Perché No, un punto di vista contrario alla riforma della Costituzione
Il libro, vademecum sulla riforma, offre un'interessante prospettiva dei processi storico-politici connessi alle volontà di cambiare la Carta Costituzionale
Storia della Costituzione, attualità, un divertente fact checking sulle dichiarazioni degli esponenti di maggioranza e proposte alternative. Questi gli ingredienti che rendono Perché No di Marco Travaglio e Silvia Truzzi, un utile strumento per iniziare a fare chiarezza sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Fermo restando che per avere una completa informazione a riguardo si dovrebbero leggere anche le ragioni del sì, il libro edito da Paper First in collaborazione con Il Fatto Quotidiano offre un’interessante prospettiva dei processi storico-politici connessi alle volontà di cambiare la carta costituzionale. Tra gli obiettivi primari degli autori, attraverso un racconto caratterizzato dalla solita malizia di Travaglio & Co., c’è il quadro degli interessi nascosti dietro alle attuali spinte riformatrici.
Da un punto di vista meramente funzionale, il libro è un vero e proprio vademecum sulla riforma costituzionale. Oltre a un capitolo dedicato ai vari passaggi della riforma, spiegati alla lettera punto per punto, a fine libro viene riprodotto, mediante testo a fronte con l’attuale dettato, ogni articolo come novato in caso di approvazione referendaria. Il lettore può così con
frontare la Costituzione del presente e (forse) quella del futuro.
Attenzione, però. E’ importante specificare che Perché No è un libro volutamente fazioso (ci mancherebbe altro, dato il titolo), ma il suo valore oggettivo, trasmesso con un ottimo linguaggio giornalistico, risiede nella costruzione di un’argomentazione che si districa nella recente storia della Repubblica.
La riforma della Costituzione – sostengono gli autori – unita al recente mutamento della legge elettorale (il già approvato Italicum con il quale, salvo ripensamenti dell’ultima ora, si andrà a votare nel 2018), porterebbe ad una trasformazione del sistema politico italiano in senso autoritario, eliminando i pesi e contrappesi delle mature democrazie che i padri costituzionali avevano previsto nel 1948.
Travaglio, che ha buon gioco a spiegare nel merito le ragioni della sua contrarietà alla riforma, sottolinea che coloro che oggi sono favorevoli alla riforma, dieci anni fa, quando erano all’opposizione, si opposero invece strenuamente ad un analogo tentativo promosso dal governo di centrodestra.
E se quindi nel capitolo “Le bugie del sì” gli autori smontano pezzo per pezzo le dichiarazioni a favore della riforma esternate dai principali esponenti di maggioranza, nel successivo capitolo “C’è chi diceva no” vengono elencati, come in un vero e proprio indice completo di documenti che lo testimoniano, i nomi e i cognomi di chi, tra i big del Partito Democratico, sembra oggi aver dimenticato cosa diceva ieri.
Sarebbe ingiusto dire che Perché No esprime una posizione di netta chiusura all’idea di riformare il dettato costituzionale. Gli autori condividono l’idea che il sistema politico italiano necessiti di un miglioramento in termini di maggiore stabilità e governabilità è pacifico. Travaglio e Truzzi infatti raccontano che proposte alternative, provenienti da autorevoli costituzionalisti (un nome su tutti: Gustavo Zagrebelsky) e soprattutto non così sbilanciate e prive di contrappesi come viene ritenuta la riforma Boschi, erano state avanzate, sia al governo che al Presidente della Repubblica. Senza nessun riscontro.
Se al referendum del prossimo 4 dicembre dovessero prevalere i sì, quali saranno le conseguenze sul sistema politico e sull’intero sistema Paese? Il dibattito è infuocato. Informarsi è doveroso.

