Cultura

Pubblicato il 27 maggio 2016 | da Irene Salvi

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“Trattate male”, un racconto in immagini alla Casetta Rossa

La graphic novel di Laura Bastianetto e Valerio Chiola racconta il riscatto di 17 giovani donne nigeriane sopravvissute al circuito del traffico di esseri umani, per le quali il supporto di due associazioni e una sentenza innovativa hanno reso possibile un nuovo inizio

Domani a Casetta Rossa, a partire dalle 18.30, si presenta “Trattate male. Sogni e paure delle più belle del reame” (Round Robin Edizioni). Una storia scritta da Laura Bastianetto – giornalista e documentarista – e disegnata dall’illustratore Valerio Chiola, che tratteggia volti e voci di 17 donne sopravvissute a un’odissea di ingiustizia.tratta Il libro ricostruisce il processo che ha visto condannare i loro sfruttatori: la narrazione è inframmezzata da flashback che partono da lontano, dai villaggi e dalle periferie nigeriane dove ragazze giovanissime e senza mezzi sono reclutate da maman complici dei trafficanti, per essere “distribuite” nei paesi europei dove saranno avviate alla prostituzione di strada, dopo una selezione spietata che ne valuta aspetto ed età in base a gusti e preferenze della clientela di destinazione.

Il processo, istruito a seguito di lunghe indagini (la cosiddetta “operazione Sahel”, avviata nel 2007 dai carabinieri del Ros de L’Aquila) ha portato nel 2009 alla condanna in primo grado di 19 persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta, riduzione in schiavitù e immigrazione clandestina. Pene severissime (oltre 100 anni di carcere complessivi) per gli imputati, ma nessun risarcimento per le vittime: per questo i legali delle associazioni contro la tratta Be Free e On the Road , costituesi parti civili, hanno presentato ricorso in appello in base all’art. 607 del codice penale (che, in tema di confisca dei profitti di reato, antepone “i diritti della persona offesa” alla pretesa risarcitoria dello Stato) e alla Direttiva UE n. 36/2011 sulla repressione della tratta di esseri umani, che parla di “uso dei proventi sequestrati e confiscati […] per finanziare l’assistenza e la protezione delle vittime, incluso il loro risarcimento”. Appello accolto dai giudici della Corte d’Assise aquilana, che nel 2012 ha riconosciuto a ogni ragazza coinvolta una provvisionale di 50 000 euro. Le associazioni hanno ottenuto € 10 000 ciascuna.

La sentenza è un risultato importante, ma la battaglia è molto più ampia: i legali di On the road sono parte del progetto CompAct, network europeo che produce approfondimenti e campagne sul tema della compensation, proponendo una maggiorazione cooperazione europea e – a livello nazionale – l’istituzione di appositi fondi per il risarcimento delle vittime di tratta. Se ne parlerà nella presentazione di domani con l’avvocata Carla Quinto e Francesca De Masi (della cooperativa Be Free, che gestisce anche uno sportello presso la sezione femminile del C.I.E. di Ponte Galeria) e con l’autrice, che ha risposto a qualche domanda:

Come nasce questo libro?tratta

«Dall’esigenza di raccontare una storia di cui mi ero già occupata come giornalista, con altri tempi e una differente prospettiva. Il tema della tratta, così come quello delle morti in mare» (di cui si occupava il suo precedente libro, “Lampedusa. Cronache dall’isola che non c’è”, scritto con Tommaso Della Longa) «fa parte della narrazione quotidiana da tanto tempo che ci si è abituati a sentirne parlare, ma in realtà se ne sa davvero poco. Ogni giorno ragazze giovanissime, soprattutto africane, vengono immesse nel circuito della tratta, spesso ricattate – oltre che con la violenza fisica – anche attrverso minacce alle famiglie e riti voodoo. Io ho scelto come protagonista una giovane nigeriana che attraversa la Libia e il Mediterraneo, rischiando la vita, per arrivare in Italia e ritrovarsi sul marciapiede, fino a trovare la forza e il sostegno necessari per denunciare i suoi sfruttatori. Di storie così ne esistono a migliaia».

Perchè una graphic novel?

«Intrecciare diversi linguaggi dà la possibilità di raggiungere più persone: in questo caso ho creduto che un racconto per immagini potesse rendere accessibile anche a lettori più giovani temi drammatici e complessi come quello che raccontiamo».

trattate-maleA questo proposito, “Trattate male” è già stato presentato in diverse scuole. Quali reazioni avete incontrato?

«Differenti. Proprio perché l’argomento è così difficile, un reale confronto con ragazzi e ragazze è stato possibile solo dove erano già stati avviati percorsi o laboratori specifici sul tema: in questi casi – che purtroppo sono rimessi alla passione e buona volontà di singoli insegnanti – gli studenti sono stati curiosi e reattivi. Molti ci hanno chiesto cosa ne fosse stato delle ragazze al termine del processo, se adesso stessero bene e fossero al sicuro».

Come mai pensi che la sentenza de L’Aquila sia così importante?

«Perchè, una volta tanto, sembra che giustizia sia stata fatta: da un lato si riconosce l’assoluta gravità del reato, dall’altra si fornisce a chi esce da un percorso devastante i mezzi e la possibilità concreta di rifarsi una vita. È una sentenza – si spera – capace di fare scuola e innescare altre decisioni simili, permettendo di rafforzare il contrasto a un fenomeno atroce che riduce le persone a merci e che non riceve ancora la necessaria attenzione».

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