Cultura

Pubblicato il 29 giugno 2013 | da Matteo Picconi

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La Memoria si fa bella a San Paolo

La Città dell’Utopia festeggia i suoi dieci anni e la completa riapertura del casale di via Leonardo da Vinci dopo due anni di lavori di ristrutturazione.

La Festa. Dopo un primo venerdì di festa e di dibattito sulla storia del Casale “Garibaldi”, domani (domenica 30 giugno) la Città dell’Utopia (laboratorio promosso dal Servizio Civile Internazionale – SCI)festeggia i suoi primi dieci anni di attività nel cuore del quartiere San Paolo. Il programma prevede alle ore 16 una “Ciclomemoria”, una pedalata a tappe per i luoghi storicamente più significativi del nostro territorio. A seguire l’apertura dei nuovi spazi dopo i lenti ma valevoli lavori di ristrutturazione e, in chiusura, due concerti rispettivamente dei P.H.A.K.E, alle 19, e degli Errichetta Underground, alle 21
e 30. Un’occasione non solo per festeggiare una delle realtà più felici e integrate del quartiere, ma anche per rispolverare la storia di uno dei simboli più suggestivi di quella San Paolo che non c’è più e che merita di essere ricordata.

Le prime fonti. Nelle carte ufficiali il Casale compare per la prima volta nel catasto registrato sotto Pio VII nel biennio 1818-19, in base al quale risultano enfiteuti della struttura i monaci Cassinesi della vicina Basilica di San Paolo. L’intera area non presentava nuclei abitativi importanti ma era suddivisa tra i diversi casali dislocati nella zona, come quello dei Morelli e dei Matteini e, laddove il terreno non paludoso lo consentiva, le attività principali si rivolgevano principalmente al pascolo e ai vigneti.

Un’eredità bizzarra. La storia del Casale Garibaldi è legata fantasiosamente alle vicende dei moti rivoluzionari del 1867 quando la Roma papalina non era ancora stata unificata al neonato Regno d’Italia. Per decenni la credenza popolare ha voluto che l’Eroe dei due Mondi, Giuseppe Garibaldi, avesse pernottato nel casale in quelle tragiche notti di ottobre. In realtà, come risulta dalle preziose ricerche dei primi anni ’80 della storica Vittorina Novara, non fu il casale di viale da Vinci ad essere al centro di quelle vicende bensì la scomparsa Vigna Matteini, in quei giorni vera e propria armeria delle forze garibaldine poi scoperta dall’esercito controrivoluzionario, situata vicino l’antica via delle Statue (l’odierna via S.D’Amico). Questa versione dei fatti testimonia quindi un’eredità storica, quella del casale “Garibaldi”, sicuramente bizzarra e immeritata ma contemporaneamente affascinante.

Il casale nel XX secolo. Con l’aprirsi del “secolo breve” l’intera area intorno al casale subì mutamenti importanti. Proprio sulla collina su cui poggiava la struttura, sorse il primo nucleo abitativo della zona che ben presto prese il nome dalla famiglia più in vista: i Volpi. Fu proprio Augusto Volpi, nel 1907, a rilevare il casale, che fronteggiava la sua abitazione, e a farne una gioiosa e caratteristica trattoria, che prese ovviamente il suo nome. Per capire anche l’assetto geografico in cui inquadrare il casale, occorre ricordare che il viale Leonardo da Vinci non fosse ancora stato costruito. Furono proprio le demolizioni degli anni ’50 a separare fisicamente il casale dalla collina. A farne le spese fu proprio la famiglia Volpi e la loro abitazione che venne demolita. Occorre anche ricordare i passaggi successivi alla gestione dei Volpi, che cedette la trattoria alla famiglia Giacobbi nel 1918, per poi diventare definitivamente parte
del demanio pubblico in pieno fascismo, nella metà degli anni ’30. Da allora il casale entrò in un triste anonimato strascinatosi fino ai recenti anni ’90. Soffocata dal grigiore dei palazzi di nove piani, questa affascinante struttura si trova ancora lì e, dopo essere stata testimone di innumerevoli “stornellate” da
osteria di fuori porta, ospita al giorno d’oggi spazi dediti alla cultura, alla conoscenza e al sociale, tipico esempio raro di quando la memoria sopravvive e rende vivi i nostri quartieri.

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