Rifiuti, quale futuro per la capitale?
Mentre a Roma si avanza con la raccolta dei rifiuti porta a porta, attorno alla capitale si moltiplicano devastanti progetti di nuove discariche e inceneritori.
Sia pure con la lentezza di un bebè che impara a camminare, il Comune di Roma sta finalmente completando l’attivazione della raccolta differenziata porta a porta nei municipi capitolini. Un’ottima notizia, che da fine settembre riguarda anche il Municipio VIII.
La differenziata porta a porta sembra avvicinare Roma agli standard di qualità di vita delle grandi metropoli mitteleuropee. A parità di produzione di spazzatura, diminuendo il peso dei rifiuti cosiddetti indifferenziati, il bilancio economico dovrebbe chiudere in positivo. Senza contare che, sempre a parità di rifiuti, con il porta a porta si creerebbero molti più posti di lavoro capillarmente distribuiti sul territorio e i cittadini ci guadagnerebbero, se una puntuale tariffazione consentisse di premiare i virtuosi penalizzando chi fa peggio la raccolta.
Problema risolto? Non proprio perché, nonostante l’introduzione della nuova misura, le politiche di gestione dei rifiuti della capitale, fortissimo produttore di immondizia, non sembrano aver cambiato strategia.
L’ascesa di Ignazio Marino alla poltrona di Sindaco nella primavera del 2013 aveva visto l’esplosione dell’emergenze rifiuti portando alla storica chiusura della discarica di Malagrotta, per la quale l’Italia era stata pesantemente sanzionata dalla Commissione Europea. Manlio Cerroni, proprietario della discarica, qualche mese dopo era finito agli arresti e condannato a un anno di reclusione per falso in atto pubblico.
Non facendo di opportunità virtù, le amministrazioni di Regione e Comune avevano già pronto un piano per una nuova discarica. La nuova Malagrotta avrebbe dovuto sorgere a Falcognana (località in zona Ardeatino – Divino Amore), ma grazie a una strenua mobilitazione dei cittadini dopo alcuni mesi le autorità avevano rinunciato(http://eur.romatoday.it/altre/discarica-falcognana-ministero-ambiente-fine-emergenza-rifiuti.html).
“Le amministrazioni competenti alla gestione delle politiche di smaltimento dei rifiuti continuano a lavorare solo in ottica emergenziale – chiosa Salvatore Altiero, attivista dell’associazione A Sud Onlus – e negli ultimi diciotto mesi diversi territori attorno alla capitale, interessati da progetti devastanti per l’ambiente e per la salute delle persone, sono andati in continua fibrillazione”.
Non è un segreto l’esistenza di forti interessi ad attivare una discarica a Cupinoro (Bracciano). Il progetto, fortemente contestato dai comitati locali, è recentemente tornato in auge grazie al rinnovo dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) da parte del Consiglio dei Ministri lo scorso agosto. Si teme una nuova Malagrotta in un sito nato originariamente come discarica abusiva.
Colleferro, già città dei veleni della devastata Valle del Sacco, si preparerebbe a diventare un hub di gestione dei rifiuti capitolini, con un progetto di riapertura della discarica (sotto sequestro dallo scorso febbraio) e l’attivazione di due inceneritori amministrati dalla Regione che, attraverso LazioAmbiente, verrebbero dati in gestione alla futura società che nascerà dalla fusione tra AMA ed ACEA.
Anche Velletri potrebbe subire la stessa sorte. Come riportato da Il Messaggero il 3 settembre, lo scorso 25 agosto sarebbe stato presentato al Comune di Velletri, alla Provincia di Roma e alla Regione Lazio un progetto per la realizzazione di un Tmb (trattamento meccanico biologico), un’area per il compostaggio, un impianto per la produzione di biogas e un’area di stoccaggio per due milioni di metri cubi di rifiuti (di fatto una discarica) in zona Cinque Archi.
Infine, anche Albano è interessata da una importante vicenda giudiziaria riguardante la costruzione di un inceneritore da parte del consorzio Co.E.Ma, costituito dal magnate dei rifiuti Manlio Cerroni, dall’Acea e dall’Ama. Con sentenza definitiva, entro maggio del 2015, il Tar potrebbe autorizzarne la realizzazione, sancendo ancora una volta l’arricchimento di pochi a danno della salute della collettività.
Roma ha bisogno di politiche di gestione dei rifiuti che puntino ad una virtuosa filiera di riciclo e riduzione degli sprechi. Per realizzarle è indispensabile una programmazione a lungo termine e l’organizzazione nei minimi dettagli del trattamento dei rifiuti da monte a valle. La raccolta porta a porta è, in un contesto di continui investimenti in discariche e inceneritori, una grottesca ipocrisia a danno della salute dei cittadini e della devastazione dell’ambiente di cui le Amministazioni – Regione, Provincia e Comune – si stanno oggi rendendo colpevoli complici.

