Cultura

Pubblicato il 9 maggio 2014 | da Marco Cardaci

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“Calcio senza frontiere”: una domenica di sport diversa

Dalle ore 15, sui campi della Polisportiva G. Castello, il torneo che celebra il calcio migrante e popolare. Un calcio (e uno sport) per tutti

 “Il calcio, com’è noto, è il gioco del popolo, e come tale cade nelle grinfie di tutta quella gente che non è, insomma, il popolo”. Così scriveva Nick Hornby, nel suo celebre libro autobiografico “Febbre a 90° gradi”, per bocca del protagonista, tifoso da sempre (e per sempre) dell’Arsenal. Tanti brevi saggi in cui lo scrittore britannico raccontava gli alti e bassi della propria vita scanditi, ognuno, da un singolo match dei Gunners. Correva l’anno 1992, l’Italia del pallone cancellava l’ultimo scudetto “provinciale” della Sampdoria e dava vita a un monotono duetto Milan-Juve che solo le romane, dieci anni dopo, riuscirono a interrompere.

Il calcio, la vita. Per Hornby questa passione infinita era lo sfondo del suo romanzo, per altri è semplicemente un momento diverso. Il calcio è un solo sport ma è capace di declinarsi in tanti modi, tutti diversi tra loro. C’è quello dei diritti televisivi e delle telecamere puntate e quello più umile dei campi di provincia. Quello delle polemiche su Genny a Carogna e l’ordine pubblico e quello che, molto più genuinamente, trasuda di passione lontani dal business, come fossimo tutti il protagonista del romanzo di Hornby. Domenica, alle ore 15, a San Paolo, il “Calcio Senza Frontiere” celebra il secondo tipo di calcio, quello in cui il rispetto dell’avversario, la lealtà e la lotta contro ogni discriminazione razziale, valgono più della vittoria. Allo Stadio della Polisportiva Castello si gioca a calcio ma si parla (e reclama) il diritto allo sport, ovunque ma anche qui, a Roma. In una Città in cui le logiche privatistiche prevalgono nella gestione degli impianti e in cui luoghi abbandonati delle periferie, con poco, potrebbero diventare luoghi di socialità e di sport per tutti.

A partecipare a un evento di questo tipo non potevano mancare i ragazzi dell’Asinitas Onlus che, in qualche modo, ripercorrono i passi dei Liberi Nantes, e che da tutto l’anno, anche grazie al Municipio VIII (che patrocina l’evento) ogni giovedì si allenano nel campo di via Severo. Non presenti ma sicuramente partecipi nei valori di questo torneo anche i calciatori dell’Ardita San Paolo e dell’Atletico San Lorenzo: due portabandiera del calcio popolare nel panorama capitolino che quest’anno hanno calcato i campi della terza categoria. Due realtà che, sin dalla nascita, sono diventate tratti distintivi del territorio in cui si allenano. Un po’ come, in parte, anche l’Atletico Garbatella si propone di fare. Il calcio popolare e migrante, quindi, cresce. E domenica è giunto il momento di festeggiarlo.

“Ad alcuni (il calcio) piace perché sono dei socialisti sentimentali; ad altri perché hanno frequentato le scuole private, e vorrebbero non averlo fatto; ad altri perché il loro lavoro – di scrittore, giornalista televisivo o pubblicitario – li ha portati molto lontani da quello che considerano il loro luogo di appartenenza, o di provenienza, e il calcio sembra loro un modo veloce e indolore per ritornarci”.

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