da admin | 28 Mar 2017 | Blog, Città, Comunicati
Ci hai provato, Cassandra, in tutti i modi, ma stavolta la profezia non si è avverata. I “Black Block” potrai continuare solo a sognarli, mentre devastano e saccheggiano le tue notti come nuovi Lanzichenecchi.
Perché sabato 25 marzo, malgrado il vespaio sollevato da stampa e Questura, che hanno preventivamente descritto la giornata come quella in cui l’orologio dell’Armageddon avrebbe battuto gli ultimi rintocchi della Città Eterna, abbiamo assistito allo snodarsi per tutto il giorno di cortei che hanno contestato le politiche di austerity, le istituzioni finanziare e la chiusura brutale delle frontiere della fortezza Europa.
Due parole, però, pensiamo vadano spese, perché quello che è successo sabato nella gestione dell’ordine pubblico non rientra certo nella sfera della “normalità”.
Abbiamo infatti assistito, senza mezzi termini, alla violazione indiscriminata dei più basilari diritti costituzionali e a continue provocazioni da parte delle forze dell’ordine, sotto il ligio comando del ministro Minniti. Il filo conduttore sono state le misure di carattere preventivo e spropositato che hanno colpito centinaia di persone senza che nulla fosse accaduto per giustificarle. Emblematica e inquietante, enormemente grave e quasi eversiva risulta la dichiarazione del Questore Marino che afferma di aver “verificato non solo i precedenti, ma anche l’orientamento ideologico dei manifestanti fermati”.
Piccolo appunto, i fermati andrebbero forse definiti “preventivamente manifestanti” dato che in piazza non ci sono mai arrivati.
A conti fatti i dati sono i seguenti: i pullman arrivati da fuori Roma sono stati tenuti fermi diverso tempo al casello e perquisiti da cima a fondo. Più di 150 attivisti e attiviste, dal Piemonte, dal Veneto, e dalle Marche – tradotti in questura dalle forze dell’ordine senza neanche scendere dai pullman – sono stati portati nel centro di identificazione di Tor Cervara e trattenuti per ore, vedendo impedita di fatto la loro partecipazione al corteo. Sono stati comminati più di 20 fogli di via dalla città a chi, mentre raggiungeva il corteo, è stato fermato e perquisito. La motivazione più comune è stata il possesso di un k-way, di fumogeni o, addirittura, l’indossare delle felpe col cappuccio. I fogli di via hanno una durata da uno a tre anni, in particolare risulta di gravità inaudita la misura contro R., studente e attivista dei collettivi universitari, fermato con altri 4 attivisti la mattina mentre si dirigeva al concentramento dello spezzone “Europe for All”. Il ragazzo è dovuto andare via da Roma dopo 10 ore di fermo, nonostante ci viva e ci studi, in quanto non ha qui la residenza. Durante lo svolgimento dei cortei il dispiegamento di forze dell’ordine è stato a dir poco soffocante. Gli atteggiamenti provocatori si sono susseguiti durante la giornata, dalla piazza della mattina, alla quale abbiamo partecipato con uno spezzone largo e meticcio, fino al tardo pomeriggio, quando la celere ha addirittura spezzato il corteo “Eurostop” col chiaro intento di provocare disordini.
Su larga parte della stampa nazionale e dei telegiornali tutto è andato “liscio” per merito di Minniti e della Polizia. Con ragionevole sicurezza possiamo affermare che se ci fossero stati disordini la colpa sarebbe stata esclusivamente dei manifestanti e la repressione ancor più dura. Con altrettanta forza diciamo che non è andato “liscio” un bel niente, si è semplicemente sperimentato un dispositivo di controllo e repressione preventiva pericoloso e lesivo dei diritti di tutte e tutti.
