Giornata Mondiale per la lotta all’AIDS: Italia dove sei?
Intervista a Marco Simonelli, policy officer della ONG indipendente ActionAid che, in occasione del 1° dicembre, ha lanciato il rapporto “Ogni promessa è debito”
Sono passati circa 30 anni da quando il primo caso di AIDS nel mondo è stato diagnosticato. In questo periodo di tempo, grazie a numerosi investimenti, la ricerca scientifica ha ottenuto molti successi. Tra il 2001 e il 2009 i finanziamenti sono saliti da 1,5 a 15,9 miliardi di dollari garantendo così l’accesso alle cure a 8 milioni di persone. Tuttavia i numeri dicono che l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio stabilito dalle Nazioni Unite per garantire l’accesso universale alla prevenzione, al trattamento e alla cura all’AIDS entro il 2010, è fallito. Oggi, di fatto, la metà delle persone che necessita di terapie adeguate per affrontare il virus dell’HIV non ha accesso ai farmaci. Di chi sono le colpe? Di chi le responsabilità? Analizzando il ruolo dell’Italia e il suo contributo annuale alla lotta all’AIDS, ActionAid ha stilato il rapporto (scaricabile qui) “Ogni promessa è debito” di cui Marco Simonelli, policy officer sul tema salute della ONG internazionale, è l’autore.
Dott. Simonelli, quali sono i dati più importanti contenuti nel rapporto di ActionAid?
“Ogni promessa è debito” mostra come dal 2008 in poi, anno di picco degli investimenti in Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) per l’Italia, il contributo del nostro governo sia drammaticamente sceso. Non è incoraggiante sapere che questo trend negativo sia ancora in atto. Tra il 2008 ed il 2010 l’Italia ha tagliato i fondi di APS e, tra i vari settori, anche quello della lotta all’AIDS ne ha risentito.
Tutto ciò che cosa ha comportato?
Questo ha fatto sì che l’Italia sia stata tra le principali responsabili del non conseguimento dell’Obiettivo di Sviluppo del Millennio dell’Onu di garantire l’accesso universale ai farmaci per il trattamento e la cura del virus dell’HIV. L’Italia non contribuisce al Fondo Globale per la lotta all’HIV/AIDS, Tubercolosi e Malaria dal 2008. Gli unici investimenti che il nostro governo ha versato quest’anno sono, in pratica, quelli obbligatori per l’Unione Europea.
Che conseguenza ha avuto questa brusca frenata?
Le conseguenze sono state di due tipi. La prima, come detto in precedenza, ha fatto sì che il numero di persone che hanno accesso ai trattamenti necessari per contrastare l’HIV sia rimasto sostanzialmente invariato. Si tratta di 8 milioni su 15 circa, la metà dei malati, di fatto, è senza cure. La seconda conseguenza è che l’Italia, così facendo, ha totalmente perso di credibilità agli occhi degli altri soggetti internazionali. Se l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio non è stato raggiunto uno dei principali responsabili è proprio il nostro Paese.
Com’è possibile recuperare la situazione?
Il fatto che il nuovo Governo abbia scelto un Ministro ad hoc per la Cooperazione Internazionale fa ben sperare. Quello che sicuramente deve avvenire è l’inversione dell’andamento negativo dell’APS e il pareggiamento dei contributi non ancora versati al Fondo Globale (circa 260 milioni di euro). Bisogna riacquistare un ruolo di credibilità e d’influenza. L’Italia ha, tutto sommato, un Sistema Sanitario efficiente, anche più di altri Paesi sviluppati, come gli Stati Uniti ad esempio. Comportandosi in modo così irresponsabile, però, tutte le nostre opportunità vengono bruciate. Non basta nascondersi dietro la crisi economica che c’è ed è reale, tocca avere la forza di prendere scelte politiche coraggiose.

