La storia di Tor Marancia
La storia di Tor Marancia: dalla borgata “Shanghai” al quartiere dei giorni nostri
A guardarla oggi Tor Marancia appare come uno dei tanti quartieri ex periferici della nostra città: troppo distante dalle mura antiche per definirlo “centrale”, ma al tempo stesso troppo lontano dal Raccordo Anulare per considerarlo ancora un quartiere di periferia.
Eppure quella di questa zona è una storia genuinamente popolare, testimonianza vivente della borgata che fu, quando questa zona finiva sui giornali quasi solo esclusivamente per fatti di cronaca nera o per storie di estrema misera.
Quella che oggi chiamiamo Tor Marancia nacque verso la fine degli anni ’20 su di una zona prevalentemente paludosa, quando gli sventramenti urbanistici voluti dal regime fascista lasciarono molti residenti del centro senza un tetto dove dormire: il primo insediamento fu conosciuto anche come Tor Marancio; il nome sembra che derivi da una vecchia tenuta con torre nei pressi dell’Ardeatina, ormai non più esistente (da non confondere con la torre ancora intatta su V.le di Tor Marancia, che porta invece il nome di “Torre delle Vigne”) e dalla deformazione del nome “Amaranthus”, appartenuto ad un liberto che possedeva quei fondi intorno al 200 d.c.
Ai senzatetto cacciati nel ’25 dal centro di Roma si aggiunsero da subito molti immigrati provenienti dal sud Italia, facendo nascere dal nulla una sorta di “baraccopoli” malsana fatta di casette in muratura e legname, in parte costruiti dall’allora “Istituto Case Popolari” con la catalogazione “case minime”: appartamenti composti da una sola stanza e bagni collettivi.
Ogni volta che pioveva la popolazione era assediata dalle esondazioni del Fosso di Tor Carbone; si viveva anche in 10 in una stanza ed i frequenti fatti di sangue causati dalla miseria gli aveva fatto guadagnare il nomignolo di borgata “Shanghai”.
La baraccopoli cessò di esistere nel 1948, quando la Legge De Gasperi sul risanamento delle borgate la fece radere al suolo; al suo posto vennero costruite le attuali case popolari che costituiscono oggi una porzione importante del quartiere.
“Shanghai” si riaccenderà, insieme a tantissimi altri quartieri popolari della Roma degli anni ’70, in quello che viene ricordato come il più grande movimento popolare di lotta per la casa che l’Italia abbia mai visto; ma lo fece anche quella volta a suo modo, mal sopportando le influenze di partiti e organizzazioni sindacali, ma con la rabbia popolare di chi a vivere ammassati negli appartamenti “come i cinesi” non ci voleva proprio più stare.