Lo vogliamo dire chiaramente: sabato 25 marzo ha rappresentato un passo indietro epocale per la democrazia e i diritti in questo paese e un balzo in avanti nella definizione di un nuovo paradigma securitario e del controllo. Per lo stesso motivo saremo sempre in prima linea per evitare che si ripetano eventi come quelli sopra descritti, in ogni mobilitazione e in previsione degli appuntamenti internazionali previsti in Italia a partire dal G7 di Taormina. La nostra solidarietà va a tutt* quell* che sabato sono stati fermati, perquisiti, trattenuti, espulsi dalla città, il nostro sdegno più profondo va invece al ministro Minniti e alla follia da lui architettata in maniera totalmente irresponsabile. Per la libertà di movimento di tutte e tutti, per un’Europa senza confini, barriere, divieti.
Europe for all, Minniti for no one
da admin | 25 Mar 2017
Il 25 marzo i capi di stato e di governo d’Europa si riuniranno a Roma per celebrare il 60° anniversario del Trattato di Roma, costitutivo della Comunità economica europea.
Questo incontro, al di là della retorica celebrativa, assume un significato che non può e non deve essere occultato: quello di accelerare il processo di integrazione europea come risposta all’elezione di Trump, a Putin e alla Brexit.
L’Europa che verrà celebrata è, però, un continente ad (almeno) due velocità, segnato dalle politiche di austerity e che fonda la cooperazione interstatuale su accordi economici e quadrature di bilancio, mentre lascia morire sui propri confini chi fugge da condizioni drammatiche di esistenza e cerca rifugio e protezione in territorio europeo, nonché la possibilità di riprogettare il proprio futuro.
Anche il trattato di Schengen che sembrava essere il necessario strumento comunitario per abbattere le frontiere interne all’Europa, è stato vanificato dalle politiche migratorie dei singoli stati membri, che hanno ridisegnato i confini come luoghi di morte: per chi salta sui treni in corsa per raggiungere la propria destinazione, per chi muore folgorato dalle reti elettriche di protezione o investito dai tir nelle gallerie tra Ventimiglia e la Francia, oppure – ma è divenuta una notizia talmente rituale da non suscitare più scandalo né indignazione – per chi muore nel Mar Mediterraneo, dove si contano più di 5.000 morti accertati nel solo 2016.
Riteniamo fondamentale non perdere l’occasione del 25 marzo per ricollocare al centro del discorso la libertà di movimento, a maggior ragione se il palcoscenico è la città di Roma, uno spazio metropolitano, attraversato da un susseguirsi letale di confini, divieti, inadempienze e corruzione. Uno spazio nel quale lo stesso concetto di accoglienza sembra aver perso qualsiasi significato.
Siamo l’ Europa meticcia, solidale e migrante e lo spazio europeo è il nostro terreno di azione politica. E in questo senso accettiamo la sfida posta da un campo “disintegrato”, a molteplici velocità, dove l’opzione nazionale rischia (e già in parte è così) di offrire terreno ad un populismo che si nutre di razzismo, fascismi, assottigliamento degli spazi di libertà e uguaglianza.
Proprio i migranti e le migranti, infatti, sono i soggetti che più di altri sono in grado di dislocare costantemente le forme del disciplinamento e della repressione della mobilità, nonché di trasformare i limiti della cittadinanza. Il loro spostamento mette in tensione i confini nazionali ed intraeuropei, e la loro collocazione nel mercato del lavoro ridetermina le forme molteplici di sfruttamento del lavoro contemporaneo. Ed è proprio con loro che vogliamo contestare le politiche migratorie europee che negli ultimi anni hanno prodotto hotspot, relocation, accordi bilaterali criminali, svuotando di senso il diritto d’asilo e la libertà di movimento dentro lo spazio europeo, già compromessi dal regolamento Dublino.
Conferma di queste politiche è il Decreto legge Minniti del 17 febbraio, configurato come nuovo “pacchetto sicurezza”, in cui vengono lesi diritti garantiti costituzionalmente e dalle convezioni internazionali, e in cui viene introdotto il lavoro gratuito servile anche per i richiedenti asilo.
Politiche che, in una trappola di austerità selettiva e populismo xenofobo, producono soggettività impoverite, vulnerabili e precarie, funzionando quale dispositivo di ricatto e di confinamento materiale e simbolico delle vite.
