Lampedusa: un’isola al centro dell’Europa
Cambiare il volto del Mediterraneo con una Carta collettiva, condivisa e partecipata: questo lo scopo del meeting dello scorso fine settimana tra decine di movimenti, associazioni e organizzazioni . Presenti anche i rappresentanti di diverse realtà sociali del Municipio VIII
Da anni considerata invalicabile confine europeo e porta d’accesso di uno status quo da proteggere, lo scorso fine settimana Lampedusa si è trasformata in uno spazio collettivo, punto d’incontro di realtà eterogenee per tracciare dal basso le linee di una politica di cambiamento.
Il fermo rifiuto delle decisioni – nazionali e comunitarie – che hanno condotto a una morbosa militarizzazione dei confini della fortezza Europa e a un’inaccettabile negazione dei diritti, non è che il punto di partenza dell’incontro. In accordo con la sindaca Giusi Nicolini, gli attivisti hanno fatto seguire alla discussione la redazione di un documento collettivo e partecipato, la Carta di Lampedusa. Un atto che – seppur privo di forza normativa – assume un significato politico importante: la necessità immediata di costruire un orizzonte comune di accoglienza che, contrastando apertamente le frontiere chiuse, disegni una nuova geografia del Mediterraneo e dell’Europa.
La novità del documento è anche nel processo di formazione. Il dibattito collettivo sul contenuto della Carta si è aperto due mesi fa, quando il Progetto Melting Pot Europa ha pubblicato online un docuwiki liberamente accessibile alla cui redazione hanno partecipato, oltre a numerosi singoli, realtà di diversa provenienza (www.lacartadilampedusa.org). Da quel momento centinaia di movimenti, associazioni e organizzazioni europee e nordafricane si sono impegnate a promuovere e difendere le prospettive di cambiamento contenute nella Carta attraverso l’elaborazione di un alfabeto comune.
L’incontro con gli studenti dell’Istituto Luigi Pirandello dell’isola ha aperto il meeting venerdì pomeriggio, mentre nella giornata di sabato sono iniziati i lavori di stesura della Carta. Nell’incontro conclusivo di domenica, la discussione si è spostata sulle campagne che saranno congiuntamente attivate dalle realtà firmatarie nei diversi territori: prima fra tutte, almeno in Italia, quella per l’immediata chiusura dei centri di identificazione ed espulsione.
La versione definitiva della Carta – pubblicata domenica pomeriggio – rispecchia i due scopi dell’incontro: affermare e agire. Nella prima parte, dedicata ai principi, figurano il diritto alla libertà di movimento e di scelta del luogo in cui vivere, la libertà di restare e di resistere alle politiche tese a creare discriminazione, sfruttamento e disuguaglianze; nella seconda si affrontano le politiche migratorie con proposte di abrogazione, smilitarizzazione dei confini e costruzione di percorsi di accoglienza nuovi e condivisi.
Dopo il naufragio dello scorso 3 ottobre, anche il Municipio VIII, con una mozione approvata dal Consiglio, ha deciso di avvicinare il proprio territorio alle coste di Lampedusa. Un gemellaggio di solidarietà che ha portato sull’isola diverse realtà associative locali – come Asinitas, il csoa La Strada, Action diritti e Terrain Vague – per partecipare alla scrittura del documento. Con loro Claudio Marotta, assessore municipale alle politiche giovanili e il promotore della mozione Amedeo Ciaccheri, consigliere municipale, che dichiara: «Partecipando alla stesura collettiva della Carta il Municipio diventa promotore del suo contenuto nel governo del proprio territorio e della città. Vogliamo creare un ponte solidale tra due realtà locali molto diverse tra loro, che però condividono un’idea precisa: contrastare con forza le politiche di chiusura dei confini e gli effetti che ne derivano. Vogliamo concretizzare questo scopo, non solo promuovendo il contenuto della Carta ma creando una sinergia che, nei prossimi mesi, metta concretamente in relazione le tante realtà associative e scolastiche del nostro territorio con quelle di Lampedusa».
Ancora una volta, quindi, l’ottavo municipio ribadisce la sua posizione: contrastare attivamente le politiche migratorie che, in nome di una cittadinanza europea elitaria, hanno freneticamente contrapposto il controllo ossessivo delle frontiere alle politiche di inclusione e accoglienza.

