ban”, One day without us, e la piazza dei 200mila di Barcellona al grido di “vogliamo accogliere” ci hanno segnalato, che è necessario, fare coalizione, ‘essere marea’, per segnare l’ordine del discorso rimettendo al centro la libertà di movimento e il diritto per ogni essere umano di scegliere dove andare e dove stare.

ROMA 25 marzo h.11 PIAZZA VITTORIO
#libertadimovimento
#EuropeForAll