Resistenze

Pubblicato il 14 ottobre 2011 | da Marco Cardaci

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Outdoor Festival: l’Urban Art invade l’Ostiense

Murales permanenti, istallazioni e sculture: artisti nazionali e internazionali per l’evento; mentre un’opera è già sparita

Il team messo insieme è quello delle grandi occasioni. C’è Herbert Baglione dal Brasile, già presente alla Biennale d’Arte di San Paolo, c’è Zedz dall’Olanda con le sue sculture interattive, c’è Kid Acne dall’Inghilterra che, con il suo talento, ha realizzato uno tra i più grandi murales della Capitale, ci sono le italiane Maria Carmela Milano e Federica Terracina con la loro istallazione knitting art realizzata e rubata (?) in tempo record, c’è il talentuosissimo Agostino Iacurci con un’imponente opera a tema in via del Porto Fluviale, c’è e non poteva mancare, infine, anche il tocco della giovane illustratrice romana Chiara Fazi. Sono questi i nomi che i curatori della NU Factory, con il contributo della Provincia di Roma e i patrocini dei Municipi XI e XV hanno raccolto per questo attesissimo Outdoor Festival e, avvertono gli organizzatori, “non dite che sono stati gli alieni”.
L’inaugurazione avverrà oggi 14 ottobre ma già da qualche giorno il quartiere Ostiense ha cambiato volto. Il percorso artistico ufficiale dell’Outdoor Urban Fest verrà svelato dagli organizzatori sabato 15, tra le 12 e le 14, intanto però il quartiere è mutato ed è impossibile non accorgersene. Basta passeggiare su via delle Conce, in direzione via Ostiense, per trovare la prima opera. E’ lì che Herbert Baglione, brasiliano al suo primo murales in Europa, ha realizzato il suo lavoro. Pochi colori, tra l’altro a basso impatto ambientale come tutti quelli impiegati per il Festival, per rappresentare quello che per Baglione è il rapporto individuo-società. Figure in bianco e nero che emergono dall’acqua, mezzibusti amputati, figure lineari, un concept originale messo sù in due giorni. Ed è solo l’inizio.
Proseguendo per questo tour virtuale si giunge in via del Porto Fluviale. Qui ci sono le pareti pronte ad accogliere quello che sarà l’allestimento di Chiara Fazi. Sei tavole formato maxi che ripercorreranno sei Sì che hanno fatto la storia del cinema negli ultimi 40 anni. Disegni ispirati dalla pubblicità della Nastro Azzurro SAY YES (sponsor della manifestazione) che rappresenteranno, tra le altre, anche due scene de Il laureato e di Marrakech Express.
Per trovare l’opera successiva, invece, basta spingersi fino a via del Commercio. Lì troviamo il murales permanente di Kid Acne. L’inglese è un writer da quando aveva 12 anni e con la Parola ha un rapporto particolare. I disegni non gli bastano, per questo è anche un rapper. E’ proprio la Parola l’elemento che accomuna le sue due passioni. E’ così che è nata la gigantesca scritta spalmata su 50 metri di lunghezza per 7 di altezza: Paint over the cracks, dipingi sopra le crepe. Il suo messaggio è chiaro, lì dove c’è una crepa, una spaccatura, sta all’arte, alla creatività colmare quel vuoto.
Lasciandosi Kid Acne alle spalle, riprendendo via del Porto Fluviale, c’è l’opera di Agostino Iacurci, foggiano, classe ’86, talento smisurato. Senza togliere niente a nessuno ed in attesa dei disegni di Chiara Fazi, forse l’opera più bella è la sua. Agostino conosce Roma e conosce la zona e la sua storia. Il suo disegno, un immenso nuotatore circondato da pesci e da una mano bianca che emerge, sorge proprio sul palazzo della pescheria Ostiense (via del Porto Fluviale 3), vecchio centro di stoccaggio del pescato.
Gli ultimi passi di questo tour sono colorati di giallo, ma l’arte non c’entra nulla. L’ultimissima opera (o la prima?) è un’imponente scultura che prevede l’interazione del pubblico. Realizzata dall’olandese Zedz, a forme regolari, gode del magnifico sfondo offerto dal Gazometro. Prima di giungere al Teatro India, però, sarebbe dovuta sorgere l’istallazione di Maria Carmela Milano e Federica Terracina: un’immensa opera di knitting art (lavori a maglia che riscaldano la città) realizzata in collaborazione dell’associazione Pippicalzelunghe con materiali di recupero, scampoli di stoffa e fili di lana che avrebbero dovuto rivestire il ponte di nuovi colori. L’istallazione è durata solo poche ore, poi è sparita. C’è chi dice siano stati uomini in divisa, c’è chi dice sia stata rubata. Chissà, forse questa sì è davvero opera degli alieni.

 

Il programma della rassegna

La galleria fotografica di Repubblica


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