Cultura historical materialism

Pubblicato il 20 settembre 2015 | da Linda Mastrandrea

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Historical materialism Roma 2015: rileggere la realtà attuale dentro una cornice marxista

I tre giorni sul materialismo storico tra l'Università di Roma Tre e Garbatella

Nei giorni 17-18-19 settembre si è svolta la conferenza ispirata al materialismo storico “Historical Materialism Roma 2015“, ospitata nei primi due giorni dalla Scuola di lettere, filosofia e lingue di Roma Tre e successivamente dal coworking Millepiani. Ha chiuso questa esperienza di dibattito internazionale la performance teatrale ” Ora: an enquiry on the square“, di Silvia Calderoni, Ilenia Caleo e Tania Garribba, presso il CSOA La Strada. L’organizzazione dell’iniziativa si deve all’omonima rivista Marxista con sede a Londra, fondata nel 1997, che porta avanti una tesi secondo la quale la teoria marxista offra ancora oggi una funzionale chiave di lettura per i fenomeni sociali , nonostante le sue molteplici diramazioni e soprattutto in virtù della sua interdisciplinarietà. Come strumento della propria denuncia al capitalismo la rivista di propone di offrire ai ricercatori di tutto il mondo la possibilità di far incontrare le proprie riflessioni e i propri lavori secondo un approccio che cerca di andare oltre la rigidità con cui l’ambiente accademico  ” categorizza la conoscenza”. Proprio per restituire una dimensione integrata del problema sociale complessivo che si è cercato di affrontare la conferenza è stata strutturata seondo tre filoni paralleli: il primo prettamente di stampo filosofico “Marxism and the Philosophy: the Italian debate and international effects”, il secondo orientato ad una rilettura filosofico- politica dei conflitti sociali contemporanei, “New world disorder: crisis, conflicts and transformation of class struggles powers, organizational forms, new institutions”, infine un capitolo a parte sul diritto all’abitare e alla riappropriazione della città, “The right to the city”. Se l’articolazione dei panel relativi alla prima categoria presupponeva una specifica preparazione filosofica, nei restanti due gruppi di conferenze il dibattito è partito prevalentemente dall’analisi di casi reali e/o attuali, il che ha reso le presentazioni maggiormente accessibili anche ad un pubblico non necessariamente del settore e la discussione finale più stimolante grazie ad una più variegata composizione culturale dei partecipanti ed alla loro vicinanza ad alcuni temi in particolare.

Partendo così dalla quotidinianità di un argomento come il diritto alla città, durante il primo giorno sono state messe a confronto le pratiche di rivendicazione del diritto in primo luogo all’abitare di Roma, Istanbul e Poznan. Per la città di Roma sono stati illustrati gli esempi di Metropoliz e Tiburtina 770, occupati rispettivamente nel 2006 e nel 2013, evidenziando nella presentazione che gli occupanti non costituiscono la nuova classe operaia e che questo tipo di pratica non peregue alcun intento rivoluzionario quanto invece cerca di dare una risposta alla deprivazione materiale. Riguarda ad Istanbul invece la discussione ha avuto il suo centro nel processo di globalizzazione della città, di come questo sia stato caratterizzato da coercizione ed espropriazione indebita ignorando i diritti di proprietà dei cittadini e dell’ingente speculazione edilizia di cui l’intera città è stata vittima ed in particolare la zona di Talabasi, sfociando poi nel movimento Occupy Gezi park che è cresciuto in fretta per arrivare adesso ad esercitare una pressione a livello nazionale. Il caso della Polonia, nell’analisi in particolare della città di Poznan, vede protagonisti movimenti urbani, tipicamente anarchici, che devono lottare con una forte soggettività della loro classe media che esige una partecipazione di stampo neo liberale alla  produzione del bene comune, che vogliono si realizzi peraltro all’interno del sistema già definito non lasciando così respiro alla ricerca di alternative.
Dall’analisi a livello cittadino alle pratiche di autogoverno: nel panel “Mutualismo, autogoverno, pratiche sociali”, tra gli altri approfondimenti, si è acceso il tema relativo alla Confederazione democratica del Rojava come esempio virtuoso di mutualimo e lotta per l’autodeterminazione, ripreso poi il giorno successivo nella sessione “Self determination/ self governament”. Questa è stata luogo di confronto e dialogo tra le vicende della Comune di Parigi del 1871, in particolare evidenziando il ruolo della componente femminile della Comune, il manifesto femminista del collettivo romano Femministe 9, e la realtà vista e vissuta da Ozlem Tanrikulu, presidente di UIKI ONLUS, portando una testimonianza ricchissima circa l’autonomia democratica ed il femminismo in Rojava.
I movimenti che agiscono localmente rivendicando diritti e autodeterminazione non mancano, e da varie parti del mondo, anche molto diverse tra loro, arrivano esperimenti di autogoverno che provano a generare un sistema nuovo basato su soggettività e diritti provenienti dal basso, creati quindi autenticamente dagli stessi soggetti che li andranno a vivere. Continuando a leggere il tutto secondo la teoria marxista però il nuovo modello ha ancora una battaglia da affrontare: lo scontro con il neo liberismo che ha distorto il senso dell’economia, centralizzandola sul conflitto capitale-lavoro, così come quello della democrazia, rappresentativa anzichè diretta. Dovrà quindi lasciarsi indietro il meccanismo della restaurazione, indirizzandosi invece verso un nuovo significato del termine ” rivoluzione”.

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