Ripartiremo dunque da qui, da Roma, e proprio il 25 marzo, perché vogliamo rendere visibile una costellazione europea di esperienze sociali e politiche che, nelle pratiche mutualistiche, nell’autodeterminazione dei soggetti e nelle rotture conflittuali, siano in grado di contrastare politiche emergenziali, retoriche umanitarie, e sentimenti xenofobi.
Saremo in piazza per gridare, ancora una volta, che vogliamo e possiamo realizzare un’Europa diversa che parta dalla valorizzazione di territori inclusivi e solidali.
Le proteste anti Trump negli USA, l’invasione degli aeroporti contro il “muslim ban”, One day without us, e la piazza dei 200mila di Barcellona al grido di “vogliamo accogliere” ci hanno segnalato, che è necessario, fare coalizione, ‘essere marea’, per segnare l’ordine del discorso rimettendo al centro la libertà di movimento e il diritto per ogni essere umano di scegliere dove andare e dove stare.
Rome, 25th March: International Call for a day of struggle against borders, austerity, racism, and for the freedom of movement in Europe.
https://www.facebook.com/Europeforall25marzo/
#libertadimovimento
#EuropeForAll
da admin | 24 Mar 2017 | Blog, Glocal, Migranti, Scuola e Università
Il 25 marzo si riuniranno nella nostra città i i capi di stato e di governo europei, per celebrare il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, che istituì la Comunità Economica Europea. Il 25 Marzo sarà solo il primo di tanti eventi istituzionali che coinvolgeranno il nostro Paese nei prossimi mesi – a partire dal G7 di Taormina dove sarà presente Donald Trump – eventi che sicuramente ignoreranno i problemi centrali per la nostra generazione, come la mancanza di prospettive, di cui i i primi responsabili sono proprio questi governi.
Generazione cresciuta con la promessa di un’Europa che avrebbe garantito la crescita economica, e che si è ritrovata, invece, a essere più povera di quella che l’ha preceduta, la prima a vedersi ridurre, e non aumentare, le proprie possibilità di realizzazione e di autosufficienza economica. Dopo un decennio di crisi continua, l’unica soluzione proposta dalla governance europea è stata l’austerity, lo smantellamento dei diritti sul lavoro, di cittadinanza, di formazione, e in ultimo di libera circolazione. Dopo essere cresciuti in un mondo che prometteva il rispetto e lo sviluppo dei diritti fondamentali di ogni individuo, ci ritroviamo invece ad assistere alla costruzione di confini in ogni angolo del globo: che si tratti dei muri fisici alle frontiere europee, che impediscono a chi fugge dalle guerre in Africa e Medio Oriente di raggiungere il nostro continente, o di quelli invisibili, come le nuove disposizioni di legge in materia di immigrazione, o come quelli che il governo britannico si prepara ad erigere nei confronti di qualunque straniero, inclusi centinaia di migliaia di italiani nostri coetanei.
Questa Unione Europea è complice dello smantellamento dell’Università e della ricerca pubblica, dove ha imposto, a partire dal processo di Bologna, un modello basato sulla competizione ad ogni costo, tra studentesse e studenti, così come tra università stesse. E’ complice della ristrutturazione della scuola pubblica basata su logiche di mercato, così come vuole la Buona Scuola di Renzi e l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro. E’ complice di programmi-truffa come Garanzia Giovani che mettono all centro la costruzione di competenze per ‘l’occupabilità’ dei giovani, e non per la costruzione di occupazione, e di politiche sociali adeguate per i periodi di disoccupazione. Queste politiche, decise nelle istituzioni europee, sono sempre state applicate dai governi nazionali, così come ha fatto Renzi, e sta facendo Gentiloni. Questo modello di Unione Europea è, quindi, servito a smantellare diritti, che sembravano acquisiti, tradendo la speranza di quanti avevano visto nel modello Europeo la possibilità di superare gli Stati Nazione, e di poter inaugurare quindi un’epoca in cui pace e giustizia sociale fossero poste e garantite sul piano comunitario.
