Dispacci non una di meno

Pubblicato il 7 marzo 2017 | da Irene Salvi

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LottoMarzo, piazze femministe in tutto il mondo

Domani, in 49 Paesi, le donne incrociano le braccia per uno sciopero globale contro violenza e discriminazioni di genere. In Italia iniziative in molte città, animate dalla rete Non Una di Meno che dopo la manifestazione nazionale del 26 novembre sta lavorando a un Piano femminista contro la violenza di genere. A Roma piazze tematiche e cortei

Autonomia femminile, effettività dei diritti, libertà sessuale e riproduttiva, parità salariale e welfare, femminismo migrante, educazione all’antiviolenza, spazi politici per i femminismi, nuovi linguaggi antisessisti.non una di meno

Sono gli 8 punti per l’8 marzo definiti dall’assemblea della rete Non Una di Meno nell’appuntamento del 4 e 5 febbraio a Bologna, in cui oltre 1500 donne sono tornate a incontrarsi dopo l’imponente mobilitazione del 26 e 27 novembre 2016 a Roma per definire una piattaforma politica e comunicativa comune in vista dello sciopero generale convocato in 49 Paesi, dall’Argentina (dove è nata la piattaforma Ni Una Menos che per prima ha lanciato la proposta di uno sciopero internazionale delle donne) agli USA

“L’8 marzo incroceremo le braccia interrompendo ogni attività produttiva e riproduttiva”. Nonostante, con l’eccezione delle sigle di base, la richiesta di convocazione di uno sciopero nazionale alle principali confederazioni sindacali sia rimasta inascoltata – nell’assemblea bolognese ci sono stati fischi e contestazioni per la delegata CGIL che rimetteva la scelta sull’8 marzo alle Camere locali, di fatto deresponsabilizzando il direttivo nazionale – sono previsti scioperi autorganizzati, iniziative e cortei in numerose città italiane. Questa sera alle 23 un tweetstorm globale lancerà (in italiano dal profilo @nonunadimeno) l’hashtag che farà da aggregatore per il racconto in rete di questa giornata di mobilitazione internazionale.

Diversi gli appuntamenti a Roma: il primo è alle 8 del mattino in via di Casal Boccone 188/190 per “Non una di meno, nessuna da sola!”, presidio delle lavoratrici contro i licenziamenti Almaviva; dalle 9 piazza San Cosimato (Trastevere) sarà la “piazza della formazione alle differenze, contro la Buona Scuola e i suoi decreti attuativi” da cui muovere per raggiungere in corteo il Ministero dell’istruzione; alle 10 piazza Oderico da Pordenone a Garbatella, sede della Regione Lazio, è la “piazza della salute, dell’autodeterminazione e del lavoro” in cui sarà centrale il tema dei diritti riproduttivi e della libertà di scelta delle donne, quotidianamente minacciata da un’applicazione parziale e opportunistica della L. 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza; all’università Sapienza (piazzale della Minerva, dalle 11) ci sarà la “piazza dell’università e della ricerca libere, laiche e accessibili a tutt*“, perché “il sapere è la nostra arma”; in contemporanea, nella centrale piazza della Madonna di Loreto, saranno in presidio le educatrici dei nidi di Roma contro la privatizzazione dei servizi educativi. Le matrioske convergeranno infine al Colosseo, non una di menoda dove alle 17 partirà il corteo cittadino che terminerà a Trastevere.

Il percorso Non Una di Meno – i cui tavoli di discussione hanno elaborato negli scorsi mesi un Piano femminista contro la violenza di genere, mirato a fornire “risposte concrete ed efficaci al problema della violenza maschile sulle donne, intesa come questione sistemica e strutturale” – non si esaurisce nella giornata dell’8. Ad aprile (il 22 e il 23) ci saranno nuove assemblee a Roma, in cui saranno discusse le molte istanze contenute nella piattaforma di proposte in costruzione. Se pure alcune richiedono passaggi parlamentari e istituzionali – dare piena attuazione alla legge 194/78, implementare la Convenzione di Istanbul, disciplinare le nuove forme di violenza online – è chiaro come il cambiamento perseguito vada ben oltre il piano legislativo: nel report dell’assemblea di Bologna si legge che “la violenza maschile contro le donne non si combatte con l’inasprimento delle pene, ma con una trasformazione radicale della società”, in linea con l’assemblea romana di novembre che in tema di femminicidi ribadiva il rifiuto del “paradigma psicopatologizzante, allarmistico ed emergenziale”. Così, rivendicando il protagonismo femminile nella lotta alle discriminazioni e partendo dal “rifiuto della violenza di genere in tutte le sue forme: oppressione, sfruttamento, sessismo, razzismo, omo e transfobia” si arriva all’assunto se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo”, che domani bloccherà strade e luoghi di lavoro per ricordare che senza le donne il mondo si ferma.

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