Spazi Urbani

Pubblicato il 14 dicembre 2011 | da Giulia Salandri

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Polo natatorio di Valco San Paolo: ancora paralisi in Comune

Un degrado strutturale e ambientale a danno della cittadinanza. La giunta capitolina tace

Prosegue l’indignazione del Municipio XI sul caso del polo natatorio di Valco San Paolo, una struttura di 30.000 metri quadri in disuso e costata alla cittadinanza oltre 18 milioni di euro. L’operazione rientrava nel programma di riqualificazione delle strutture sportive e di recupero urbanistico dell’area, avviato in occasione dei mondiali di nuoto 2009. Doveva trattarsi di un edificio composito, capace di integrare spazi naturali e artificiali eppure, a due anni dall’inaugurazione in data 9 luglio 2009, ha le sembianze di un mortifero cantiere in disfacimento: muri e pavimenti divèlti, vasche fuori uso, palestra inagibile, sala conferenze da completare, impianti danneggiati, materiali tossici disseminati in avarìa ed una struttura portante erosa da pericolose crepe.

La giunta Alemanno prosegue com una strategia politica edulcorata, per nulla schierata con la cittadinanza e tesa al rimbalzo delle responsabilità.

Il sindaco, in una dichiarazione alla trasmissione televisiva “Le Iene”, imputa il ritardo dei lavori all’apertura di una inchiesta che avrebbe investito l’imprenditore edile Francesco Maria De Vito Piscicelli -quello stesso Piscicelli che rideva la notte del terremoto a L’Aquila- e la sua ditta, incaricata della realizzazione del complesso di Valco San Paolo: “Ma adesso il Commissario Governativo è riuscito a togliere l’appalto a questa ditta e dovrebbe anche riuscire ad affidarlo a breve alla nuova impresa e, se questo dovesse avvenire come mi è stato promesso, in 4-6 mesi sarà finalmente consegnato alla Federazione Italiana Nuoto che deve assegnarlo alle associazioni sportive. Il Comune – ha concluso Alemanno – non ha mai avuto le chiavi perché quell’impianto non è mai stato completato”. E’ un Sindaco bravo a leggittimare l’immobilismo colpevole a cui, con la sua cricca, ha preso parte. 

E’ inoltre una linea minimalista quella che i vertici capitolini assumono poiché lo stato di spettrale degrado, in cui versa l’impianto, denuncia visibilmente tempi assai più lunghi dei 4-6 mesi annunciati, se utili ad un intervento risanatorio.

Il territorio non ha neppure visto realizzate le opere pubbliche che la delibera comunale del maggio 2007 commissionava affiancandole al polo natatorio al fine di dotarlo dei servizi complementari allo svolgimento dei campionati: la realizzazione della viabilità su lungotevere Dante, almeno nel tratto compreso tra ponte Marconi e via Parrovano, con illuminazioni e marciapiedi e la costruzione di un’area verde pubblica. 

La delibera concludeva, in merito, decretando la struttura sportiva come un complesso capace di servire l’utenza territoriale una volta terminati i mondiali di nuoto. 

Andrea Catarci, presidente del Municipio XI, lamenta l’assenteismo di una giunta capitolina che non si è schierata contro la grande abbuffata da parte di soggetti privati e che ha concesso autorizzazioni senza esercitare tutti i controlli del caso: “La triangolazione tra la Protezione Civile, dell’allora direttore Guido Bertolaso, che gestì l’intero evento dei mondiali di nuoto, tra il Commissario Straordinario dei Mondiali di Nuoto di nomina governativa, Claudio Rinaldi, e tra il Comune di Roma nelle due Giunte, prima quella Veltroni, che ha imbastito l’iniziativa e poi quella Alemanno, che ha assistito incredibilmente passiva dando sfogo a tutti gli interessi privati fino allo sfacelo attuale, sta lì a testimoniare come la storia italiana debba trovare le sue conclusioni. Fino ad ora le uniche le ha individuate la magistratura con arresti ed indagini. Ma il problema non se ne va, perché resta quello scheletro a segno dello sperpero del denaro pubblico e dei disagi per la collettività”.

Catarci chiede che la Giunta Capitolina si operi per restituire il polo natatorio ad una cittadinanza derubata a segno, perciò, di un urgente anche se parziale risarcimento per il territorio.




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