Questa è la generazione che forse più di ogni altra è cresciuta con la convinzione di avere cittadinanza nel mondo, ancor prima che di un singolo paese, anche per questo non possiamo accettare di rimanere in silenzio mentre ovunque l’idea di un mondo aperto e plurale viene messa sotto accusa da forze populiste e razziste, che sputano sui diritti delle donne, dei lavoratori, dei migranti. Consapevoli della complessità delle relazioni politiche, economiche, culturali e sociali dello spazio europeo e internazionale, non possiamo accettare di veder restringere l’orizzonte dello spazio d’azione alle sole logiche nazionali.
Abbiamo l’ambizione di un’Europa e di un mondo dove le frontiere -fisiche e immateriali- possano essere abbattute, dove la vita delle persone possa essere tutelata, dove la dignità di studenti, lavoratori e migranti sia un principio fondamentale e non un’opzione politica scavalcabile. Il 25 marzo scenderemo in piazza per dire che l’Europa che vogliamo è quella che si organizza dal basso per combattere l’esclusione sociale, per costruire spazi di autogoverno e di partecipazione, per erigere un modello capace di accogliere chi fugge da guerre e povertà e di sconfiggere gli spettri di razzismo e xenofobia. Il 25 scendiamo in piazza, per destituire l’Europa “celebrata”, per un’Europa meticcia, solidale e migrante. Contro ogni Stato e nazione.
Roma, 25 Marzo, h.11 Corteo da Piazza Vittorio – Per un’Europa meticcia, solidale e migrante
da admin | 19 Mar 2017 | Blog, Città, Migranti
CONTRO IL BUSINESS DEI CONTROLLI DI FRONTIERA E L’EUROPA FORTEZZA
In cima alle priorità dei paesi europei c’è la volontà e la spinta politica al controllo: tutte le tecnologie sviluppate sono utili alla causa e il loro utilizzo genera guadagni milionari.
Come nel caso della società INDRA che assieme ad altre si rende complice di una strage permanente delle migrazioni.
Centinaia di persone continuano a morire fuggendo da guerre e carestie e l’Europa premia e finanzia queste aziende che senza scrupoli si prestano al gioco al massacro.
Nel 2012 il mercato globale della gestione delle frontiere (considerando i soli confini terrestri e marittimi) fatturava circa 29 miliardi di dollari, nel 2009 il fatturato del business delle frontiere europee era stimato tra i 6 e i 8 miliardi di euro. e si stima che questo florido business crescerà globalmente fino a 50 miliardi di euro nel 2022. sono soldi sporchi di sangue di tutte quelle vittime delle migrazioni.
Così questa notte INDRA è stata sanzionata per lanciare un segnale di protesta e denuncia contro l’Europa e per chi si rende complice della militarizzazione forzata in nome della sicurezza.
Mentre alle frontiere europee il numero dei morti e dei dispersi continua ad aumentare Frontex potrà ormai dispiegarsi più rapidamente alle frontiere esterne dell’UE per bloccare il passaggio, rendendo il viaggio ancora più pericoloso e cooperando, per i respingimenti, con un numero crescente di paesi, alcuni dei quali noti per le loro violazioni dei diritti umani.
#25M piazza vittorio ore 11
#europeforall
#libertàdimovimento
da admin | 5 Mar 2017 | Blog, Glocal, Migranti
Appello per la costruzione di un 25 marzo a Roma di lotta ai confini, all’austerità, al razzismo, per la libertà di movimento.
Il 25 marzo i capi di stato e di governo d’Europa si riuniranno a Roma per celebrare il 60° anniversario del Trattato di Roma, costitutivo della Comunità economica europea.
Questo incontro, al di là della retorica celebrativa, assume un significato che non può e non deve essere occultato: quello di accelerare il processo di integrazione europea come risposta all’elezione di Trump, a Putin e alla Brexit.
