Cultura Lo Sgarro

Pubblicato il 14 novembre 2016 | da Matteo Picconi

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Lo Sgarro, un noir per raccontare la Garbatella

Mercoledì a Casetta Rossa la presentazione del romanzo giallo ambientato nello storico quartiere romano. Saranno presenti anche l’autore Leonardo Jattarelli e l’editore Pier Paolo Mocci

È stato definito un “romanzo di rione”, facente parte di un genere a parte, una letteratura di quartiere, in cui «storie autentiche, tangibili, che sanno di vissuto, una volta romanzate assumono quel tocco di magia e diventano memorabili». Sta avendo successo “Lo Sgarro. Rocco Sigaro e il delittaccio della Garbatella”, il romanzo del giornalista romano Leonardo Jattarelli. Un giallo dai contorni torbidi, macabri ma anche «una storia profondamente incisa nella realtà». Nell’introduzione di Renato Minore appare subito ben chiara qual è la “vera” protagonista del libro uscito lo scorso giugno: è la Garbatella, con i suoi lotti, le sue storie, e, soprattutto, i suoi abitanti, ultimi testimoni di una Roma semplice e popolare, ormai in via di estinzione. Ed è proprio nel cuore dello storico quartiere, alla Casetta Rossa di via Magnaghi, che mercoledì (ore 18) verrà presentato il romanzo edito dalla NedEdizioni.

Lo Sgarro-Garbatella“Un romanzo di rione”. Come le rigide regole del genere giallo impongono, anche il romanzo di Jattarelli parte dal “delittaccio”, dalla scena del delitto. Un omicidio feroce, inspiegabile, un caso difficile da risolvere. L’autore, fin dalle prime pagine, gioca con il lato psicologico e introspettivo di alcuni personaggi, passando frequentemente dalla terza alla prima persona, mentre il lettore, insieme al detective Rocco Sigaro, viene catapultato in un mondo a parte, la Garbatella, appunto. Il quasi centenario quartiere-rione assume una duplice natura: da oasi incantata, fatta di palazzine in stile liberty e archetti e scalinate dall’aspetto medievale, a scenario lugubre, terribile, misterioso, teatro dell’uccisione di una ragazza poco più che ventenne, Carla Palumbo, trovata senza vita ai margini dell’ex borgata, tra il “pincetto” e la via Ostiense. Nel descrivere lo sgomento degli abitanti del quartiere, Jattarelli mette abilmente in evidenza l’animo popolare della Garbatella attraverso personaggi apparentemente secondari, come Pompa e Pesciolino, Tinta, la Fascistona, nonché Don Vito, o più semplicemente Don, chiaramente ispirato alla figura dello storico parroco del San Filippo Neri Padre Guido. Così il giornalista spiega la scelta del genere e dell’ambientazione: «Serviva un genere che rendesse “familiari” al lettore i vari personaggi, che li stringesse attorno ad un avvenimento forte, dirompente. La comunità del rione partecipa attivamente alle indagini, si interroga, prova rabbia e dolore per l’omicidio di una ragazza che è una di famiglia in un certo senso». Luoghi e personaggi, quindi, evocativi, reali, che secondo la casa editrice NedEdizioni fanno di questo libro «un giallo dall’animo popolare, dai personaggi bonaccioni, gretti e de core».

jattarelli lo sgarroUna vita alle spalle”. Non meno affascinante è la figura di Rocco Sigaro, il personaggio principale de “Lo Sgarro”. 45 anni, detective, un passato burrascoso da poliziotto e un mare di problemi. A tratti sembra ricordare, in versione tutta romana, il celebre Sarti Antonio “sergente” di Loriano Macchiavelli: depresso, falcidiato dai ricordi e dai rimorsi, la paura di non essere all’altezza, nauseato dal suo (ormai ex) mestiere che, suo malgrado, lo porta al centro di un’indagine difficile. Tornando all’introduzione di Minore, Rocco Sigaro «si trascina faticosamente senza grandi orizzonti eroici, carico di benzodiazepine invece che di coca, con il sogno di fare il pianista jazz come il suo idolo Bill Evans». Il “delittaccio” della Garbatella logora il detective mentre i giorni passano e la verità sulla morte della ragazza si fa sempre più nebulosa. «Ha bisogno di tranquillità per operare, l’eccitazione lo spinge a trovare indizi ma ha anche la costante necessità di tenere sotto controllo questa sua emozionalità. – così Jattarelli descrive il suo personaggio – Ne “Lo sgarro” scopriamo molti suoi lati nascosti: un passato che l’ha ferito, sentimenti che ancora lo tormentano (…). È un po’ piacione e un po’ anima in pena. La sensibilità è la sua pistola». Poi le donne, croce e delizia del protagonista: alle prese con i primi acciacchi di un’età che avanza, Sigaro si attribuisce ancora un certo sex appeal. Oltre all’indispensabile colpo di fortuna, sarà proprio una intensa, e subdola, storia d’amore con la bellissima Yvonne a sbloccare l’indagine condotta dal detective, destinata a concludersi a ritmi serrati, quasi frenetici, verso un epilogo tanto crudo quanto affascinante e un colpo di scena che lascia l’amaro in bocca.

Tra realtà e leggenda”. Senza togliere nulla alla curiosità dei lettori, si può affermare brevemente che dietro la soluzione del giallo risiede la parte più preziosa del lavoro di Jattarelli. L’autore infatti si richiama a un passato leggendario che va ben oltre i 96 anni della ex borgata e che conduce ai tempi della Roma Repubblicana e dei culti pagani praticati lungo le rive dell’Almone, al tempo fiume sacro, attualmente una fogna ricoperta dal cemento della “nuova” Garbatella. Avvalendosi delle ricerche di alcuni storici locali (primo fra tutti Cosmo Barbato), il giornalista romano trae ispirazione dalla storia del territorio per riattualizzarla, trasformarla in realtà, una realtà certamente “letteraria” ma, al contempo, così vera da lasciare il segno. Quale? Sicuramente quello di innamorarsi della Garbatella. Come succede a Rocco Sigaro alla fine della sua indagine, come è successo allo stesso Jattarelli: «Lo Sgarro è il mio atto d’amore nei confronti di un quartiere, la Garbatella, dove vivo da oltre 25 anni, che ti regala ancora la voglia di essere romano». Probabilmente, succederà anche ad ogni lettore.

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