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Pubblicato il 18 giugno 2015 | da Fabio Ferrari

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Omnia sunt communia, gli indignados e il palazzo d’inverno

Dopo i risultati delle amministrative spagnole si sono recentemente insediate le nuove giunte governate da Podemos & Co. Core ha intervistato Noa Morales, consigliere eletta con Compostela Aberta a Santiago de Compostela

In Spagna è in corso una rivoluzione democratica. Dopo le elezioni amministrative dello scorso 24 maggio in questi giorni si sono insediate le nuove amministrazioni e, al grido di “omnia sunt communia“, tornano nei palazzi del potere spagnolo parole d’ordine che si pensavano per sempre sopite.

Molte tra le principali città dove si sono tenuti i confronti elettorali sono state conquistate da coalizioni composte da cittadini e nuovi partiti. La letterale distruzione del precedente quadro politico del potere spagnolo è in gran parte opera di Podemos. Erede del movimento degli Indignados, la formazione guidata dal giovane professore universitario Pablo Iglesias ha contribuito attivamente alla costruzione di liste civiche che hanno vinto le elezioni con candidati sindaci espressione delle recenti lotte sociali emerse da un paese distrutto dalla crisi.

Tra tutte, spicca la vittoria di Barcellona, dove come sindaco è stata eletta la candidata di Barcelona en Comù Ada Colau, ex attivista e coordinatrice della Pah (Plataforma Afectados por la Hipoteca), organizzazione che si batte contro gli sgomberi e gli sfratti dei cittadini indebitati. Ma non si può non dimenticare che la stessa ricetta ha dato ottimi risultati anche a Madrid (con la ex giudice Manuela Carmena eletta sindaco con Ahora Madrid), Saragozza, Cadice e infilando addirittura un clamoroso tris in una delle regioni più a destra del paese, la Galizia, terra madre del dittatore Francisco Franco. Proprio qui i movimenti hanno costruito un percorso politico dal basso, Las Mareas, che ha eletto sindaci in tre delle principali città: Ferrol, La Coruña e Santiago de Compostela, quest’ultima capitale politica della regione.

Sempre attenta alle trasformazioni derivanti dai processi sociali in corso nelle realtà locali di esperienze di lotta e democrazia diretta, Core ha intervistato Noa Morales, attivista di movimento nonché dottoranda in studi arabi e islamici contemporanei presso l’Università Autonoma di Madrid, eletta consigliere comunale a Santiago de Compostela con la piattaforma Compostela Aberta.

Iniziamo con una domanda per fare più chiarezza ai lettori italiani: Compostela Aberta (CA) è una piattaforma cittadina parte di quel progetto conosciuto come Las Mareas (Le Maree), potresti raccontarci brevemente il suo processo di costruzione e quali sono le principali caratteristiche del suo programma?

Compostela Aberta è nata da una appello alla cittadinanza e al tessuto socio politico sociale con il fine di dare una risposta comune alla corruzione sistemica del governo locale del Partito Popolare. Siamo partiti con un manifesto contro la corruzione e con una prima Assemblea Cittadina, costruendo sino ad oggi uno spazio di incontro capace di permettere il confluire della sinistra partitica e sociale in un progetto politico comune. Tale conclusione, risultato non da poco, è stato uno dei grandi successi di CA.

L’obiettivo comune de Las Mareas è la lotta alla crisi di legittimità delle istituzioni pubbliche nell’unica maniera possibile, ovvero restituendole ai cittadini. Una devoluzione che passa attraverso la presa del potere da parte della cittadinanza e il posizionamento di benessere e sviluppo sociale come obiettivi primari delle politiche pubbliche.

Incontri e riunioni periodiche nei quartieri e nei territori, un codice etico, la razionalizzazione dei costi della politica e la trasparenza della funzione pubblica, l’assistenza alle persone in condizioni di esclusione sociale e, nel caso di Santiago, il recupero del profilo culturale della città, elemento sparito durante la precedente gestione. Queste sono state le proposte di CA, direttamente derivate dalle necessità espresse nello spazio di comune incontro.

