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Pubblicato il 3 aprile 2015 | da Mattia Sacco

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Podemos nei Paesi Baschi: parla Asun Merinero Sierra

Intervista alla responsabile di Bilbao del movimento spagnolo

Nell’anno delle elezioni politiche in Spagna, molti sono gli interrogativi e le curiosità riguardanti Podemos e il suo leader Pablo Iglesias. La Marinero però non ha alcun dubbio sul quale sia lo scopo primario di questo movimento: «daremo vita ad una nuova Costituzione».

Come definirebbe Podemos? Un movimento che aspira a diventare un Partito, un partito travestito da movimento, o come un qualcosa, almeno in questa fase, impossibile da etichettare?
«Podemos altro non è che uno strumento per accedere ad una nuova fase costituente, ossia attraverso cui redigere una nuova costituzione con la partecipazione attiva del popolo mediante strumenti di democrazia diretta. Prende ispirazione da ciò che si è verificato in molti paesi dell’America latina».

Il definirsi oltre la destra e la sinistra è una strategia meramente elettorale per intercettare il malcontento in maniera trasversale, o realmente podemos è definibile come un movimento post-ideologico?
«Il definirsi oltre è una strategia elettorale per rompere drasticamente con il passato. In concreto però non siamo realmente un movimento post-ideologico: abbiamo una classe dirigente formatasi nelle file della sinistra. Siamo differenti rispetto alla sinistra tradizionale, nella misura in cui siamo un movimento aperto a tutti,in cui chi entra da il proprio contributo, evitando di delegare. Ovviamente possediamo una classe dirigente che rappresenta una guida politica imprescindibile per tutto il movimento».

Podemos e Iglesias, in Italia, vengono spesso paragonati al movimento 5 stelle e a Grillo: un movimento nato nel web, fortemente personalista e che vuole porre fine alla partitocrazia tradizionale, rifiutando qualsiasi tipo di alleanza. E’ d’accordo, o pensa che ci siano delle differenze?
«Ci sono delle enormi differenze: Pablo Iglesias ha un piano, un piano politico. Nel DNA di podemos non esiste l’antipolitica, che invece è predominante nel movimento 5 stelle. Podemos è nato nella piazze, attraverso il movimento de ‘Los indignados’. Oltretutto Iglesias non ha mai osteggiato il mezzo televisivo, che anzi è stato quello attraverso cui si è fatto conoscere al grande pubblico. Podemos può essere definito un movimento personalista, dal momento che si identifica moltissimo nel suo leader. È un movimento- è inutile negarlo – anche abbastanza verticale: gli attuali dirigenti li ha scelti lo stesso Iglesias dopo aver vinto in primarie aperte e democratiche che hanno stabilito chi avrebbe condotto questo movimento, che non è stato creato solo da Iglesias e dalla sua squadra. Podemos è un movimento di rottura che ha scavato un solco anche sul piano estetico rispetto alla politica tradizionale:nessun obbligo ad indossare la giacca e la cravatta. Il codino di Pablo, poi, è emblematico. L’unica reale assonanza con il movimento di Grillo, è rappresentata dall’importanza conferita al web, come veicolo di messaggi e idee».

Qual è la posizione di podemos rispetto all’attuale unione europea? Il problema sono i vincoli attuali o anche l’euro come moneta?
«Il problema è la struttura. L’euro è solo una conseguenza. Non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall’euro: il nostro obiettivo è di modificare l’unione dall’interno. Pretendiamo una vera unione europea fondata sulla solidarietà e cooperazione tra gli stati membri. Senza il coinvolgimento diretto della cittadinanza tutto ciò però è utopico. La solidarietà deve essere sovranazionale e non meramente territoriale. Dobbiamo sentirci tutti molto più europei di come ci sentiamo ora».

Podemos vede allo stesso modo il partito socialista e il partito popolare ? Hanno le stesse responsabilità politiche rispetto alla crisi, o ci sono delle differenze? Uno dei due, in prospettiva, potra’ essere considerato un interlocutore politico valido?
«Il partito socialista ha, senza ombra di dubbio, maggiori responsabilità, perché dovrebbe rappresentare le istanze dei cittadini più svantaggiati. Io, personalmente, escludo qualsiasi tipo di alleanza con queste formazioni politiche. Il nostro obiettivo è di intercettare l’elettorato del partito socialista che ha fallito su tutti i fronti».

Quale formazione politica assomiglia maggiormente a Podemos in Europa?
«Teoricamente Siriza, anche se ci sono alcune differenze importanti: Siriza è un’aggregazione di diverse sigle appartenenti alla vecchia politica. Alcuni l’hanno utilizzata per riciclarsi. Podemos invece nasce nelle piazze. Siamo invece molto simili per quanto riguarda l’opposizione ferrea al neoliberismo e all’austerità promosse dalla troika. Abbiamo le medesime posizioni sulla politica economica: più integrazione,abbattimento degli attuali vincoli,rinegoziazione del debito e nessuna uscita dall’unione e dall’euro. Non a caso, nel parlamento europeo, siamo alleati».

C’è una dialettica interna a Podemos? Sono presenti e consentite opposizioni interne?
«Ci sono e vengono accettate. Ad esempio è presente la corrente anticapitalista, che è minoritaria e non molto integrata. Tuttavia, non sono previste sanzioni ed espulsioni di alcun tipo, nonostante abbiano posizioni economiche e di organizzazione interna molto divergenti».

Quale è la situazione di Podemos nei paesi baschi?
«Le vicende che accadono qui hanno ripercussioni elettorali in tutta la Spagna; di conseguenza siamo molto prudenti su determinati temi,come ad esempio l’autodeterminazione e la difesa dell’identità basca. Abbiamo dovuto fare alcune rinunce rispetto alle nostre posizioni originarie perché abbiamo delle grosse responsabilità per quanto riguarda l’integrità del movimento».

Senza la figura di Pablo Iglesias, podemos, per come la conosciamo ora, sarebbe mai potuta nascere?
«Penso proprio di no. La sua leadership è stata ed è indispensabile. Anche il suo team ha avuto un ruolo fondamentale nel legittimarlo come leader naturale del movimento. Un uomo di 35 anni, professore universitario ed estremamente comunicativo e carismatico: il profilo ideale. Le sue idee hanno fatto breccia nel cuore della gente».

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