Il diritto alla privacy come diritto umano
A lezione da Snowden. La raccolta dati e i suoi risvolti pratici, giuridici e filosofici discussi ieri all'Università di Roma Tre.
Ieri pomeriggio la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre ha ospitato nei suoi locali un’importante lezione organizzata dalla C.I.L.D.(Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili), composta da più di trenta O.N.G. che operano su diverse istanze di tutela, salvaguardia e rivendicazione delle libertà e dei diritti civili.
Alla presenza del Direttore del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre, Prof. Paolo Benvenuti, e del Prof. Eligio Resta ordinario di Filosofia del Diritto, il Presidente della C.I.L.D. Patrizio Gonnella ha presentato l’ospite internazionale e relatore della lezione, Ben Wizner avvocato di Edward Snowden, nonché direttore del Progetto Speech, Privacy and Technology (American Civil Liberties Union).
Il tema della lezione tenuta da Wizner dal titolo “Il caso Snowden”, è stato presentato già dall’intervento introduttivo di Patrizio Gonnella e poi ripreso dall’Avvocato Wizner che ha sottoposto all’attenzione del pubblico il problema relativo alla compresenza nelle democrazie contemporanee del “segreto di Stato” e del controllo pubblico sulle attività poste in essere dallo Stato stesso. Ma negli anni 2000 le nuove tecnologie hanno raggiunto un tale livello di perfezionamento da porre anche un’altra forte questione relativa al tema della segretezza, quella della privacy degli individui. Dunque il segreto e il controllo pubblico su questo non inerisce più esclusivamente l’aspetto delle gestione dello Stato arrivando ad interessare la sfera più intima degli interessi individuali. Le forze di intelligence, come dimostrato dal caso Snowden, sono ormai in grado di raccogliere e conservare un’indefinita quantità di informazioni riguardanti il quotidiano di ciascuno di noi. Potenzialmente questa massa di dati sensibili può essere usata senza che i diretti interessati possano nemmeno arrivare ad immaginare l’esistenza della registrazione del dato. Si apre con forza la questione della liceità di quest’invasione nelle vite, nel quotidiano. Nel corso della lezione è risuonato più volte, con forza, la rivendicazione del diritto alla privacy come un diritto umano.
Wizner ha posto con forza la problematica del controllo su questi poteri che hanno raggiunto dimensioni abnormi. Un esempio è facilmente fornito dal lavoro dell’Agenzia governativa di intelligence N.S.A. che ha raccolto e raccoglie dati – nell’ambito della prevenzione e della lotta al terrorismo – andando oltre, anzi precedendo, la legalità. Che significa? Che è stata elaborata una teoria, divenuta norma, in grado di conferire legalità alla pratica dell’archiviazione dei dati. La soluzione trovata è a dir poco fumosa nonché suscettibile, in potenza, degli abusi più disparati. Raccogliere informazioni sensibili rientra nella sfera della legalità fin quando non sia un essere umano ad esaminarle. Dunque a chi spetta controllare che ciò non avvenga? E soprattutto, anche qualora si identifichi un responsabile sulla vigilanza, quali saranno gli strumenti a sua disposizione per l’accertamento?
Il ruolo della stampa, della libera informazione di inchiesta, è individuato come centrale da Wizner. Solo la stampa può, come è stato nel caso della guerra in Iraq e della manipolazione delle informazioni che venivano diffuse in un primo tempo, garantire che ci sia trasparenza e che l’opinione pubblica possa decidere basandosi su informazioni reali su questioni centrali di politica nazionale e internazionale.
Dunque il ruolo del custode della Costituzione, come evocativamente presentato dal professor Resta, il controllore della legalità, il garante dei diritti non può essere svolto da nessuno dei classici poteri dello Stato nell’ottica della tripartizione liberale di origine settecentesca. È il “Quarto Potere” della stampa, come dimostra il caso Snowden, al c.d. “Quinto Potere”, quello della società civile, delle O.N.G. a dover incarnare questo ruolo importantissimo. Edward Snowden ha permesso che l’opinione pubblica entrasse a conoscenza di informazioni altrimenti secretate e lo ha fatto perché di importanza fondamentale per la formazione di un’opinione libera. Grazie al suo intervento il controllo pubblico sull’attività delle Agenzie, quali l’NSA e in generale sulle attività governative è aumentato. Anche la Corte Suprema ha recepito in parte i problemi sollevati dalle rivelazioni di Snowden e si è pronunciata su posizioni non più appiattite sulla categoria di Segreto di Stato come garanzia della sicurezza nazionale. Così ora, per la prima volta dagli anni ’70 del secolo scorso, negli Stati Uniti d’America si restringono i poteri in mano ai servizi di intelligence.
Sarà sufficiente, come dice Snowden, aspettare che siano gli stessi operatori del settore tecnologico a fornirci le informazioni sufficienti a leggere la realtà in trasparenza oppure dobbiamo rivendicare il riconoscimento al diritto alla privacy della dignità di diritto umano, costruendo un apparato giuridico-legale che ne imponga il rispetto?

