Dispacci Ingegneria Roma Tre

Pubblicato il 5 maggio 2015 | da Nicoletta Moscarelli

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Elezioni Roma Tre: monta la polemica sul caso Rom

In vista delle elezioni studentesche si torna a strumentalizzare la questione “Rom a Ingegneria”. L'Università ha lasciato gestire la situazione ai sindacati della destra studentesca in attesa che si attui il progetto di riqualificazione e “bonifica” della zona.

E’ una questione annosa, che ciclicamente torna a far discutere e che ora, in vista delle elezioni studentesche, pare sia tornata ad essere un’emergenza. Nel dipartimento di Ingegneria di Roma Tre, infatti, accade da anni che alcuni Rom, residenti nel campo adiacente alla facoltà (nell’area che ospitava il grande campo di vicolo Savini, sgomberato nel 2005), facciano uso dei bagni per provvedere all’igiene personale, riempiano taniche d’acqua e chiedano monete per acquistare prodotti alle macchinette; si sono inoltre lamentati alcuni furti e la responsabilità è stata attribuita, spesso in maniera arbitraria, ai Rom.

Alcuni quotidiani, che hanno riportato la notizia, hanno titolano così: Roma Tre nel degrado, studenti di Ingegneria in protesta; Noi, studenti di Ingegneria vittime dei nomadi che invadono la facoltà; L’Università di Roma Tre tra furti e incursioni di Rom. La questione è stata fin da subito presentata in termini di degrado e scarsa sicurezza e così sfruttata dai sindacati della destra studentesca (Azione Universitaria e Direzione Futuro), che hanno puntato tutto sui diritti negati agli studenti. Questi lamentano infatti l’uso improprio dei servizi igienici che, dichiarano, sono riservati agli studenti che pagano le tasse; richiedono inoltre, a gran voce, un servizio di vigilanza che li tuteli e li protegga. Sul tema della sicurezza ha investito molto anche il sindacato studentesco di sinistra, Studenti alla Terza, che ha votato e fatto approvare la proposta di adozione di un badge nominativo per tutte le facoltà. Tale tesserino identificativo, permette l’ingresso ai soli studenti, ai docenti, al personale tecnico e amministrativo.

L’abuso del concetto di sicurezza, e la sua conseguente strumentalizzazione, hanno portato a credere che ci fosse un reale pericolo e che gli studenti si dovessero in qualche modo difendere; si è pensato allora di creare una sorta di “fortezza” che non fa che radicalizzare la pratica di segregazione razziale delle minoranze, pratica ordinaria e lecita nel nostro paese. La posizione dell’Università in tutta questa vicenda è stata piuttosto ambigua. Informato della questione, il Rettore ha fatto sapere che l’Università non può intervenire in alcun modo e pone la questione in altri termini: annuncia e promette un intervento di recupero delle aree lasciate al degrado e di riqualificazione di tutta la zona grazie ad un accordo col Campidoglio. Il sindaco Marino, infatti, ha annunciato – a luglio 2014 – l’approvazione del progetto di riqualificazione della zona Ostiense-Marconi, che comprende anche la realizzazione di uno studentato proprio nell’area adiacente alla facoltà di Ingegneria. L’Università attende in pratica l’inizio dei lavori e quindi lo sgombero degli insediamenti Rom; non una parola d’indignazione per le derive razziste di certe posizioni prese alla vigilia delle elezioni universitarie.

Da un’istituzione culturale come l’Università ci si aspetterebbe, innanzitutto, una ferma condanna di certi atteggiamenti xenofobi e la promozione, attraverso assemblee e conferenze, dell’idea di integrazione e di diritti umani. Lasciando spazio a tali fanatismi razzisti, l’Università abdica al suo ruolo di criticare le storture della realtà e si rende connivente con un sistema basato su secoli di pregiudizi, gli stessi continuamente alimentati dai poteri forti che hanno bisogno, per affermarsi, di un capro espiatorio.

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