L’appoggio di Podemos è stato importante per il successo di CA e de Las Mareas, tuttavia queste realtà rappresentano diverse prospettive politiche, partiti e associazioni. Come si compone la geografia politica di CA e qual è il peso di Podemos?

CA riunisce la sinistra partitica (tra cui IU- Izquierda Unida e Podemos) e quella non partitica, che proviene dall’associazionismo e dai movimenti. Circa il 70% dei candidati in lista è composto da persone che non hanno appartenenze partitiche. Non credo che il successo sia da attribuirsi tanto all’appoggio dei partiti, quanto invece al lavoro fatto sul fronte interno creatosi in questo nuovo spazio. La sinistra è riuscita ad unirsi intorno agli elementi comuni e i partiti hanno inevitabilmente dovuto diluire la loro identità in questo processo.

C’è poi la figura di Martiño Noriega, candidato sindaco, il cui carisma ha dato un contribuito fondamentale come coagulante di questa amalgama politica e sociale, nonché la capacità del lavoro svolto in squadra ad offrire un’alternativa di cambiamento possibile che fosse recepita dagli elettori come tale.

L’irruzione di Podemos e i recenti successi elettorali rompono il quadro politico tradizionale spagnolo. Il bipartitismo è il passato e le forze politiche tradizionali dovranno ora venire a patti con nuovi e potenti attori. Quale sarà la relazione di Ca con il Psoe (Il partito socialista spagnolo, omologo del Pd nostrano)?

E’ vero, si va configurando un nuovo quadro politico. Credo però che prima di affermare che siamo alla fine del bipartitismo bisogna lasciare del tempo al fine di vedere come reagiranno i partiti ai cambiamenti avvenuti, che vanno in direzioni opposte, ma che coinvolgono tutti. I nuovi attori dovranno saper amministrare i recenti successi, mentre i vecchi devono affrontare la crisi di legittimità. Primo fra tutti il Psoe, che si è trasformato in facilitatore delle misure oppressive imposte dalle destre europee, arrivando ad attribuire priorità costituzionale al pagamento del debito pubblico.

Per quanto riguarda il rapporto di Compostela Aberta con il PSoe, abbiamo tracciato una linea rossa che forma un codice etico e abbiamo stabilito alcune linee programmatiche di base al fine di mantenere aperto un dialogo che non blocchi la vita istituzionale dell’ente durante il nostro mandato.

Pablo Iglesias ha affermato che le città sono il motore del cambiamento e Ada Colau, neo sindaco di Barcellona, ha promesso, citando un principio zapatista, che “governerà obbedendo”. Credi sia possibile governare le istituzioni locali attraverso la partecipazione diretta dei cittadini? Con quali mezzi?

Si, è possibile e necessario al fine di evitare la privatizzazione delle decisioni pubbliche. Sono d’accordo con Pablo e bisogna intraprendere un esercizio di corresponsabilità tra governi e cittadinanza. Gli enti locali sono organi fondamentali di un regime democratico perché permettono una gestione della cosa pubblica nella quale la cittadinanza possa partecipare in maniera diretta. Per questo bisogna articolare meccanismi che canalizzino la partecipazione negli affari pubblici.

A tale scopo è imprescindibile fornire spazi di incontro con la cittadinanza e le associazioni, attivare riunioni periodiche tra i quartieri e i territori di Compostela con i responsabili del governo per consultare e testare le necessità, ma anche per rispondere delle decisioni prese. Altro strumento fondamentale per lo sviluppo della democrazia diretta è la creazione di bilanci partecipativi attraverso cui la cittadinanza possa proporre e decidere in cosa spendere le risorse pubbliche.

Tutti questi strumenti di partecipazione costituiscono dispositivi di controllo sociale sull’azione statale e la gestione sviluppata dalla sua amministrazione, e possono giungere a costituire meccanismi fondamentali per l’acquisizione del potere da parte della società civile.

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