Ex Fiera di Roma, ancora un’occasione sprecata?
Una delle prime delibere dell’amministrazione cinque stelle ha riguardato gli spazi abbandonati sulla Cristoforo Colombo. Per realizzare un vero cambiamento servono però scelte diverse
È notizia di stamattina un’azione di protesta del <a href="https://www article source.coordinamento.info/index.php/chi-siamo” target=”_blank”>Coordinamento cittadino di lotta per la casa e di BPM – blocchi precari metropolitani. L’area dell’Ex Fiera di Roma, sulla via Cristoforo Colombo, “luogo simbolo del degrado e del malaffare” (dal comunicato) è stata occupata per alcune ore da quasi duecento persone.
Obiettivo dichiarato dell’iniziativa, che si è conclusa con una sfilata in corteo, è stata di voler nuovamente segnalare il pluriennale stato di abbandono dell’ex Fiera e chiedere alla giunta Raggi, e in particolare all’assessore Berdini, di prendere in carico la questione dell’emergenza abitativa a Roma, riqualificare lo spazio e destinarlo a fini sociali. Per ora Paolo Berdini sembrerebbe aver accettato il confronto, dichiarando la disponibilità a sedersi al tavolo di trattativa con i Movimenti per la Casa assieme agli assessori Mazzillo – bilancio – e Baldassare – Politiche Sociali – il prossimo 14 novembre.
I primi mesi di governo della giunta di Virginia Raggi non sono stati certo caratterizzati da una grande quantità di decisioni prese. Il lungo tempo usato per completare la giunta e il tentativo di trovare un equilibrio fra tante componenti diverse sono stati fra gli elementi che finora hanno impedito all’amministrazione a cinque stelle di dare un chiaro segnale di discontinuità rispetto al passato.
Eppure già il 9 agosto l’assemblea capitolina si è trovata a esaminare delle controdeduzioni alla delibera del 14 luglio 2015 della precedente assemblea sull’utilizzo dell’ex Fiera di Roma, presentate dal neoassessore all’urbanistica Paolo Berdini. Nel testo della nuova delibera si accolgono alcune osservazioni presentate dai comitati FIERAmente, Parco Scott, piazza dei Navigatori oltre che dalla sezione romana di Italia Nostra e da Pietro Samperi, presidente dell’Unione Cattolica Italiana Tecnici alla stessa delibera del 2015. Fra le altre cose gli autori delle osservazioni sostenevano che i metri quadri previsti dalla delibera (67.500 mq) sarebbero stati eccessivi, proponendo come quantità più idonea 44.000 mq. Entrambe queste quantità sono indicate in SUL (Superficie Utile Lorda) cioè “la somma delle superfici di tutti i piani fuori terra, seminterrati ed interrati” secondo la definizione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Si tiene quindi conto della superficie sviluppabile da un edificio di più piani che in questo caso coincide anche con quella potenzialmente vendibile. Inoltre secondo gli osservanti le dimensioni dell’insediamento previsto avrebbero portato inevitabilmente a grossi problemi per tutta l’area circostante. Sono proprio questi due punti ad essere stati accolti nella redazione della nuova delibera che infatti riporta il numero di metri quadri a 44.360 di SUL, poco al di sopra di quanti proposto dalle associazioni.
Pochi giorni prima, su richiesta della società Investimenti S.p.A (di cui la Regione Lazio, il Comune di Roma e la Camera di Commercio posseggono la maggioranza delle quote), il Tar del Lazio era intervenuto sulla vicenda togliendo al Comune di Roma la prerogativa della vendita del sito, conferendola al prefetto della capitale Paola Basilone. La vendita dell’area e quindi il suo valore commerciale sono infatti i punti centrali dell’intera vicenda. Investimenti S.p.A. ha fretta di trovare un acquirente per l’area dell’ex Fiera perché in questo modo pensa di riuscire a coprire almeno una parte consistente del debito che è stata accumulato con la costruzione della nuova Fiera di Roma, sita sulla Roma-Fiumicino. Non è quindi sorprendente che la delibera abbia fatto preoccupare parecchio la società: la diminuzione voluta da Berdini infatti comporta un minor introito potenziale.
Il fattore economico ha pesato in modo considerevole anche sul tipo di destinazione d’uso dell’area: l’edilizia residenziale è quella che in questo momento garantisce la miglior prospettiva di guadagno e quindi il progetto finale terrà conto più di queste necessità che di quello che avrebbe potuto essere utile alla città e ai quartieri circostanti.
A poco sono servite le proteste del municipio (prima XI e poi VIII) guidato da Andrea Catarci che in passato era stato fra i promotori di una proposta che prevedeva lo spostamento nell’ex Fiera degli uffici della Regione Lazio oggi presenti nella Pisana (qui un articolo del 2013 di CORE sulla vicenda). Una volta decisa la destinazione d’uso la giunta Marino e in particolare l’assessore all’urbanistica Giovanni Caudo si sono impegnati in un confronto con le associazioni presenti sul territorio. Questa partecipazione avveniva però solo all’interno di parametri ben definiti (quantità di metri quadri di SUL e destinazione d’uso) e ciò non ha potuto che limitare la possibilità di decidere cosa fare dell’area.
L’elaborazione attuale non è che l’ultimo passaggio di una lunga storia. Dalla sua dismissione, avvenuta nel 2007, l’area dell’ex fiera di Roma era stata pensata prima come Città dei bambini, dall’allora sindaco Walter Veltroni – in virtuale connessione la Città dei Giovani presso gli ex mercati generali, altro progetto in stasi – e poi come occasione speculativa per case di pregio, dal successivo sindaco Gianni Alemanno.
La realtà è che finora nessun intervento è stato eseguito e i vecchi capannoni sono ancora al loro posto.
Quest’area sembra quindi un ottimo esempio di come una città con grandi potenzialità possa disperderle per sostenere interessi che non coincidono con quelli della collettività, e l’occupazione simbolica di stamattina ne è la prova tangibile.
D’altra parte è proprio sull’urbanistica che la giunta di Virginia Raggi si gioca una parte consistente della sua credibilità. Durante la campagna elettorale infatti l’allora candidata del Movimento 5 Stelle ha più volte sostenuto la necessità di non consumare altro suolo. Questa è una dichiarazione di principio e per darle seguito sembrerebbe utile ricominciare a prendersi cura di tutti quegli spazi abbandonati di cui Roma è ricca (per esempio gli impianti sportivi del Flaminio o Campo Testaccio). Se per l’ex Fiera la situazione era già compromessa non mancano comunque le occasioni di seguire strade alternative. Per farlo però occorre un’idea chiara della città che si vuole provare a sviluppare nei prossimi anni.