L’Europa che verrà celebrata è, però, un continente ad (almeno) due velocità, segnato dalle politiche di austerity e che fonda la cooperazione interstatuale su accordi economici e quadrature di bilancio, mentre lascia morire sui propri confini chi fugge da condizioni drammatiche di esistenza e cerca rifugio e protezione in territorio europeo, nonché la possibilità di riprogettare il proprio futuro.
Anche il trattato di Schengen che sembrava essere il necessario strumento comunitario per abbattere le frontiere interne all’Europa, è stato vanificato dalle politiche migratorie dei singoli stati membri, che hanno ridisegnato i confini come luoghi di morte: per chi salta sui treni in corsa per raggiungere la propria destinazione, per chi muore folgorato dalle reti elettriche di protezione o investito dai tir nelle gallerie tra Ventimiglia e la Francia, oppure – ma è divenuta una notizia talmente rituale da non suscitare più scandalo né indignazione – per chi muore nel Mar Mediterraneo, dove si contano più di 5.000 morti accertati nel solo 2016.
Riteniamo fondamentale non perdere l’occasione del 25 marzo per ricollocare al centro del discorso la libertà di movimento, a maggior ragione se il palcoscenico è la città di Roma, uno spazio metropolitano, attraversato da un susseguirsi letale di confini, divieti, inadempienze e corruzione. Uno spazio nel quale lo stesso concetto di accoglienza sembra aver perso qualsiasi significato.
Siamo l’ Europa meticcia, solidale e migrante e lo spazio europeo è il nostro terreno di azione politica. E in questo senso accettiamo la sfida posta da un campo “disintegrato”, a molteplici velocità, dove l’opzione nazionale rischia (e già in parte è così) di offrire terreno ad un populismo che si nutre di razzismo, fascismi, assottigliamento degli spazi di libertà e uguaglianza.
Proprio i migranti e le migranti, infatti, sono i soggetti che più di altri sono in grado di dislocare costantemente le forme del disciplinamento e della repressione della mobilità, nonché di trasformare i limiti della cittadinanza. Il loro spostamento mette in tensione i confini nazionali ed intraeuropei, e la loro collocazione nel mercato del lavoro ridetermina le forme molteplici di sfruttamento del lavoro contemporaneo. Ed è proprio con loro che vogliamo contestare le politiche migratorie europee che negli ultimi anni hanno prodotto hotspot, relocation, accordi bilaterali criminali, svuotando di senso il diritto d’asilo e la libertà di movimento dentro lo spazio europeo, già compromessi dal regolamento Dublino.
Conferma di queste politiche è il Decreto legge Minniti del 17 febbraio, configurato come nuovo “pacchetto sicurezza”, in cui vengono lesi diritti garantiti costituzionalmente e dalle convezioni internazionali, e in cui viene introdotto il lavoro gratuito servile anche per i richiedenti asilo.
Politiche che, in una trappola di austerità selettiva e populismo xenofobo, producono soggettività impoverite, vulnerabili e precarie, funzionando quale dispositivo di ricatto e di confinamento materiale e simbolico delle vite.
Ripartiremo dunque da qui, da Roma, e proprio il 25 marzo, perché vogliamo rendere visibile una costellazione europea di esperienze sociali e politiche che, nelle pratiche mutualistiche, nell’autodeterminazione dei soggetti e nelle rotture conflittuali, siano in grado di contrastare politiche emergenziali, retoriche umanitarie, e sentimenti xenofobi.
Saremo in piazza per gridare, ancora una volta, che vogliamo e possiamo realizzare un’Europa diversa che parta dalla valorizzazione di territori inclusivi e solidali.
Le proteste anti Trump negli USA, l’invasione degli aeroporti contro il “muslim ban”, One day without us, e la piazza dei 200mila di Barcellona al grido di “vogliamo accogliere” ci hanno segnalato, che è necessario, fare coalizione, ‘essere marea’, per segnare l’ordine del discorso rimettendo al centro la libertà di movimento e il diritto per ogni essere umano di scegliere dove andare e dove stare.
ROMA 25 marzo h.11 PIAZZA VITTORIO
#libertadimovimento
#EuropeForAll