Resistenze
Pubblicato il 16 novembre 2011 |
da Giulia Salandri
Precari dell’AMA, la battaglia continua
Scade il 31 dicembre il contratto a tempo determinato con l'azienda per gli 80 lavoratori licenziati da Multiservizi
Non retrocede la battaglia per la stabilizzazione degli operatori della Roma Multiservizi. Un anno fa erano 163 i lavoratori in fase di licenziamento, per i quali il Comune di Roma, in data 29 settembre 2010, ha avviato un tavolo tecnico tra i rappresentanti della sua amministrazione, della Roma Multiservizi S.p.A, dell’Ama S.p.A. e delle OO.SS. L’incontro era stato finalizzato al perfezionamento del riassetto occupazionale di questi operatori del verde, disponendo, tramite contratto accessorio a quello esistente e relativo alla manutenzione del verde urbano non di pregio, l’impegno per l’Ama di assumere 80 lavoratori di Multiservizi con contratto individuale e a tempo determinato. Il comune, al fine di garantire i livelli occupazionali esistenti in tale perimetro gestionale, si impegnava ad integrare il futuro contratto di servizio con quello accessorio, permettendo, così, la stabilizzazione a tempo indeterminato degli operatori; una salvaguardia occupazionale che si sarebbe, quindi, esaudita solo nell’evenienza in cui la clausola della pulizia delle aree verdi fosse stata inserita nel nuovo piano contrattuale.
E’ trascorso un anno dalle assunzioni ma non esiste ancora alcun nuovo contratto: “Noi abbiamo sbrigato questo servizio sul territorio con professionalità ed efficienza, sono i cittadini e i dirigenti della stessa azienda che ci gratificano riconoscendolo. L’Ama ci ha fornito le attrezzature e noi abbiamo reso agibili aree che prima erano abbandonate.” E’ Claudio, uno degli operatori che racconta, lui le didascalizza come “discariche”. Ascoltandolo si rende evidente l’esperienza dei suoi trent’anni di lavoro.
A settembre 2011 scadeva l’appalto che procurava all’Ama l’affidamento delle aree verdi di non pregio ma, di concerto tra le parti, i termini sono stati doverosamente prorogati sino al 31 dicembre p.v., data in cui si conclude il contratto di servizio dei lavoratori, altrimenti disimpiegati per la durata di tre mesi.
Gli 80 (MAV) confluiscono nella più ampia stima dei 255 operatori in azienda, compresi tra Cancellazione Delle Scritte Murarie e Decoro Urbano, che fra due mesi rischiano di ritrovarsi per strada, disoccupati, con poche speranze in tasca “perchè, vedi, tra di noi l’età media ammonta a quarant’anni. Siamo tutti padri e madri di famiglia e la seria preoccupazione nasce dal fatto che, dopo 15 anni di contratto a tempo indeterminato a Multiservizi, essere sbattuti fuori dal perimetro lavorativo significa rimanerne fuori. Chi ti riassume?!”.
Il Dott. Salvatore Cappello, sopraggiunto in qualità di amministratore delegato di Ama dopo l’estromissione di Panzironi, durante l’incontro dello scorso 24 ottobre, avuto luogo con le OO.SS aziendali e territoriali, ha escluso una cessione di “ramo d’azienda” e ha posto un veto sull’assunzione di nuove risorse dall’esterno. Certamente una prospettiva che rincuora poichè canalizza, in via teorica, la scelta di impiegare come forza-lavoro i precari interni all’azienda. Ad oggi non esiste, però, nulla di scritto. I sindacati hanno informato il personale d’aver instradato un tavolo di trattative e definita una calendarizzazione degli appuntamenti senza, però, che l’agenda sia stata comunicata ai diretti interessati.
A meno di due mesi dalla scadenza del loro contratto gli operatori del verde attendono che i fatti non tradiscano le rassicuranti voci di corridoio, perchè sono solo voci quelle di cui dispongono.
Questo è un caso che si formula da sè come piccolo osservatorio del modo d’essere della politica del lavoro nel nostro paese. Il paludato mondo del precariato ha bisogno d’uno strumento deontologico per riscattarsi: il monito dei diritti sociali. Le normative in materia di lavoro degli ultimi anni, nell’obbiettivo di assicurare a ciascuno un posto di lavoro e combattere il tasso di disoccupazione, hanno, al contrario, così esasperato i modelli di flessibilità, che potrebbero avere una ragion d’essere solo laddove fossero finalizzati ad una stabilizzazione del lavoratore, da pervenire ad un inasprimento delle situazioni di precariato.