Dispacci astensionismo

Pubblicato il 16 aprile 2016 | da E.L.

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Gli argomenti degli astensionisti: facciamo chiarezza

A pochi giorni dal referendum sulle piattaforme petrolifere in Italia il valzer tra ragioni del voto e smentite non si ferma

Sebbene il referendum del 17 aprile sia stato ignorato dai principali mezzi di informazione e ostacolato dal Governo, sono in molti a temere per la vittoria del SÌ. Oltre alle industrie petrolifere, ovviamente contrarie al quesito referendario, ha fatto discutere la posizione dei sindacati. Sia la CGIL, attraverso il segretario dei chimici Emilio Miceli, che la Cisl, hanno espresso il loro dubbi sulle “ragioni del SÌ”, sottolineando il rischio di perdere “migliaia di posti di lavoro dell’indotto”.  Non si è fatta attendere la risposta dei promotori del referendum, affidata alle argomentazioni del costituzionalista Enzo Di Salvatore. In un articolo pubblicato su www.fermaletrivelle.it, il costituzionalista abruzzese ha preso in considerazione il progetto “Ombrina mare”, bloccato recentemente dal Governo proprio per frenare l’iniziativa refendaria. Secondo Di Salvatore «qualora fosse stato realizzato, il progetto avrebbe dato lavoro solo a ventiquattro persone». Per quanto riguarda, invece, i lavoratori dell’indotto, il costituzionalista ha sottolineato che «una grande opera collocata a soli 6 km dalla costa, avrebbe potuto danneggiare molte altre attività economiche», a cominciare dal turismo. Ma non è tutto. Enzo Di Salvatore ha evidenziato che tra le aziende coinvolte dal quesito referendario, soltanto 5 vedranno scadere la propria concessione tra 5 anni. Tutte le altre potranno operare per altri 10 – 20 anni, senza dover toccare nessun posto di lavoro.

Le preoccupazioni dei sindacati sono state, comunque, raccolte dal comitato “Ottimisti e razionali” che, sul proprio sito web, ha dato voce al fronte del NO, nel quale confluiscono anche gli astensionisti. Tra i contributi che hanno riscosso maggior successo sullGREENPEACE-large570a rete, va segnalato quello di Michela Costa, una geologa che ha elencato  otto motivi per non andare a votare. Quello principale sarebbe, in particolare, che la vittoria del SÌ porterebbe alla costruzione di nuove trivelle oltre le 12 miglia e aumenterebbe il ricorso all’importazione di petrolio dall’estero. Tali affermazioni sono state, tuttavia, confutate da Andrea Boraschi, responsabile delle campagne Energia e Clima di Greenpeace. In una nota pubblicata sul proprio profilo Facebook, Boraschi ha, infatti, spiegato che le «piattaforme interessate dal referendum producono solo il 3% del fabbisogno nazionale di gas e lo 0,8% di petrolio. Si tratta di quantitativi irrisori», ha aggiunto Boraschi, «che verranno riassorbiti dal calo costante del consumo nazionale di idrocarburi (negli ultimi 10 anni i consumi di petrolio e gas si sono ridotti, rispettivamente, del 33% e del 21,6%) o che possono essere compensati da misure minime di incremento dell’efficienza energetica».

Nonostante le numerose ragioni a favore del SI, il partito degli astensionisti ha incassato l’endorsment inaspettato di Giorgio Napolitano. Commentando la nuova riforma della Costituzione, recentemente varata dalle Camere, l’ex Presidente della Repubblica ha dichiarato di trovare “persuasivi gli argomenti sull’inconsistenza e pretestuosità di questa iniziativa referendaria. Se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità – ha aggiunto Napolitano – non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria”. Peccato che pochi giorni prima il Presidente della Corte Costituzionale, l’organo che vigila sul rispetto della Costituzione, avesse detto proprio il contrario: al referendum sulle trivelle “si deve votare – ha dichiarato Paolo Grossi durante la conferenza stampa annuale al Palazzo della Consulta – ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto. Ma credo si debba partecipare al voto; significa essere pienamente cittadini. Fa parte della carta d’ identità del buon cittadino“.

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