Glocal messicane

Pubblicato il 8 giugno 2015 | da Fabio Ferrari

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Dure proteste contro le “narco elezioni” messicane

Scioperi, incendi dei seggi e boicottaggio del processo elettorale hanno espresso l’insofferenza della popolazione degli stati del sud est messicano

E’ l’astensionismo il vincitore delle elezioni messicane. Meno del 50% degli aventi diritto ha infatti partecipato alla tornata per le elezioni politiche tenutesi ieri nella patria di Pancho Villa e di Emiliano  Zapata.

Oltre la scontata vittoria del PRI del presidente Enrique Peña Nieto, che con il verdetto uscito dalle urne riuscirà a mantenere la maggioranza semplice in Parlamento, la vera notizia riguarda le durissime proteste che hanno accompagnato la settimana elettorale.

Sebbene la tensione covasse da tempo, la risposta del governo non ha fatto che gettare benzina sul fuoco. La militarizzazione degli stati del sud messicano non si è fatta attendere e le elezioni si sono svolte in un clima di guerriglia urbana diffusa.

Morti, arresti, sezioni non istallate, schede elettorali usate come strumento di comunicazione, voti comprati, brogli e persino scontri tra polizia federale e comunitaria. Questi i fatti riepilogativi dei giorni appena trascorsi, mentre in certe località, come a Tixla, nel Guerrero, le elezioni non si sono nemmeno tenute.

Secondo quanto riportato dal web magazine Desinformemonos, le proteste sono dovute al malcontento sociale di un ampio strato della popolazione, insofferenza esplosa a causa di un sistema corrotto e a un modello economico infiltrati dai gruppi del crimine organizzato.

Nello stato di Oaxaca già dallo scorso lunedì si erano registrate diverse azioni, specialmente nelle località di forte presenza del sindacato scolastico CNTE (Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación), con l’assalto ai seggi elettorali dell’INE – Istituto Nazionale per le Elezioni – l’incendio di urne e schede elettorali e duri scontri con le forze dell’ordine. La CNTE ha inoltre proclamato uno sciopero a tempo indeterminato, sciopero che di fatto terrebbe a casa oltre sei milioni di alunni in tutto il paese.

Il malcontento popolare non ha risparmiato neanche il sud est messicano e in special modo il Chiapas, dove migliaia di maestri hanno fatto irruzione nelle sedi di praticamente tutti i partiti politici della città di Tuxtla Gutiérrez, dando alle fiamme mobili, documenti e propaganda elettorale.

Nonostante le dichiarazioni ufficiali parlino di un normale svolgimento delle elezioni – seppur inframezzate da piccoli incidenti – risulta evidente l’opposizione di larga fetta della cittadinanza nei confronti della classe politica messicana, rifiuto espresso con azioni di boicottaggio attivo e di protesta di piazza nei confronti della militarizzazione.

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