Resistenze

Pubblicato il 10 gennaio 2013 | da Redazione

0

Buen Vivir, Napoli incontra Bogotà alla Garbatella

Al Teatro Ambra un confronto tra i sindaci di Bogotà e Napoli, amministratori anti-establishment

“Bogotà – Napoli. Confronto sul buen vivir”. Questo il titolo del dibattito svoltosi lo scorso 8 gennaio presso il Teatro Ambra alla Garbatella. Un incontro all’insegna dell’educazione civica, che ha visto la presentazione di due esperienze di governo del territorio di aree urbane fortemente disagiate quali Napoli, nel Sud italiano, e Bogotà, capitale della Colombia, nel Sud dell’America.

Tra i partecipanti dell’incontro, moderato dal giornalista dell’Espresso Alessandro Gilioli, il sindaco del capoluogo partenopeo Luigi De Magistris e il Professor Antanas Mockus, già primo cittadino della capitale latino americana per due mandati, oltre al teologo Don Franzoni.

Come ci si avvicina al “buen vivir”?

Nel suo intervento De Magistris ha posto l’accento su come un’iniziativa di carattere simbolico, quale l’apertura di 4 km di lungomare ai soli pedoni, possa instaurare una dialettica tra cittadino e suolo pubblico che porti ad un ripensamento del rapporto con lo spazio urbano. Non siamo di fronte ad una rivoluzione concettuale della destinazione d’uso di una piazza o un viale. Si tratta invece di riaffermare la vocazione originaria di quel luogo, ovvero la pura e semplice possibilità di socializzare con altri cittadini, visitatori, passanti. In tal senso la necessità di produrre coscienza civica in coloro che abitano e agiscono la città, eleggendola ogni giorno a loro spazio vitale, è certamente una priorità nell’azione di una sana amministrazione. Il napoletano, come il cittadino colombiano, viene investito di una responsabilità nell’organizzazione concreta dell’intorno urbano, è chiamato a cooperare nel suo quartiere allo stesso modo in cui si comporta dentro le mura domestiche, costruendo e rispettando i luoghi della sua quotidianità lavorativa, economica, sociale, affettiva.

Entrambi gli amministratori hanno poi sottolineato come la gestione delle risorse di un grande capoluogo richiami anche interessi che esulano dagli effettivi bisogni dei cittadini, interessi che assumono l’aspetto di favori privatistici tra caste di clienti e amici raggruppate intorno alle poltrone di una giunta. Ne consegue che il promotore di una politica di cambiamento e rottura col passato troverà inevitabilmente l’ostacolo di un establishment compatto nel difendere la propria posizione di privilegio.

A questo proposito appare significativa l’esperienza di un uomo eclettico come Mockus, alcalde di Bogotà a cavallo degli anni 90, periodo oscuro della capitale colombiana. Città con tassi di violenza, criminalità e degrado assolutamente fuori controllo. In un contesto simile, l’allora rettore dell’università nazionale, indipendente rispetto ai partiti, comincia letteralmente ad inventare un linguaggio per comunicare con la cittadinanza. La sua azione politica è ispirata da una visione e un contatto diretto e costante con le realtà di strada, Mockus supera il filtro di collaboratori, istituzioni e burocrazia scegliendo obiettivi largamente condivisi solo dai suoi concittadini. In una Bogotà scossa dalla violenza, il primo obiettivo diventa salvare vite umane.

Mockus, negli anni da sindaco è stato capace di infondere nel tessuto sociale lacerato dall’insicurezza una nuova morale, fondata sulla necessità di riportare davanti agli occhi dei colombiani la sacralità della vita. Ed è su questa base che la capitale colombiana è diventata artefice della propria rinascita dei giorni nostri.

Rimediare alla violenza e ricondurre la popolazione di Bogotà al dialogo è il percorso che l’ex rettore ha scelto per il cambiamento. Gli strumenti prediletti nella sua singolare amministrazione sono ’ironia, teatralità e arte. Iniziative come la “operaciòn zanahoria” (operazione carota) hanno fatto breccia nell’animo di una generazione i cui idoli erano rappresentati dal trafficante in motocicletta e la cui vita era affidata alla casualità della traiettoria delle pallottole in una sparatoria.

Portare in queste stesse strade valori come il rispetto di se e degli altri, recuperare principi di comportamento più sani (“zanahorio” è appunto un dispregiativo nei confronti di chi conduce una vita sana) è compito arduo in ogni società. Per queste ragioni, riuscire a rendere di moda l’utilizzo dell’ l’autobus, l’andare in bicicletta, il non sprecare l’acqua, il parlarsi e il consigliarsi, mostra quanto il coraggio e l’onestà di un cittadino possano influire in maniera dirompente nel corso della storia laddove la giustezza delle sue idee abbia modo di essere beneficiata anche dalle generazioni future.

Per concludere, il parallelismo tra due esperienze amministrative cittadine geograficamente così distanti può rivelare l’importanza di un approccio condiviso anche a livello internazionale nella ricerca di soluzioni al di fuori dei tradizionali strumenti a disposizione dei Comuni. Il coinvolgimento della cittadinanza come entità capace di autoregolarsi fornisce agli amministratori uno strumento di governabilità territoriale, curato in prima persona da un cittadino consapevole, a Napoli come a Bogotà come altrove.


Autore



Back to Top ↑