Cultura digital fabbrication

Pubblicato il 28 settembre 2015 | da Saba Camilletti

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Digital Fabbrication, metodologie per un uso consapevole

«La prima cosa che bisogna imparare, e che pochissimi vi diranno, in un percorso di avvicinamento alla tecnologia e al digitale, è che le macchine sono stupide».

Inizia così la prima lezione del ‘Corso per formatori di Digital Fabbrication’ tenuto da Leonardo Zaccone, membro e cofondatore del Fablab Roma Makers. E già si intuisce che sarà un programma ricco e complesso, che in due settimane formerà i circa dodici partecipanti per prepararli ad insegnare a loro volta, ‘con finalità e consapevolezza‘, l’uso delle affascinanti macchine per la fabbricazione digitale a ragazzi e ragazze dai 6 ai 16 anni.

«Nonostante l’enorme interesse suscitato dalle nuove tecnologie nel mondo della scuola e della didattica, attualmente sia in Europa che in Italia, non c’è una vera metodologia di insegnamento. Per questo come Roma Makers, dopo due anni di esperienza diretta con i ragazzi, abbiamo pensato fosse necessario individuare un modello open source, in condivisione e collaborazione con professionisti, insegnanti, pedagoghi, per progettare insieme dei percorsi didattici di fabbricazione digitale per le scuole

Il corso, iniziato lunedì 21 settembre, prevede dieci lezioni di didattica intensiva all’interno del Fablab e una fase successiva di tirocinio pratico a contatto con i bambini. Oltre all’uso delle stampanti 3d, della macchina per il taglio laser, fondamenti di elettronica, Tinkercad ed altri software ed applicazioni tecnologiche, i tutors saranno formati sull’approccio progettuale e pedagogico. Partendo soprattutto dal perché sia utile allo sviluppo psichico e intellettuale dei bambini offrire nelle scuole una buona alfabetizzazione tecnologicavalorizzandone gli aspetti ludico-creativi e quelli psico-sociali.

Inoltre, nello spirito del Fablab e della community dei makers la condivisione del sapere e dell’esperienze è sempre un obiettivo principale. «Lo sforzo maggiore che stiamo facendo» dichiara Zaccone «è di documentare e mettere in open source fin dal primo giorno tutti i passi del corso, dalle riflessioni ai momenti laboratoriali, per verificarne la resa e collaborare a migliorare il modello.»

L’idea alla base del progetto è che le macchine oggi siano, volenti o nolenti, un mezzo con cui un giovane non può non confrontarsi e saper dialogare. Secondo Zaccone una delle critiche che più spesso si rivolgono all’universo digitale, ovvero di limitare la creatività e la fantasia, si supera ed anzi si rovescia attraverso un uso consapevole, ed uno dei valori aggiunti di un educatore preparato in questo corso sarà quello di trasmettere ai ragazzi obiettivi e finalità progettuali che sappiano guardare alla macchina come uno degli strumenti a disposizione con cui stimolare e realizzare un processo artistico e creativo.

Non solo, se è vero che il ‘do it yourself’ non ci libererà ancora per molto dai cicli di produzione capitalistico-industriali, è vero anche che il valore socio-educativo dell’imparare ‘come è fatto’ e ‘come si rifà’ può dare molto ad un adulto come ad un ragazzo. «Il problema non è solo, e non tanto, nella diffusione dell’uso dei macchinari in sè, ma nel comprendere i cicli di vita dei prodotti ed iniziare a modificare alcuni paradigmi a cui purtroppo siamo abituati da tempo. Si tratta ad esempio di cambiare il modo di pensare di chi disegna i prodotti, che dovrà iniziare a considerare che potranno essere fabbricati in modo diverso dall’economia di grande scala, a finire a chi li compra, che deve iniziare a pensare non solo all’autoproduzione ma anche alla condivisione. Pensiamo banalmente al sapone sfuso, che è un percorso che in una città come Roma fatica ancora ad essere diffuso a tutti i livelli. Ecco, è solo un esempio, per dire che personalmente mi aspetto che la fabbricazione digitale possa incidere molto su questo, sul pensiero e sulle abitudini, intaccando lo standard del consumatore che cerca soltanto il prodotto finito appena uscito dalla fabbrica e aumentando il numero di persone che cerca qualcosa di diverso, a cui poi gli strumenti digitali saranno utili.»

Se i contenuti e i valori del corso vi hanno intrigato, e volete testare gli effetti sui vostri figli, l’occasione perfetta sarà la Maker Faire Roma del 16-17 e 18 ottobre. Durante la tre giorni romana della più grande fiera dei maker europei i tutors appena formati dal corso di formazione per Digital fabbrication avranno infatti la prima occasione di confronto con i più piccoli, essendo tra gli animatori del Fablab bambini con vari progetti didattici. Non a caso, la lezione numero due tenuta da Zaccone si concentra sui tre processi creativi: progettazione, sperimentazione e improvvisazione. E con i bambini, ce n’è sicuramente bisogno.

 

 

 

 

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Autore

Scrivo su Core dal primo numero, febbraio 2009, seguendo i temi a me più cari: ambiente, sostenibilità, percorsi dal basso. Sono laureata in Architettura con una tesi in politiche urbane sulla co-gestione degli spazi pubblici ed ho un master in 'Design della Smart Cities'. Mi occupo di design di arredi con materiali naturali, co-design e design di servizi sostenibili. Alla ricerca di uno stile di vita più sano, insieme con la mia famiglia abbiamo avviato Biozen, un'azienda biologica dove, oltre a coltivare, si sperimentano attività e pratiche di architettura naturale. Da grande, tra le altre cose, vorrei fare l'architetto per bambini. Sono convinta che aiutarli ad organizzare con rispetto ed attenzione il proprio mondo fin da piccoli sia un ottimo modo per renderli adulti felici. E ne abbiamo bisogno.



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