Resistenze

Pubblicato il 11 aprile 2016 | da @Lombenzo

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Stop-trivelle: la storia si ripete?

Stamattina il Presidente della Corte costituzionale Paolo Grossi ha definito la partecipazione al voto di domenica prossima un dovere che fa parte dell’identità di ogni cittadino. A sei giorni dal referendum una riflessione sullo storico “braccio di ferro” tra l’astensionismo richiesto dalle maggioranze di governo e la valorizzazione della partecipazione popolare alle scelte politiche

“Andate al mare”: fu questo l’invito che Bettino Craxi rivolse agli italiani, poco prima del referendum per l’abrogazione delle preferenze elettorali. Era il 1991 e quella frase rimase nella storia per l’effetto boomerang che generò: il 62,2% degli italiani si recò alle urne e vinse il Sì con il 95,6% dei voti, aprendo una crepa incolmabile nella storia della Prima Repubblica. Non andò meglio a Silvio Berlusconi che, nel 2011, dichiarò guerra al referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare. A ridosso del voto, l’allora Presidente del Consiglio disse chiaramente che il “voto per il referendum è inutile”. Anche in quel caso, gli italiani la pensarono in modo diverso, facendo registrare un’affluenza del 54,8% e una schiacciante vittoria del Sì.  Lo stesso anno, le pressioni dei mercati internazionali spinsero “il Cavaliere” a dimettersi, ponendo la parola fine al ventennio berlusconiano.

La storia dei referendum non è stata, tuttavia, sempre piena di successi. Per approvare il referendum abrogativo è, infatti, necessaria la partecipazione della maggioranza dei votanti, oltre alla maggioranza dei voti, ed è stata proprio l’astensionismo a far naufragare molte iniziative referendarie. Su 16 referendum, dagli anni ‘70 ad oggi, circa la metà non hanno raggiunto la soglia del 50% più uno degli elettori. Fanno eccezione le iniziative su temi cruciali come il divorzio e l’aborto, quelle sull’ambiente e l’energia (condizionate in alcuni casi da circostanze eccezionali come gli incidenti di Cernobyl e Fukushima) e quelle che si sono trasformate in un voto di fiducia sul Governo in carica. L’attuale Premier Matteo Renzi non sembra, però, aver capito la lezione, avendo imposto, con un blitz, al suo partito di schierarsi per l’astensione. Vedremo se gli italiani saranno d’accordo o se, invece, si recheranno alle urne per dire Sì alla difesa dell’ambiente e, quindi, bocciare il Governo Renzi.

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