Cultura

Pubblicato il 4 aprile 2014 | da Livia De Paoli

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Marzo madrileño: austerity e repressione

Violente cariche e arresti contro gli studenteschi in piazza confermano le Spagna come laboratorio delle politiche liberticide connesse ai dettati economici della Troika. In esclusiva il report sui recenti fatti di Madrid di Livia De Paoli, insegnante della Scuola Popolare Piero Bruno e studentessa Erasmus nella capitale spagnola

Per l’ultima settimana di marzo i collettivi delle diverse università pubbliche di Madrid avevano da tempo convocato uno sciopero che, sotto lo slogan di #tomalafacultad, promuoveva tre giornate di discussione e iniziative nelle sedi universitarie per protestare contro i tagli alle borse di studio e contro il nuovo modello educativo promosso dalla recente legge organica Wert (8/2013).

Il clima che ha accolto la mobilitazione studentesca era lo stesso che pochi giorni prima aveva brutalmente sgomberato le accampate sorte dalla marcia per la dignità e trasformato le strade affollate di Madrid in un turbinio di luci blu per l’incessante andirivieni di camionette. Le forze dell’ordine mobilitate nella capitale spagnola per la manifestazione del 22 marzo sono state quasi duemila, una presenza che ha assediato fino alla fine della settimana tutte le piazze, i centri sociali, gli spazi culturali stabiliti come punti di ritrovo dai manifestanti.

La situazione è esplosa mercoledì mattina quando durante l’occupazione del vice-rettorato nell’Università Complutense, l’intervento tempestivo e violento della polizia sugli studenti si è risolto con più di cinquanta arresti e altrettanti feriti.

La notizia è immediatamente circolata sulle pagine dei quotidiani dove sono state riportate le immagini di manifestanti impegnati ad erigere barricate nella strada e le vicende raccontate ricalcavano il solito copione dell’ordine pubblico invocato contro le sommosse studentesche, in nome della “seguridad sociàl”. Molto poco è invece passato sulle ragioni che hanno portato allo sciopero; la nuova riforma sull’istruzione, emanata come legge per il miglioramento della qualità educativa, è l’ennesimo intervento calato dall’alto senza alcuna partecipazione del corpo docente e della comunità educativa. Si tratta di progetto che prevede la soppressione delle materie giudicate non direttamente “utili” per l’inserimento nel mercato del lavoro e crea una disparità tra gli studenti dei licei e quelli degli istituti dove i programmi previsti per l’ultimo hanno sono stati ampliamente modificati.

Venerdì 28 la manifestazione conclusiva, indetta sotto il Ministero dell’Educazione, Cultura e Sport si è svolta in un clima di assedio, con diversi momenti di tensione a Puerta de Sol e a Gran Via, in concomitanza con il passaggio delle critical mass, scarsamente riportati a causa di una censura totale dei mezzi di informazione.

L’atteggiamento violento e intimidatorio della polizia è continuato il giorno successivo per la convocatoria “Jaque al Rey” indetta dal comitato #25S in solidarietà con gli arrestati nei giorni precedenti.

In questa occasione sono stati sette i giornalisti malmenati e le denunce esposte da alcuni giornali sono state accolte dai tribunali spagnoli, provocando un ondata di indignazione internazionale tanto che l’OCSE ha definito “inaccettabili” le aggressioni perpetrate dalle forze dell’ordine, denunciando come illegittimo qualsiasi intento repressivo della libertà di informazione.

La direzione generale di Polizia ha formalmente annunciato che porterà avanti delle indagini interne, quando sono state rese pubbliche, dal diario.es, alcune conversazioni intercettate in una camionetta della polizia, poco prima delle cariche in Plaza de Cibeles, ad Atocha. Le registrazioni riportano le reazioni animate di alcuni agenti della celere non appena ricevono dai superiori l’ordine di restare calmi e di aspettare che i manifestanti si disperdano dopo le cariche degli altri reparti di polizia per “agguantarli”.

Ciò che emerge, sin dalla marcia per la dignità, e che la politica di austerity e repressione portata avanti in parlamento dal governo di Mariano Rajoy, a partire dalla nuova proposta di legge sull’aborto, si riflette perfettamente nelle “misure di sicurezza” adottate, con forme di controllo sempre più serrato sulla libertà espressione e dinamiche che richiamano direttamente le giornate del 15M in Puerta del Sol.

Intanto nella città si moltiplicano le occupazioni abitative e gli spazi aperti di discussione; dalla neonata Quimera al ex Patio Maravilla, trasferitosi nel cuore di Malasaña, le reti sociali di studenti e precari si organizzano promuovendo una cultura di partecipazione e rilanciando per i mesi di maggio e aprile nuove giornate di mobilitazione.

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